Intervista a Claudia Campagnola. “Vivo il successo coi piedi per terra”

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Claudia Campagnola, attrice. Tanto teatro, brillante ma anche drammatico, partecipazioni in film di Pupi Avati (Ma quando arrivano le ragazze; Il cuore altrove). Nella stagione che sta per concludersi ha ottenuto grandi consensi in commedie ormai cult come “Generazione di precari” e “Non c’è due senza te” (con cui ora debutta al Teatro Sistina, nella versione musicale) e in monologhi drammatici come “Un attimo prima”. Ora è anche protagonista nel docufilm di Francesco Zarzana che sarà proiettato al Festival di Cannes. Ne parliamo con lei.

Claudia, partiamo dalla notizia più recente. Sei una delle protagoniste del docufilm “Tra le onde, il cielo”, dedicato alla tragedia di Brema del 1966 (la Superga del nuoto) che sarà proiettato fuori concorso al prossimo Festival di Cannes il 17 maggio. Una grande emozione, immagino.

Indescrivibile, si. Ho partecipato ad altri film importanti in passato, con la regia di Pupi Avati, qualche apparizione in tv, ma la mia storia nasce e continua in teatro. A Cannes è la prima volta! Non siamo in concorso, ma abbiamo rischiato di esserlo. Aver avuto comunque una grande attenzione da parte della giuria è motivo di orgoglio.

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Mi dicevi di un lavoro di documentazione meticoloso da parte del regista Zarzana e di voi attori…

Sì, certamente. Francesco Zarzana (il regista – nda) aveva scritto un libro, “L’ultima bracciata”, lui nasce nel nuoto, ha una grande passione, lo ha praticato tantissimo e diceva che in tante piscine trovava targhe dedicate ai caduti di Brema. Si è documentato, ha raccolto notizie, interviste, con cui ha potuto realizzare il suo libro e successivamente questo docufilm. Anche per noi attori è stato forte l’ingresso nella storia, che io comunque non conoscevo.

Tu interpreti Paola Saini, che è una ex nazionale di nuoto, anche lei autrice di un libro “Azzurro”, amica di tutti gli atleti che perirono in quell’incidente aereo, ritiratasi dalle gare dopo le Olimpiadi di Tokio 1964. So che vi siete incontrate. Come è interpretare il ruolo di una persona contemporanea, che conosci?

Molto bello. Incontrare chi devi interpretare, conoscerla, osservarla anche nell’aspetto fisico, è stimolante per la curiosità di capire se sarai capace di essere veritiera poi davanti alla macchina da presa. Ci sono tante emozioni che si mescolano. La felicità di confrontarsi, e anche poter vedere la commozione nei suoi occhi, la soddisfazione di aver fatto un buon lavoro anche a suo dire, osservare le sue espressioni e cercare dei contatti che possano legarti a quella persona. Poi, chiaramente, ho portato del mio nel personaggio.

Cosa pensi di aver tirato fuori da questa tua interpretazione?

Il monologo inizia con queste parole: “Ci sono cose, nella vita, che non riesci a spiegarti” e in questo caso è proprio così. Questo è un punto da indagare molto, fa parte delle domande che mi pongo come essere umano sul senso della vita e della morte. Spero che queste considerazioni le facciano tutti. Quindi, col mio personaggio, vado ad esplorare queste tematiche, e per farlo ho fatto ricorso anche a miei ricordi personali, su una persona che non c’è più, su cosa ha lasciato la sua scomparsa, il non aver potuto condividere altre cose, il senso dell’abbandono, dell’impotenza di fronte all’imponderabilità della vita.

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Claudia, qualche fiction, partecipazioni a film importanti di Pupi Avati, ma soprattutto tanto teatro, dove ti ho conosciuto anche se tardivamente. Ti aspettavi un momento così ricco di eventi e progetti? Come ci si arriva a un momento così?

Eh, bella domanda! In realtà non consideravo il risultato che poi è arrivato. Sono stata a testa bassa a lavorare, a migliorarmi, ad accettare nuove sfide. Un complimento me lo posso fare per essermi preparata bene, per aver continuato a studiare, cosa che faccio ancora per questa straordinaria esperienza di fine maggio al Teatro Sistina (Non c’è due senza te, versione commedia musicale – nda). Ho iniziato a studiare canto da quasi un anno, con un impegno forte. Credo che l’impegno assoluto che metto nelle mie cose mi abbia aiutata molto per arrivare ad un momento così. Alla fine, questa è la mia vita. Rimanere coi piedi per terra, e fortunatamente ho una famiglia che mi aiuta a ricordarmi che la vita è anche altro per non lasciarmi mangiare da questo lavoro, ma considerarlo un’opportunità. E’ logico che per essere attore devi avere una buona dose di egocentrismo, ma mi ha aiutato il fatto di aver sempre dato al mio lavoro un senso etico, sociale. Se non leggo ciò dietro quel che faccio, mi annoio, non mi serve, non ho bisogno di mettermi in mostra tanto per farlo. Credo che questo sia stato il motivo per cui ho avuto ottimi riscontri anche quando ho interpretato parti drammatiche.

C’è stato un momento particolare, un episodio, grazie al quale hai percepito che stavi facendo un salto in avanti nell’apprezzamento di registi e colleghi che poi ti hanno scelta?

Si, è stato dopo aver provato ad investire in una produzione, che era quella di Non c’è due senza te. Quando ho visto che lo spettacolo girava e che, subito dopo, cominciavano ad arrivarmi dei testi, delle proposte, anche richieste di consigli da parte di colleghi. Si, in quel momento qualcosa è cambiato, è aumentata l’attenzione, sia per il nostro gruppo che personale, molto.

A proposito di Non c’è due senza te, lavorare con figli d’arte come Carlotta Proietti e Marco Morandi, anche se siete riusciti a creare un piccolo miracolo di armonia, senza dimenticare Matteo Vacca, non è rischioso in termini di visibilità?

Si, il rischio c’è e c’è stato, ma devo dire che è soltanto dal punto di vista mediatico, non certo per volontà loro. Si sa come funziona l’informazione, il nome conta per poter vendere. Tu Paolo, come altri, siete stati sempre attenti anche verso di noi che non abbiamo un nome, ma devo dire che alcuni giornalisti sono stati davvero sgarbati, ti fanno diventare trasparente. Episodi che hanno creato sofferenza, in me che ho sempre creduto nella squadra e in un progetto che ho voluto fortemente. Poi subentra l’esperienza, la maturità, e ti convinci che si, il rischio dell’oscuramento mediatico esiste, ma poi quello che conta è chi sei e cosa fai sul palcoscenico. Carlotta e Marco (Proietti e Morandi – nda) sono bravissime persone, questo accade solo a livello mediatico, ma loro due sono sempre stati correttissimi.

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Claudia, tu hai un aspetto molto dolce, solare. Una mia amica attrice napoletana, qualche anno fa mi disse che per fare il vostro lavoro serve una sana cazzimma. Tu come stai messa? Perché il vostro non è un ambientino facile..

(ride – nda) No, non lo è per niente! Ce l’ho, ce l’ho! Io sono positiva, una che condivide, una che ama creare la squadra, però ho le idee molto chiare, sono determinata e mi incazzo anche. Chi mi conosce poco non se l’aspetta, ma ti assicuro che quando mi vedono arrabbiata si spaventano! Ho un carattere molto forte e a volte, mio malgrado, divento una leader, riesco a trascinare. E poi, essere donna, richiede una dose maggiore di personalità in questo ambiente, te l’assicuro.

Bene Claudia, dopo questa bella stagione che volge al termine, cosa bolle in pentola per la prossima? Quello che puoi dire, chiaramente.

Allora, in realtà è tutto un po’ da definire. Io speravo che questa nuova versione musicale di Non c’è due senza te che faremo al Sistina potesse avere una bella distribuzione, ma al momento così non è. In attesa di capire cosa accadrà, nella prossima stagione sarò in una nuova commedia al Teatro Golden con Marco Falaguasta e Marco Fiorini e, per rimanere al teatro, ho un nuovo progetto insieme a Marco Morandi. Per quanto riguarda il cinema, ho fatto dei provini importanti, ma sono in attesa di risposte, quindi non posso dirti di più

Allora incrociamo le dita con te, Claudia, e ci rivedremo presto in teatro.

Grazie Paolo, grazie al Corriere dello Spettacolo e vi aspetto tutti al Teatro Sistina, dal 24 maggio saremo lì!

Paolo Leone

Foto dal set del docufilm al Festival di Cannes

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