“Nuda e cruda”: tutta, ma proprio tutta Anna Mazzamauro

Data:

Teatro della Filarmonica, Corciano (PG). Venerdì 18 novembre 2016

“LA BRUTTEZZA HA UN VANTAGGIO SULLA BELLEZZA: CHE DURA!” (dallo spettacolo)

In un’ora e un quarto circa di one girl show caleidoscopico, imprevedibile, tagliente, irresistibile e pieno d’energia, Anna Mazzamauro condensa un’intera vita dedicata allo spettacolo regalando al pubblico una dimostrazione pratica –di classe cristallina- circa la vera essenza del mestiere dell’attrice. “Dedicato” a tutti quelli che la conoscono unicamente per il ruolo che l’ha resa famosa (e verso il quale ha maturato un rapporto di amore/odio), cioè quello dell’indimenticabile “signorina Silvani” nella saga di Fantozzi: in realtà Anna Mazzamauro è stata, ed è, molto di più. Basta leggere il suo curriculum per rendersene conto: cinema, certo, Fantozzi innanzitutto, ma anche tanto teatro –con sfide professionali ai confini dell’impossibile come l’interpretazione di Cyrano– , televisione, doppiaggio e altro ancora…

Nuda e cruda è un piccolo (nel senso della durata) saggio delle doti da intrattenitrice e della vasta gamma espressiva in possesso dell’attrice, quasi un riepilogo –non privo di riferimenti autobiografici- di una luminosa e variegata carriera che ha visto la Mazzamauro impegnata tanto in ruoli comici quanto in parti drammatiche. Uno spettacolo, quindi, nel segno della varietà e della sorpresa. All’inizio, astutamente, la protagonista attua una sorta di captatio benevolentiae e, per rompere il ghiaccio col pubblico, si presenta nella sua veste più familiare, cioè quella comica; rientrano in tale ambito, sia le fulminanti battute autoironiche circa la propria proverbiale “avvenenza” (da cui è tratta la perla di cui sopra), che la spassosissima rievocazione dei provini fatti col regista Luciano Salce per ottenere la parte della “Silvani” in Fantozzi. Proprio l’ambiguità del personaggio fantozziano offre il “gancio” per un rapido cambiamento d’atmosfera: dietro l’ostentazione di un’esuberanza volgare e cialtrona, dietro l’atteggiamento da “fatalona”, la signorina Silvani nasconde, infatti, una profonda insicurezza e una grande solitudine. Paura di restare soli, paura di invecchiare, paura di non piacere agli altri, paura dei sentimenti: sono tutti fantasmi tipici del nostro tempo, che la Mazzamauro affronta a “muso duro”, guardandoli in faccia senza alcuno schermo protettivo -cioè dopo essersi privata dei vari “abiti di scena” di cui ci serviamo tutti per affrontare la vita-, armata soltanto di coraggio e, soprattutto, di una robusta dose di sana ironia. Dolce e amaro si alternano continuamente attraverso i vari monologhi, che propongono esilaranti “storiacce” intrise di autentico spirito romanesco -come quella, dai doppi sensi irriverenti, dell’Uccelletto– ma anche quadri di notevole intensità drammatica, che affrontano temi quali la violenza sulle donne (Sora Matì, ispirato al caso di Melania Rea), la solitudine e la morte. In mezzo, divertenti siparietti col pubblico, e un affettuoso ricordo di Anna Magnani, figura molto cara alla Nostra (che aveva già reso omaggio alla grande attrice negli anni ‘80 con la pièce Raccontare Nannarella): ispirandosi all’opera teatrale La voce umana di Jean Cocteau, la Mazzamauro immagina una disperata telefonata notturna d’amore e gelosia che “Nannarella” fa al regista Roberto Rossellini nel vano tentativo di recuperare un rapporto ormai finito, data la relazione tra Rossellini e l’attrice svedese Ingrid Bergman (fatti reali, siamo alla fine degli anni quaranta: un pezzo di storia del cinema italiano!). Se tutto ciò non bastasse, i monologhi sono intervallati da canzoni (brani originali composti per l’occasione da Amedeo Minghi, come Nuda e cruda blues, oltre a Le scarpe nuove  di  Gipo Farassino e alla celeberrima Parlami d’amore Mariù) cantate dalla stessa Mazzamauro con voce scura e profonda, accompagnata soltanto dal musicista Sasà Calabrese (piano e chitarra).

Nuda e Cruda -primo appuntamento della stagione 2016/2017 del Teatro della Filarmonica- è uno spettacolo abilmente cucito su misura per sé stessa da un’attrice perfettamente consapevole di aver ancora molte cose da dire; un progetto di notevole lucidità artistica che, come ci si potrebbe aspettare, fa ridere, ma anche emozionare e pensare, spiazzando e colpendo il pubblico con improvvisi cambi di registro che mescolano comicità, trivialità, malinconia e lirismo: una miscela affascinante nella sua voluta disomogeneità, che sintetizza al meglio le varie “anime” dell’artista.

A dispetto dell’età, e delle battute di scherno che lei stessa rivolge al proprio aspetto fisico, Anna Mazzamauro sfoggia una forma semplicemente spettacolare e un entusiasmo da far invidia a un bambino: indizi rivelatori di un amore smisurato per il proprio mestiere, amore che si dimostra più forte del trascorrere del tempo. Come direbbe Vasco Rossi: “IO SONO ANCORA QUA!”.

Francesco Vignaroli

Di e con Anna Mazzamauro
Con Salvatore Calabrese al pianoforte e alla chitarra
Musiche originali di Amedeo Minghi
Regia Livio Galassi
Produzione Teatri Indipendenti

 

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