“Rigoletto” apre la Stagione Lirica di Trieste. L’allestimento mette in luce la profondità dei personaggi

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Quando ci si trova di fronte ad un’opera satura di arie popolarissime, usate ed abusate in ogni dove e di conseguenza note a chiunque anche senza la necessità di conoscerla nella sua interezza, si corre il rischio di banalizzarla o di sottovalutarla, perdendo così la possibilità di riconoscerne la grandezza presente in modo chiaro  a partire dal perfetto equilibrio tra soggetto e musica. Una di queste è senz’altro Rigoletto, che Giuseppe Verdi compose sul libretto di Francesco Maria Piave, a partire dal dramma Le Roi s’amuse (Il re si diverte) scritto da Victor Hugo nel 1832 ; anche l’essere stato oggetto di attenta valutazione da parte della censura austro-ungarica, che ne pretese numerose modifiche prima di autorizzarne la prima messinscena al Teatro La Fenice di Venezia nel 1851, dimostra l’importanza del suo contenuto, ben messo in evidenza dall’allestimento dell’Opéra-Monte Carlo con l’interessante regia di Jean-Louis Grinda e le scene, pulite, quadrate e funzionali soprattutto per quanto riguarda la prima delle due e i costumi di Rudy Sabounghi.

La vicenda viene spostata in avanti di qualche secolo ed ambientata a metà Ottocento, rendendola così contemporanea alla sua creazione, vicina ai nostri tempi.

Ci si trova nel palazzo di un nobile la cui natura libertina senza limiti è condivisa nello spirito e nelle azioni dai cortigiani e tutti godono di questo finché non è la propria moglie o figlia ad essere insidiata. Solo allora emerge il senso dell’onore, ma senza che ciò modifichi la situazione in alcun modo. In tutto questo Rigoletto, buffone di corte, l’unico a vestire a palazzo un costume fuori dal contesto temporale della maggioranza, ha abdicato alla funzione di coscienza dei potenti, seppur mimetizzata dai lazzi tipica del suo ruolo e, sentendosi  invece autorizzato dal suo signore ad offendere pesantemente tutto e tutti, suscita negli altri un’invidia che porta al desiderio di vendetta. In tale contesto si innesta l’episodio di un padre giunto a corte per chiedere giustizia in difesa della figlia disonorata, dileggiato da tutti, ma soprattutto dal Duca e, ancor di più, da Rigoletto. Disperato, l’uomo maledice entrambi. Mentre però il nobile resta del tutto indifferente, il giullare si sente profondamente colpito da ciò e, da quel momento in poi, le sue azioni favoriranno suo malgrado l’avverarsi dell’anatema. Il protagonista riconosce l’abisso morale nel quale si trova a vivere, comprende la differenza fra bene e male, ma la sua condizione di “diverso” non gli permette di agire coerentemente con la sua consapevolezza e si adegua. In un sistema malato ognuno viene travolto, corrotti e corruttori si confondono; quando a tutto viene dato un prezzo e solo su questo ci si basa, le donne sono cose di cui appropriarsi per umiliare colui che ne è considerato il legittimo proprietario. In tutto ciò solo Gilda si mantiene libera e, vittima non solo del Duca ma anche del padre, porta il ruolo impostole alle estreme conseguenze, coerentemente con un sentire ed un carattere buono e generoso che le impedisce di adeguarsi ad un mondo cui ella non appartiene. C’è solo un breve momento in cui il Duca sembra riuscire ad intravedere l’esistenza di un sentimento che vada al di là del puro piacere, ma è un attimo ed avviene mentre si sta guardando in uno specchio.

corriere_dello_spettacoloLe voci dei due cast si sono dimostrate equilibrate e, in entrambi, i ruoli sono stati interpretati con vivacità quanto a presenza scenica, offrendo a livello vocale un’interpretazione spesso colma di sfumature: Aleksandra Kubas-Kruk ha brillato per i delicatissimi acuti e Lina Johnson per l’intensità del fraseggio (Gilda), Sebastian Catana per efficacia e Stefano Meo per fervore (Rigoletto); il brillante Antonino Siragusa si è alternato con il cinico Davide Giusti (Duca di Mantova). Buone le interpretazioni dei personaggi minori, in particolare la Maddalena di Antonella Colaianni, lo Sparafucile di Giorgio Giuseppini, Borsa (Motoharu Takei) e Monterone (Frano Lufi), assieme al Conte (Giuliano Pelizon) e alla Contessa di Ceprano (Kaoruko Kambe), il Paggio della Duchessa (Simonetta Cavalli) e l’Usciere di Corte (Hektor Leka), oltre a Giovanna (Namiko Kishi e Sharon Pierfederici) e a Marullo (Fumiyuki Kato).

La direzione di Fabrizio Maria Carminati ha dato ampio spazio alle voci e l’orchestra, ben presente, le ha sostenute facendo così risaltare l’azione vocale rispetto a quella strumentale.

Il Coro maschile della Fondazione, diretto da Francesca Tosi si è distinto per efficacia nei suoi numerosi interventi.

L’inaugurazione di una stagione lirica è sempre anche un evento mondano, e la recita del 25 novembre non si è discostata dalla tradizione, registrando in grande stile il tutto esaurito, ma degna di nota è stata la presenza di tanti giovani e giovanissimi, presenza confermata anche il giorno dopo, una bella novità da considerare come un buon auspicio per il futuro.

Paola Pini

Trieste, Teatro Lirico Giuseppe Verdi
Dal 25 novembre al 3 dicembre 2016
Rigoletto
Melodramma in tre atti
Su libretto di Francesco Maria Piave, dal dramma “Le Roi s’amuse” di Victor Hugo
Musica di Giuseppe Verdi
Maestro Concertatore e Direttore: Fabrizio Maria Carminati
Regia: Jean-Louis Grinda
Scene e costumi: Rudy Sabounghi
Luci: Laurent Castaingt
Assitente alla regia: Vanessa d’Ayral de Sérignac
Maestro del Coro: Francesca Tosi
Allestimento dell’Opéra Monte-Carlo
Orchestra, Coro e Tecnici delal Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste
In collaborazione con Sawakami Opera Foundation
Personaggi e interpreti:
Il Duca di Mantova: Antonino Siragusa (25, 27/XI – 1/XII); Davide Giusti (26, 29/XI – 3/XII)
Rigoletto, buffone di Corte: Sebastian Catana (25, 27/XI – 1, 3/XII); Stefano Meo (26, 29/XI)
Gilda, figlia di Rigoletto: Aleksandra Kubas-Kruk (25, 27/XI – 1, 3/XII); Lina Johnson (26, 29/XI)
Sparafucile, bravo: Giorgio Giuseppini
Maddalena, sorella di Sparafucile: Antonella Colaianni
Giovanna, custode di Gilda: Namiko Kishi (25/XI) Sharon Pierfederici (26, 27, 29/XI – 1, 3 XII)
Il Conte di Monterone: Frano Lufi
Marullo, cavaliere: Fumiyuki Kato
Matteo Borsa, cortigiano: Motoharu Takei
Il Conte di Ceprano: Giuliano Pelizon
La Contessa, sposa del Conte di Ceprano: Kaoruko Kambe
Paggio della Duchessa: Simonetta Cavalli
Usciere di Corte: Hektor Leka

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