Bellissima realizzazione de “L’Anatra all’arancia” con e per la regia di Luca Barbareschi

Data:

Trieste, Politeama Rossetti, Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia. Dal 30 novembre al 4 dicembre 2016

È un piacere raro il trovarsi ad assistere a L’Anatra all’arancia, commedia leggera e priva di superficialità, per niente volgare, colma di battute di spirito intelligenti e raffinate. Sollecita, risvegliandolo qualora si fosse assopito, il senso dell’umorismo dello spettatore, facendolo uscire da teatro con un sorriso interiore che dura nel tempo. Grande merito va sicuramente alla traduzione di Luca Barbareschi, che ne firma anche la regia, oltre ad esserne il protagonista assieme a Chiara Noschese: il testo dello scozzese William Douglas Home, passato attraverso la lente del francese Marc Gilbert Sauvajon, già di per sé molto potente, è stato infatti “aggiornato” con riferimenti e battute esilaranti legati al nostro tempo senza snaturarne in alcun modo lo spirito originario ma, al contrario, aggiungendone ulteriore tono grazie ad un approfondimento della dimensione psicologica dei personaggi e conferendo un ritmo serrato che tiene viva l’attenzione dall’inizio alla fine. Tanto è dovuto anche all’intera compagnia, capace di dare ai diversi caratteri tutte le sfumature di una complessità non urlata, che si coglie dai dettagli.

lanatra-allarancia_corriere_dello_spettacoloIn una scenografia essenziale ed elegante, in cui l’alternanza fra vuoto e pieno, esemplificato da una cornice separata da un’ipotetica immagine, descrive molto bene la situazione di un matrimonio in crisi, si muovono cinque personaggi con grande sintonia: Gilberto Ferrari (Luca Barbareschi, davvero grande per verve istrionica), autore televisivo di gran successo e facile al tradimento, sua moglie Lisa (Chiara Noschese dalla presenza scenica brillante), Volodia Smirnov (Gianluca Gobbi, capace di una studiatissima goffaggine verbale e fisica) l’amante russo di lei, Chanel Pizziconi (Margherita Laterza, esuberante e spontanea), segretaria di Gilberto, in cui “genio e demenza convivono” ed il cameriere Gennaro (un ineffabile Ernesto Mahieux) che, fedelissimo a Lisa, è rispettosamente astioso nei confronti del marito. Stanca di sentirsi ignorata, Lisa cede alle lusinghe di Volodia e decide di lasciare Gilberto il quale, anziché adirarsi, riesce a scongiurare un divorzio annunciato usando strategie sottili e geniali, grazie alla sua natura di fine umorista arricchita da un livello superiore di empatia e da una capacità di autoironia davvero fuori dal comune. L’abbigliamento (il termine “costumi” sarebbe qui riduttivo) dà maggior definizione ai singoli soggetti, ben delineati anche da recitazione e gestualità. Potrebbe essere una situazione tragica, ma tutto viene invece reso, più che leggero, essenzialmente lieve e delicato dimostrando come la presenza e l’amore dell’altro, troppo spesso dati per scontati, possono essere recuperati nei modi più impensati ed originali; basta credere sul serio nei propri sentimenti e volere sinceramente la risoluzione della crisi. Ecco allora che una commedia molto sofisticata può suggerire una via alternativa per affrontare e superare con intelligenza i drammi e le incomprensioni quotidiane. Degna di nota è l’analisi di Chanel che distingue fra chi è inguaribilmente coniuge e chi amante, tra chi desidera condividere con l’altro e chi preferisce evitarlo, come anche l’affermazione di Gilberto che, alla fine dice a Lisa: ”noi due non sarà mai perfetto, lo sai, ma sarà noi due”.

Paola Pini

 

L’Anatra all’arancia
Dal testo “The Secretary Bird” di William Douglas Home
Versione francese di Marc Gilbert Sauvajon
Traduzione di Luca Barbareschi
Con Luca Barbareschi, Chiara Noschese, Gianluca Gobbi, Margherita Laterza e con la partecipazione di Ernesto Mahieux
Scene di Tommaso Ferraresi

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