Lego in mostra con THE ART OF THE BRICK all’Auditorium Expo di Roma

Data:

Fino al 29 febbraio 2017 all’Auditorium Expo di Roma

Una delle cose principali della nostra vita è essere onesti con sé stessi e sapersi giudicare, valutare, riconoscendo che la gioia e la realizzazione della propria personalità, individualità, sta non nell’avere, ma nell’essere quello che si sente dentro secondo le proprie inclinazioni ed attitudini. Questo è l’insegnamento che ci viene dallo Statunitense Nathan Sawaya, che con la sua esperienza esistenziale confessata nei pannelli didascalici che accompagnano sulle pareti dello spazio Expo dell’Auditorium l’indicazione delle 5 sezioni in cui s’articola la sua mostra,inaugurata il 9 c. m. Egli ha già conquistato prestigiose metropoli del mondo, come New York, Los Angels, Londra, Melbourne, Shanghai e Singapore. Da quando decise che era stufo di sciogliere intrighi e problemi legali-finanziari,simboli dall’intrecciato nodo rosso in sala, di passare gran parte del giorno sulle poltrone dei consigli d’amministrazione, che gli fruttavano si tanti soldi,ma lo lasciavano vuoto ed insoddisfatto dentro… Dunque in lui ha prevalso la passione, l’indomito spirito interiore e relegato volontariamente in casa, seduto per terra o inginocchiato sulle gambe ha cominciato a costruire con i mattoncini “lego” che hanno fatto rivivere in lui “il fanciullino” del Pascoli, dando nobiltà d’arte a questo giocattolo, che assai più accessibile e comodo da possedere tra le proprie mura rispetto ad un blocco di marmo o travertino. Naturalmente ciò l’ha indotto a trascurare i rapporti con la moglie Courtney a cui, per farsi perdonare, ha dedicato una splendida foto- ritratto in bianco con il suo bellissimo volto che è la prima della sezione introduttiva dopo la mano grigia ed il nuotatore in bianco osservato nella parte affiorante dall’acqua. Non mancano nemmeno i primi piani di A. Wharol e J. Jasper con la faccia metà bianca e l’altra blue, nonché la figura della scimmia e la testa dell’orso in marrone e, per finire con la gigantesca matita di quasi 80.000 lego come il dinosauro T-REX con il suo scheletro bianco nella foresta verde. Codesta insieme al giallo dell’uomo che si disintegra in mille interiora intorno e che campeggia con la scritta: THE ART OF THE BRICK sul poster della mostra, può ritenersi la seconda generica sezione con i bianchi ed i grigi sparsi ovunque. Infatti i suoi colori preferiti sono il rosso, il giallo ed il blue, che dominano gli spazi riservati al suo studio ed alla condizione umana.Nella sua camera di lavoro vi sono i vasi con i fiori freschi, il telefono con le mele, frutta prediletta,il globo ed il simbolo circolare della pace con l’arcobaleno dei colori, la scala, i coni di sicurezza da porre sulle “street” della “grande mela” per consentire l’uscita delle sue opere dallo studio, dominato da grossi pastelli. Si può intuire che la sezione da lui più amata è quella sulla condizione umana dove l’io si confronta allo specchio con sé stesso oppure indossa la maschera grigia per nascondere il suo vero volto, come fa una sua amica con una rossa imponente, ma talora si nasconde pure il viso con le mani allorché è frustrato o disperato s’accascia in posizione zen. Qui Sawava denota ottimo qualità di psicologo, pur essendo avvocato, mostrando pure la capacità di rivelarsi, uscire da sé per essere integri, tuttavia pure l’incompiutezza ed il farsi disintegrare dagli ostacoli ed avversità del mondo. Eterno, per lui è solo l’amore della coppia in rosso che si dà la mano e l’uomo malgrado possa essere di fattezze fisiche diverse,simboleggiate dal beige del cerchio, rettangolo e triangolo è sempre valido e rispettabile per sé, nonostante in conclusione restino soltanto i testi. Persona d’eccelsa cultura si palesa invece nello studio emulativo dei grandi maestri del passato, riprendendo d’alcuni l’opere più famose: il Davide di Michelangelo, l’Augusto di Prima porta, la Venere di milo, la Nike di Samotracia, il discobolo di Mirone, il pensatore di rodine, la ballerina di Degas. Sono sculture perfettamente riprodotte con un largo uso di mattoncini. Minore è l’impiego nell’esecuzione di quadri illustri di pittori incommensurabili: la Gioconda di Leonardo, l’autoritratto di Rembrand, la ragazza con l’orecchino di perla di Vermeer. Ed infine non si può non ammirare estasiati la scultura che riproduce in giallo “Il bacio degli amanti di Klimt”. Insomma è davvero un grande che ha fatto la giusta opzione senza perdere nulla e destinato a bissare lo strepitoso successo dello scorso anno, coinvolgendo i visitatori di tutte le età. I bambini potranno sbizzarrirsi a costruire qualcosa con i lego posti all’uscita in gran quantità e comprarsi un magnete delle sue statue; mentre i genitori farsi un selfie con la sua immagine nella poltrona libera del salottino. La mostra chiuderà i battenti il 26 febbraio del prossimo anno.

Giancarlo Lungarini e Susanna Donatelli

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