Elio De Capitani al Rossetti di Trieste in “Morte di un commesso viaggiatore” di Arthur Miller: viaggio nella mente di un uomo bugiardo

Data:

Trieste, Politeama Rossetti – Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, Sala Assicurazioni Generali, dal 15 al 19 febbraio 2017

Willy Loman è il protagonista di “Morte di un commesso viaggiatore” scritta da Arthur Miller, in scena a Trieste. La complessità che costituisce questo personaggio, oltre alla variabilità dei comportamenti strettamente legata alla costruzione di questo dramma potentissimo e fin troppo attuale, richiede una grande abilità nel metterlo in scena e l’interpretazione Elio De Capitani, che cura anche la regia, ne sa cogliere i lati più nascosti.

La scenografia (realizzata da Carlo Sala) in continuo movimento, rimanda a quel che avviene all’interno della sua mente, in cui il vissuto fantasmatico convive assieme alla realtà, rendendo nel prosieguo della vicenda sempre più evanescenti le già fragili barriere fra l’uno e l’altra.

Il testo drammaturgico può essere considerato come l’emblema della dissonanza cognitiva, vero e proprio corto circuito, che può cogliere chi si trovi a voler tenere assieme le aspirazioni nate da una gloriosa memoria familiare con una condizione personale molto più opaca, cui fa seguito  l’inevitabile necessità interiore di renderne conto ai figli.

Tutto ciò fu vissuto da un’intera nazione, da un popolo che aveva fatto del “sogno americano” il proprio mito fondante e che si trovò nel 1929 di fronte al crollo di Wall Street, inizio della Grande Depressione durata circa un decennio. Arthur Miller allora aveva quattordici anni e ne fu colpito anche personalmente, ma quel che rimase nel suo profondo furono, come ha ricordato Peter Brown nel suo fondamentale incontro di approfondimento sull’autore “le sue esperienze amarissime, vissute attraverso le angosce, le paure e la fame degli altri.”

Willy Loman ne è lo specchio, con la sua vita passata a millantare un passato glorioso mai esistito, nel quale si rifugia in modo consolatorio per se stesso, ma trascinando in questo delirio di menzogne la moglie Linda (Cristina Crippa) e i figli Biff (Angelo Di Genio), il maggiore e Happy (Marco Bonadei) che alla fine farà sua, per ripeterla, l’eredità bugiarda del padre. Lo si vedrà all’opera al bar con le due ragazze, Miss Forsythe (Marta Pizzigallo) e Letta (Roberta Lanave), mentre finge di essere quel che non è in modo ancor più sfacciato rispetto a quando si trova a casa (“Mamma, mi sposo”).

Charley, (Giancarlo Previati), l’amico e suo figlio Bernard (Daniele Marmi) lui sì diventato avvocato di successo, lo vedono, lo capiscono, se ne rendono conto e cercano di aiutarlo, ma lui non riesce ad uscire da questa gabbia in cui il fantasma del fratello Ben (Gabriele Calindri), un po’ criminale un po’ eroe, lo tiene rinchiuso. Tutto si restringe sempre di più fino a quando Biff, che rappresenta l’elemento sano capace di esprimere il sintomo, fa esplodere quel che ribolliva in modo sotterraneo e Willy si troverà, alla fine anche licenziato da Howard Wagner (Vincenzo Zampa), il figlio di chi lo aveva assunto, di fronte a se stesso.

Linda, nell’inevitabile epilogo, ripete ossessivamente “non capisco”: avevano finito di pagare tutti i debiti e questo appare essere l’unica cosa che conti, per una vita serena, a questa donna che sembra fino all’ultimo ignara della realtà totalmente fasulla in cui si era lasciata vivere, per stare accanto al suo uomo, amato più degli stessi figli.

Nell’incontro con il pubblico  e in dialogo con Peter Brown, Elio De Capitani, ha citato Big Fish, il film di Tim Burton, definendolo, a ragione, la parte positiva de “Morte di un commesso viaggiatore”.  Anche in esso “ci sono bugie più vere della realtà”, ma la situazione è ribaltata: quel che al figlio sembra irreale, contiene un’essenza di grandissima verità. Il confronto fra i due epiloghi ne è la dimostrazione perfetta. Ma se in entrambi la menzogna è protagonista, qual è la differenza? Mentire è come camminare sul filo sospesi in aria: se si guarda in basso, si precipita, ma se si guarda diritto davanti a se, si è salvi. Così, se la menzogna nasce dalla paura di mostrare qualcosa di noi stessi che non ci piace, o per ottenere qualcosa di materiale, affonderemo sempre più, ma se nasce dal desiderio di raccontare un sogno, una fiaba, qualcosa di meraviglioso e di magico, sarà anche buono.

Lo dimostrò Alfred Nobel nella sua vita contradditoria: fu l’inventore della dinamite, che rese stabile e maggiormente maneggevole la pericolosissima nitroglicerina contribuendo così a rendere più efficienti le possibilità di morte e distruzione, ma fu anche sincero benefattore e creatore del Premio che porta il suo nome, il più grande riconoscimento che ancora oggi continua a rendere onore e merito agli uomini e alle donne capaci, con il proprio lavoro e la propria arte a dar luce e rendere più degna la vita di tutti noi.

Paola Pini

Trieste, Politeama Rossetti – Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia
Sala Assicurazioni Generali
Dal 15 al 19 febbraio 2017
Morte di un commesso viaggiatore
Di Arthur Miller
Traduzione di Masolino D’Amico
Scene e costumi di Carlo Sala
Luci: Michele Ceglia
Suono: Giuseppe Marzoli
Regia: Elio De Capitani
Produzione: Teatro dell’ Elfo
Interpreti: Elio De Capitani, Cristina Crippa, Angelo Di Genio, Marco Bonadei, Gabriele Calindri, Giancarlo Previati, Daniele Marmi, Roberta Lanave, Vincenzo Zampa, Marta Pizzigallo

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