Caracreatura di Pino Roveredo ci parla delle dipendenze in modo diretto, grazie ad una bravissima Maria Grazia Plos

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In Caracreatura, in scena al Politeama Rossetti di Trieste fino al 30 marzo, l’inconfondibile scrittura di Pino Roveredo, che firma anche la regia di questa produzione del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, viene resa ancor più potente dalla magistrale interpretazione donata da Maria Grazia Plos al personaggio di Marina, una donna comune, capace di diventare Madre Coraggio dopo un lunghissimo calvario descritto attimo per attimo.

La suggestione data dalla scenografia dipende dalla presenza, costante quasi fino alla fine, della pioggia che non soltanto si sente, costituendo una colonna sonora ininterrotta, ma si vede anche proiettata sul fondale ad angolo retto che racchiude una cucina ridotta all’essenziale: un tavolo con sopra alcuni oggetti d’uso comunissimo e due sedie, una di fronte all’altra.

caracreaturaIl sottofondo sonoro, vero e proprio rumore bianco che contrasta con la crudezza di quel che viene narrato, si interrompe qua e là solo quando la voce del notiziario (Adriano Braidotti) fa da sottotitolo ad un ideale nuovo quadro e nella parte finale, il tempo della redenzione.

È la storia di una famiglia come tante: Marina, la madre; Federico, il padre (Riccardo Maranzana); Gianluca, il figlio (Andrea Gemani). La malattia di Federico, un tumore maligno ai polmoni, lascia Marina sola ad affrontare la lenta ma inesorabile caduta di Gianluca che passo passo percorre, senza saltarne una, tutte le stazioni della via crucis della dipendenza dalla droga: la marijuana fumata con l’amico, già nascondendo nella propria stanza di adolescente tutto quel che occorre per una dose di eroina; la delinquenza che porta al primo arresto affrontato in casa con il silenzio di tutti; i pentimenti e le promesse seguiti da immediate recidive; l’incapacità di mantenere un lavoro faticosamente conquistato solo grazie al buon nome dei genitori; le spese per gli avvocati; i ricatti che coinvolgono anche Marina, ai quali lei cede convinta di fare il bene del figlio; fino alla decisione più dura possibile per una madre: denunciare tutta l’organizzazione assieme al proprio figlio nella speranza di poterlo salvare una volta per tutte.

Il racconto è quasi un monologo, in cui Marina si rivolge a Gianluca chiamandolo “Caracreatura”, senza mettere spazio tra i due vocaboli nel tentativo di salvaguardare, nonostante tutto, l’integrità della sua immagine di figlio, del suo essere “una brava persona”.

Viene intervallato con molta efficacia da alcune apparizioni come fossero in sogno di Federico ormai morto, realizzate con immagini video registrate che si presentano in trasparenza attraverso la pioggia continua; ad esse si aggiunge la presenza di Gianluca dietro il fondale, rappresentazione del giovane attraverso il ricordo dei giuramenti fatti, delle pietose scuse di fronte alla flagranza, delle minacce, delle parole violente contro la madre che tenta disperatamente di riportarlo alla realtà di una vita forse non semplice, ma sana e onesta.

I quattro attori, parte della compagnia stabile del Politeama Rossetti, offrono un’interpretazione autentica, convincente e forte di un testo che non lascia spazio all’immaginazione e che, pur in modo suggestivo, porta il pubblico a sbattere la faccia contro una realtà troppo spesso affrontata in modo superficiale quando non ci si trova direttamente coinvolti a causa di un’esperienza vissuta personalmente, si tratti di conoscenza provocata da persone vicine a noi o perché parte della propria vita professionale.

Paola Pini

Trieste, Politeama Rossetti, Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia
Sala Bartoli
Dal 16 al 30 marzo 2017
Caracreatura
Di: Pino Roveredo
Scene: Andrea Stanisci
Costumi: Andrea Stanisci
Foto di scena: Fulvio Rubesa
Regia: Pino Roveredo
Produzione: Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia
Interpreti: Maria Grazia Plos e Andrea Germani
interprete in video: Riccardo Maranzana
speaker radio: Adriano Braidotti

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