“(Ni) sem – Io (non) sono ” al Teatro Sloveno di Trieste: le contaminazioni, necessarie a riconoscere la propria identità

Data:

Teatro Stabile Sloveno/Slovensko Stalno Gledališče – Trieste, 24 marzo 2017

Sei paia di scarpe, ordinate a gruppi di due, su un palcoscenico spoglio.

Sul fondo, da un lato un pianoforte e dall’altro una chitarra, una tabla indiana, qualche altro strumento a percussione e tre sedie.

Luci a vista, pronte per essere usate.

Poi, con il calare delle luci in sala, il buio più completo.

Ecco il suono di un pianoforte che chiama all’ascolto usando toni gravi, che aumentano progressivamente di volume, in modo perentorio e quasi aggressivo.

Fumo.

Sei corpi distesi (cinque donne e un uomo) che poco a poco si animano grazie ad una voce che guida il loro muoversi, prima rigido poi sempre più sciolto, cantando melodie che sembrano provenire da un mondo arcaico, in un tempo e in uno spazio indefiniti.

Sembra di assistere ad una genesi.

Sei abiti scendono dall’alto e vengono indossati.

Poi le scarpe, che lì attendevano.

Ognuno dei sei individui traccia con il gesso dei limiti sul pavimento intorno a sé.

Entro questi essi danzano il primo numero, per poi cancellarli ed uscirne.

È un lungo prologo.

Solo ora si inizia davvero.

In seguito, un ultimo elemento scenico apparirà, verrà spostato in diversi momenti e sparirà: uno specchio, essenziale in questo viaggio che dal non essere porta all’essere, all’individuazione di sé, all’ “io sono”.

CoraViento, l’ensemble sloveno di danza e musica è costituito da sei ballerini e tre musicisti.

Maria Keck è danzatrice, cantante, cantautrice e coreografa ungherese, nata a Novi Sad – città a nord della Serbia, situata sulle rive del Danubio, a lungo crocevia di popolazioni – e dal 2010 vive a Madrid.

Dal loro incontro è nato uno spettacolo che fa della danza e della musica contaminata il punto di partenza e di sviluppo per un discorso profondo, da quale emerge in modo potentissimo non soltanto la grande ricchezza proveniente dall’incontro tra diversi mondi e tradizioni, ma anche la preziosa opportunità che da esso deriva per la creazione di qualcosa che sia allo stesso tempo antichissimo e nuovo, capace di ricollegare di nuovo le radici con i rami più piccoli del gigantesco albero che è l’umanità intera, rendendolo sempre più bello e forte, vario e interessante.

Flamenco di tradizione, danza contemporanea, jazz, world music, melodie popolari rom e ungheresi, strumenti provenienti da diverse culture e tradizioni danno vita a qualcosa che riesce a far emergere la comunanza molto più che le differenze, grazie ad un’interiorità che in alcuni momenti determina azioni e movimenti culturalmente specifici trasformandoli in riti universali.

Un esempio per tutti: la “vestizione” di Maria Keck con tre grandi foulard candidi, triangolari e dalle mille frange; lenta, misurata, un cui nessun gesto è casuale, evocativo nei movimenti all’antica Creta, ma anche all’India arcaica; subito dopo, tre ballerine li tolgono per trasformarli negli strumenti essenziali di un paso doble magico e intenso.

Il Femminile impera, realizzando un’armonia palpabile che deriva da una passionalità fisica energica, forte, non languida, né vezzosa, o ammiccante ma originaria, fonte limpida da cui parte un’interiorità alla ricerca di se stessa; la presenza di altri da sé è indifferente e non limita il suo manifestarsi, risultato di un’intima necessità di espressione.

L’incontro con il Maschile porterà alla rottura di questo incanto, provocata da una diversa modalità di essere, risultato a sua volta di una volontà (o necessità) di prendere, di appropriarsi, di usare senza condividere.

Il buio e la luce si alternano da principio a fine e il percorso verso la propria identità, a partire da una natura quasi informe, passando attraverso il confronto con lo specchio e con il proprio opposto, porta alla fine all’emergere della propria vera natura che segna, finalmente, la direzione da percorrere per riuscire ad essere se stessi.

Paola Pini

Teatro Stabile Sloveno/Slovensko Stalno Gledališče – Trieste
24 marzo 2017
(Ni)sem – Io (non)sono
CoraViento & Maria Keck
 
Coreografie: María Keck e i ballerini CoraViento
Musiche di María Keck, Tomaž Pačnik, Vito Marenče, Vasja Štukelj
Dramaturg: Urban Zorko
Scene: Danijela Grgić
Costumi: Danijela Grgić
Video: Danijela Grgić
 
INTERPRETI
Ballo: Urška Centa, Manca Dolenc, Mitja Obed, Mihaela Wabra Kucler, Urška Ivanuša, Simona Šturm
Voce: María Keck
Chitarra: Vito Marenče
Pianoforte: Tomaž Pačnik
Percussioni: Vasja Štukelj

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