Atti Osceni I tre processi di Oscar Wilde

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Al Festival dei Due Mondi di Spoleto 2017

Siamo noi, il pubblico, la giuria del processo di Oscar Wilde, siamo noi che ci aspettiamo delle risposte, che abbiamo il dito pronto a imputarlo. Infine siamo noi a “dover provare vergogna” per aver perso la possibilità di arricchirci con il suo talento, di poter elevare le nostre persone in etica e dignità. Bigotti erano nell’Inghilterra dell’800, eppure l’omosessualità ancora fa paura, ancora sembra una malattia, ancora non si riesce a separare quello che l’uomo fa da quello che l’uomo è. Le etichette servono a organizzare la società ma così invece di capirla, la complichiamo, annichilendo ogni sua forma di bellezza e l’arte resta al buio.

Atti Osceni I tre processi di Oscar Wilde in modo didascalico e documentaristico ripercorre le vicende in tribunale dell’artista inglese più apprezzato in tutto il mondo, dopo William Shakespeare.

La verità, unica e trasparente inscenata sul palco, trasforma dei noiosi documenti processuali in un interessante dramma che ci rende partecipi, con l’aiuto certamente del genio e della poesia di Oscar Wilde, le cui parole hanno il suono di una melodia liberatrice.

I grandi intellettuali sanno stare nel loro mondo pur vedendo gli orizzonti futuri, sono fuori dal tempo e dentro la Storia. Ma non sono dei, sono pur sempre uomini, che soffrono, incerti, vulnerabili e infinitamente soli, di quella solitudine che schiaccia e tormenta ogni essere umano che sa riconoscerla.

Mentre sono in scena Un marito ideale e L’importanza di essere onesto Oscar Wilde viene tormentato da John Sholto Douglas, Marchese di Queensberry, padre di Alfred Bruce Douglas, che sospetta che tra i due ci sia un rapporto che vada oltre l’amicizia. Quando il nobile presenta un testo in cui denuncia l’artista di sodomia, Wilde decide di portarlo in tribunale per calunnia. Da questo momento passa in breve tempo dalla parte della vittima a quella dell’imputato. La Corona Reale avvia un processo nei suoi confronti per atti osceni.

La vicenda prende vita in tribunale, con le varie testimonianze delle persone coinvolte, citando ogni fonte utilizzata. Vengono interrogati i diversi ragazzi nel giro della prostituzione che sono stati con lui, in una scena che spezza il ritmo drammatico, in cui gli attori in lingerie si atteggiano a toni femminili e ballano.

Si fa inoltre riferimento a scritti di Wilde e delle persone che gli erano a fianco che vengono interpretati in proscenio al microfono. Vediamo la figura dell’intellettuale che piano piano si sgretola e se prima è forte nella sua convinzione che l’omosessualità non sia un reato, a poco a poco la perdita della sua posizione sociale, l’impoverimento e l’allontanamento delle persone a lui care lo lascia al dubbio e alla berlina. Intanto c’è anche l’eco dei notiziari e la risonanza mondiale dei processi.

12/07/2017 60 Festival dei 2 Mondi di Spoleto. Auditorio Della Stella, Atti Osceni I Tre Processi di Oscar Wilde, regia di Ferdinando Bruni e Francesco Frongia
12/07/2017 60 Festival dei 2 Mondi di Spoleto. Auditorio Della Stella, Atti Osceni I Tre Processi di Oscar Wilde, regia di Ferdinando Bruni e Francesco Frongia

Ciò che soffre di più è che sul banco d’accusa vengano messe le sue opere, si ritrova così a dover difendere la sua arte e l’ideale di bellezza. In una società puritana non c’è spazio per la sensibilità artistica e come far capire ai burocrati ciò che non è tangibile? La motivazione che lo spinge a non rinunciare e fuggire lontano è la difesa di ciò in cui crede, nel valore dell’Arte.

La parole di Oscar Wilde sono dichiarazioni poetiche, universali e forti di un’umanità che vince ogni contingenza. Dall’altra parte Douglas, che sembra un mastino rabbioso, e l’avvocato accusatore trovano nell’equivoco e nella metafora poetica ogni scusa per affondarlo e ricondurre tutto su un piano meschino, fatto di piaceri ed egoismo.

A volte la verità perde la sua strada se giorno dopo giorno viene sostituita da una menzogna convincente. Dopo l’esperienza in carcere e l’impossibilità di provare che per amore ha fatto ciò che ha fatto, l’artista accetta passivamente la sua sorte e accetta la condanna. Privato dell’uomo che ha amato e dell’arte non ha più altro per cui lottare e a testa alta è andato fino in fondo, spaventato e inconsapevole del peso della sua battaglia.

Abbiamo perso uno degli artisti più importanti di quel secolo, ma al contempo abbiamo avuto un martire che ha scontato il bigottismo della sua epoca, testimoniando che solo attraverso la cultura si può salvare questo mondo e chi l’ha incontrata deve battersi a tutti i costi.

In questo periodo buio, i cui valori vengono sostituiti da falsi idoli serve avere dei modelli, serve sapere che alcuni si sono sacrificati per noi e non possiamo permetterci di arrenderci alla superficialità e alla confusione tra arte e vita privata, tra compromesso e verità. Come recita la frase di apertura dello spettacolo “La verità è raramente pura e non è mai semplice”.

Federica Guzzon

Credits
di Moises Kaufman
traduzione Lucio De Capitani
regia, scene e costumi Ferdinando Bruni e Francesco Frongia
con Giovanni Franzoni, Riccardo Buffonini, Edoardo Chiabolotti, Giusto Cucchiarini, Ludovico D’agostino, Giuseppe Lanino, Ciro Masella, Filippo Quezel, Nicola Stravalaci
assistente regia Giovanna Guida
assistente costumi Saverio Assumma
produzione Teatro dell’Elfo

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