L’umorismo brillante di PINO STRABIOLI ricorda la sarcastica ironia di SERGIO TOFANO con “Cavoli a merenda” e “Bonaventura”

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Al Teatro 91, Giardini della Filarmonica di Roma

Ogni tanto è bene fermarsi a riflettere sugli insegnamenti del passato e celebrare le figure che ne hanno caratterizzato il costume ed il carattere, permettendo il progresso etico e sociocivile ma di queste è stata certamente Sergio Tofano, in arte STO, classe 1917, che l’artista Pino Strabioli, che sulla RAI ci ha fatto meglio conoscere figure come Paolo Poli, Franca Valeri; ha omaggiato da par suo per la rassegna ”I SOLISTI DEL TEATRO” alla FILARMONICA ROMANA con sfiziose storielle grottesche e paradossali tratte dalla raccolta ”cavoli a merenda”, del 1970, ispirate da spirito gustoso e farsesco.Come dimenticare la vicenda disdicevole di Checco con la sua indigestione da fichi secchi, l’incredibile peripezia e sofferenza di Aniceto cui i genitori e nonni di nazioni differenti, dettero sei istitutrici e medici di nazioni diverse, che ne combinarono di tutti i colori finché egli, muto, divenne poliglotta simultaneo in sei idiomi confusi tra loro, come i robot che hanno ultimamente parlato un linguaggio incomprensibile. Il “divertissement” era accompagnato dallo stravagante e fantasioso gioco di marionette e burattini di Andrea Calabretta, mentre le note musicali di sottofondo erano eseguite alla chitarra da Dario Benedetti, che stemperavano l’atmosfera ludica e metafisica della serata. Chi ha inventato goliardicamente l’attacapanni per vestiti prima poggiati in terra? Il sindaco di Raferonzoli Saverio Collora guardando le disgrazie del campanaro Giasone precipitato dalla torre dell’orologio, rimasto impigliato nella lancetta del quadrante; mentre nel pomeriggio due paperi uno bianco ed uno nero, beccarono i cavoli dell’ortolano e da qui il titolo dell’antologia aneddotica del capocomico, regista, illustratore e  disegnatore di moda, morto in precoce senilità a 56 anni, non si poteva omettere l’opera a fumetto su cui tanti ragazzi ormai adulti, si sono formati, ovveroil “Corriere dei piccoli”, meglio noto come corrierino che restò in auge per mezzo secolo e dove comparivano: ”L’avventura del signor Bonaventura” premiato alla fine con un milione, simbolo della ricchezza che si poteva guadagnare nel periodo del boom economico o ai giorni nostri con i fortunati del JACK POT, come quello di settantasette milioni di euro vinto a Caorle nella laguna veneta. La sera prima abbiamo assistito alla riscrittura di Medea di Antonio Tarantino in una dimensione astratta e atemporale di claustrofobia mentale  allegorica di quella carceraria, dove una secondina ed una detenuta esprimavano a distanza, ignorandosi, le loro solipsistiche e frammentarie riflessioni, dettate dall’annullamento esistenziale in quelle condizioni, oltreché dalla cancellazione omicida dell’amore parentale per Medea. Alla fine il comune strazio psico-paranoico le forzava ad avvicinarsi per un minimo d’affettuosa solidarietà. Anna Lisa Borgogni e Cristina Insardà erano le dolenti protagoniste lacerate interiormente nella prospettiva registica di Manuel Giliberti con note musicali patetiche di Antonio Di Pofi.

Susanna Donatelli

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