Una “Rondine” che non fa primavera

Data:

Gran Teatro Giacomo Puccini, Torre del Lago, 15 luglio e 5 agosto 2017

Il 63° Festival Puccini, a cento anni dalla prima esecuzione a Montecarlo, propone La rondine, titolo ingiustamente tra i meno rappresentati del sor Giacomo. Lavoro dalla gestazione complicata, nasce intorno al 1914, chiestagli dal Karltheater di Vienna un’operetta su canovaccio di Heinz Reichert ed Alfred Willner, progetto naufragato in tempore belli. Puccini si rivolge allora a Giuseppe Adami che appronta un libretto perfetto e dettagliatissimo, ridimensionandone il genere verso l’opera perché Puccini non è uomo da prosa e tutto deve procedere nel continuum sonoro. Eppure Rondine conserva tratti degli intenti originari. Cosa sono i valzer se non omaggio alla Fledermaus, da cui si riprende anche il gioco dei camuffamenti serva-padrona? Cos’è quel canto di conversazione se non retaggio del Rosenkavalier? Affascinante poi quell’universo di autorimandi verso la produzione precedente che non sminuisce, anzi esalta, la modernità dell’argomento e del linguaggio musicale. La generazione di Rondine ha in quella di Bohème i suoi antenati, quattro i protagonisti principali, Lisette “figlia” di Musette (Ti voglio bene, anche ti ammiro ammicca a Quando m’en vo), che si ritrovano al Momus come al Bullier, luoghi dove circola la stessa energia erotica; Nella trepida luce d’un mattin rivive lo stornello romanesco di Tosca, così come le campane altro non sono, come in Tosca, che quelle delle colline versiliesi.

Poteva il centenario essere l’occasione per ridare alla Rondine, tramite una produzione di alto livello, il meritato lustro e la dovuta visibilità, cosa che avrebbe di sicuro smosso maggior pubblico e critica? Sì. Lo è stato? No. Il Festival opta infatti per un allestimento low profile su ogni versante. Viene ripresa la scala di Giuliano Spinelli per La vedova allegra andata in scena nel 2016 al Teatro del Giglio di Lucca. Trattasi d’una struttura dalla forma irregolare, escheriana, girevole su se stessa, ma poco adatta a un palco all’aperto, perché appiattisce la diversità degli ambienti. Il ricco salotto di Rambaldo, qui ridotto a pianoforte, sedia e tavolino, è relegato nel sottoscala. Il Bullier pare un club stile America proibizionista più che malizioso locale parigino. Si ha lo sfondo naturale del lago per ricreare il mare della Costa azzurra e lo si nasconde. La pertinenza è tale solo nell’ultimo atto, dove la scala si rivela necessaria per l’abbandono tra Ruggero e Magda, con quest’ultima che progressivamente vi sale per spiccare il volo, simbolicamente, verso il suo vecchio pappone. In tale ristrettezza di mezzi, Plamen Kartaloff appronta una regia fin troppo sobria e ingenua – gli “studenti gaudenti” hanno i capelli bianchi dei coristi più agée, probabilmente fuori corso da anni. Ciò che importa è che i personaggi interagiscano con la scultura, ma in poco conto viene tenuta l’interazione tra di essi. I costumi di Floridia Benedettini e Diego Fiorini si perdono in un’abbondare di trine e merletti che rendono goffe le mise femminili. Il disegno luci di Valerio Alfieri è basilare, incentrato su fasci fissi centrali e qualche occhio di bue. Superflue, brutte e dal chiaro intento riempitivo le coreografie di Cristina Gaeta.

La direzione è affidata a Beatrice Venezi che, nonostante i buoni propositi, non dà compattezza all’assieme. Il problema principale consta nel rapporto tra buca e cantanti, seguito dalla difficoltà nel districarsi colle modernissime soluzioni armoniche, nei passaggi repentini da un ritmo all’altro e nel restituire con sicurezza i colori raffinati della partitura. Tali incertezze sono trasmesse all’orchestra, disomogenea nelle sezioni e poco convincente per più di metà spettacolo. Solo nel terzo atto Venezi riesce a far trasparire, seppur con approssimazione, qualche intenzione plausibile. La strada da percorrere è ancora lunga.

Minime soddisfazioni pure nel cast, volutamente composto da cantanti freschi di studio. Al suo debutto nel ruolo, peraltro difficilissimo, Lidia Lunetta interpreta una Magda matronale. Essa affronta con comprensibile contenutezza i primi due atti, motivo per cui l’esecuzione appare assai concentrata, mentre nell’ultimo trova maggior espansione, anche scenica. Ruggero ha le fattezze di Alessandro Fantoni. Fraseggio pulito, ottima dizione, discrete capacità drammatiche, possiede voce interessante, migliorabile in acuto e proiezione. Elisabetta Zizzo è Lisette poco centrata teatralmente e vocalmente, perché articola il canto, ma non fa intendere ciò che intona. Alberto Petricca, Prunier, ha voce scostante: oltre a continui cali d’intonazione, nel centro persistono note mal riuscite, spesso ingolate, e nell’acuto ricorre anche al falsetto. Dimenticabile il Rambaldo quasi in prosa di Davide Mura. Sotto la sufficienza il resto della compagnia: deboli Anna Paola Troiano (Yvette), Imma Iovine (Bianca) e Deborah Salvagno (Suzy), così come Alessandro Biagiotti (Périchaud), Emmanuel Lombardi (Gobin) e Claudio Ottino (Crébillon). Merita una menzione speciale il cantore di Giulia Filippi, corretta e puntuale nel suo brevissimo Nella trepida luce d’un mattin.

Il Coro, preparato da Salvo Sgrò, interviene puntualmente.

Il pubblico, purtroppo poco nutrito alla recita del 5 agosto, tributa consensi calorosi per tutti, anche a scena aperta.

 Luca Benvenuti

 
La rondine
Commedia lirica in tre atti su libretto di Giuseppe Adami
Musica di Giacomo Puccini (versione 1917 nell’occasione del centenario della prima rappresentazione)
Foto Festival Puccini
Personaggi e interpreti (secondo cast):
Magda: Lidia Lunetta
Lisette: Elisabetta Zizzo
Ruggero: Alessandro Fantoni
Prunier: Alberto Petricca
Rambaldo: Davide Mura
Périchaud: Alessandro Biagiotti
Gobin: Emmanuel Lombardi
Crébillon: Claudio Ottino
Yvette: Anna Paola Troiano
Bianca: Imma Iovine
Suzy: Deborah Salvagno
Un maggiordomo: Andrea Del Conte
Un cantore: Giulia Filippi
Un giovine: Carlo Savarese
Una grisette: Beatrice Cresti
Una donnina: Beatrice Stella
Altra donnina: Micaela D’Alessandro
Direttore d’orchestra: Beatrice Venezi
Regia: Plamen Kartaloff
Aiuto regia: Lorenzo D’Amico
Scene: Giuliano Spinelli (Teatro del Giglio di Lucca)
Costumi: Floridia Benedettini e Diego Fiorini
Disegnatore luci: Valerio Alfieri
Coreografia: Cristina Gaeta
Orchestra del Festival Puccini
Coro del Festival Puccini
Maestro del Coro: Salvo Sgrò
Nuovo allestimento

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