La conquista combattuta dei diritti della classe operaia e l’odierne problematiche del lavoro in “RITRATTO DI UNA NAZIONE”

Data:

Al Teatro Argentina di Roma dall’11 al 16 settembre 2017

IL teatro di Roma, assurto per importanza a livello di teatro nazionale, continua a seguire nella sua programmazione, la linea evolutiva voluta dal suo direttore Antonio Calbi, proveniente da Milano come gran parte dei dirigenti degli organismi e partecipate Capitoline, all’atto del suo insediamento nel 2014: promuovere la funzione sociale, culturale e pedagogica del teatro, secondo quel ruolo istituzionale che già la concezione platonica le assegnava nell’età democratica di Pericle nel II sec. A. C., in cui il comico e il tragico avevano i loro maggiori rappresentanti. Perciò dopo l’analisi sul palcoscenico di Roma Capitale, il duo Calbi-Arcuri ha inteso realizzare la seconda tappa del suo piano artistico con una documentazione artistica e sin estetica delle condizioni del nostro Paese dal titolo: RITRATTO DI UNA NAZIONE-L’ITALIA AL LAVORO, affidando ad un drammaturgo di ciascuna delle 20 regioni della penisola il compito di fotografare l’identità antropologica,geografica ed economica del proprio connaturale territorio: n’è venuto fuori un articolato, organico e funzionale puzzle osmotico, che ha ricevuto pure il placet del dinamico ministro Franceschini che l’ha sponsorizzato come progetto speciale del Mibact per il 2017. Ciò è anche di bilancio-denuncia etico-politica, lirismo sentimentale, con 8 quadri più un prologo ed un consuntivo dell’epiche battaglie nel 1892, della CGL nel 1896 e delle prime associazioni laiche autonome, che s’è avvalsa della sapiente regia unitaria di Fabrizio ARCURI, della  colonna sonora dal vivo dei Mokadelic, del set virtuale di Luca Brindisi e Daniele Spanò su cui scorrevano le principali fasi storiche vissute con i disordini e gli scontri nelle città, i titoli didascalici dei giornali e le figure principali del secondo dopoguerra. La scena costruita da Andrea Simonetti ci portava nel primo tempo all’interno di fabbriche per la Puglia e la Lombardia di Sesto S. Giovanni o ”Stalingrado” d’Italia, nella base Nato con tanto di bandiera nell’Ogliastra e nella Fincantieri di Monfalcone, dove su grandi impianti fatti con tubi, impalcature e scale di ferro, operai con il casco di protezione,che talora gli immigrati nei subappalti con i ribassi non hanno ed avvengono “le morti bianche”, costruivano piattaforme e ponteggi, oppure vi dialogavano intorno nelle pause mensa e riflessive, ovvero durante gli scioperi ed ”il braccio di ferro” con i padroni; insomma un “work in progress” della durata di 30 minuti ciascuno in cui s’è cercato, partendo dal dato particolare linguistico tradizionale di ciascun tessuto localistico, il tratto generale comunitario del ”bel Paese” con uno dei più alti tassi di disoccupazione giovanile e mancato reimpiego dovuto anche alla meccanizzazione tecnologica già prevista dal ”loodismo” inglese; proprio su questo aspetto s’è soffermato il prologo della Nobel per la letteratura E. Jelinenek, che in risultato da lavoro, immagina che la patria, vista come una Penelope Omerica che tesse e disfa incarnata da una splendida Maddalena Crippa, crei lavoro mantenendo la promessa della carta costituzionale, ma poi lo distrugga con mille risvolti connessi. Nella prima parte si denunciano lo sfruttamento dei braccianti e degli operai della fabbrica,le città industriali del primo novecento come l’Ansaldo a Genova,LA PIRELLI E BREDA a Milano, la Fiat a TORINO, Crespi D’adda e Sesto San GIOVANNI. Il primo quadro è stato dedicato alla Daunia e Magna Grecia con “Pane all’acquasala” di A. Leogrande in cui si sono fronteggiate tre diverse storie: un immigrato Polacco del caporalato braccianti del 2000,un operaio dell’ilva che si deve accontentare di 1200 euro non sapendo fare altro per riciclarsi e Michele Placido che impersona G. Di Vittorio sindacalista “anima” dello sciopero di Cerignola del 1904 con l’opera di mutuo soccorso e la CGIL, ora all’Ilva s’annunciano esuberi da parte della subentrante azienda indiana, come voleva fare la General Electric divenuta a Maggio ad intesa forzata per la resistenza ad oltranza, sulla scia di quelli della Breda nel 1961 anno di Gagarin nello spazio. A rappresentare Meccanocosmo un trio DA WU MING 2 LE ROYALTY. Del petrolio della Basilicata, sono state illustrate criticamente dalla “vis pugnandi” di Ulderico Pesce,nei panni dell’operaio Giovanni, con un contratto a termine rinnovabile, solo alla fine trova la forza di denunciare la fuoriuscita del petrolio dal GASDOTTO, che ha inquinato la diga del Pertusillo che fornisce acqua alla Puglia e trasmesso la leucemia alla figlia Maria,inquinando l’ambiente,l’ecosistema e distruggendo il glicine che sorgeva davanti alla casa, illuminata a giorno dalla fiamma dell’oro nero. La madonna nera di Viggiano l’incoraggia a svelare i reconditi segreti e crimini industriali tra  gli insulti e gli sputi dei compaesani che da lì traggono da vivere,preferendo il rischio vitale alla disoccupazione, come i Sardi abitanti vicino al poligono miltare di Serra San Quirico nel comune di Decimomannu nell’Ogliastra (OR) descritti da Michela Murgia autrice pure della sceneggiatura per il film mitologico isolano ”l’ACABAORA”, nel suo pamplet ”festa nazionale”. In esso la donna delle pulizie Gianna, cui è morto il marito di cancro al sangue per l’uranio impoverito con la figura narrante di Anna Scommegna che spazza la base sorvegliata dai militari, se la prende con i dottori veterinari che hanno riscontrato le malformazioni anatomiche sulle greggi,cosicchè il giudice del tribunale del lavoro della città di Eleonora D’ARBOREA ha sequestrato l’impianto, gettandone sul lastrico i lavoratori. Gianna ipocritamente sostiene che un morto su dieci è pure ammesso tutto ciò,un pericolo accettabile. Infine abbiamo assistito alla negazione dei diritti dei lavoratori Bengalesi a Monfalcone, con il rifiuto tra l’altro di un campo da cricket su un giardinetto a disposizione degli extracomunitari; Ciò porta alla rivolta con lo sbranamento metaforico del dirigente della Fincantieri da parte d’una tigre di quelle parti maltenuta nel circo.La voce sdegnosa del razzismo è di Francesca Ciocchetti in ETNORAMA 34074 di Marta Cuscunà. Nel secondo tempo,di un pathos emotivo e spessore concettuale inferiore al primo, s’è ripreso all’inizio  del secondo tempo il vituperio del lucroso malaffare del mercato globalizzato e della perdita dei valori fondanti l’inizio d’ogni ideologia con saluti da Brescello di Marco Martinelli, che nella cittadina di Guareschi idealizza un dialogo sulla corruzione tra le statue di bronzo di Don Camillo e Peppone incentrato sulla paradossale vicenda paradigmatica del vigile giornalista Donato Ungaro licenziato dal sindaco avvocato Solfrini perché aveva denunciato la sua collusione con la mafia dorata dei Grandearacri; Brescello è stato il primo comune sciolto dal ministro dell’interno su segnalazione del ministro di Reggio EMILIA per mafia con conseguente crisi rossa. Amara la conclusione del colloquio etico sarcastico tra GIGI Dall’aglio e Gianni PARMIANI: il raggiro beffardo della gente comune non avrà mai fine. Lo spirito imprenditoriale giovanile s’è notato in start-up da NORD by NORD EST di Vitaliano Trevisan dove lo stesso parl con G. Battiston, R. Citran sull’arte di guadagnare con trasporti in Ucraina dopo un passato tra droghe, favoreggiamento della prostituzione ed altri vari mestieri; invece in COFEE SHOP ispirato al caffè di C. Goldoni c’è il dramma dell’usura. Un’altra forte censura c’è ”In REDENZIONE” di Renato Gabrielli  in cui il gagà lombardo Berlusconiano, impersonato da M. DI MAURO vorrebbe ricostruirsi una dignitosa reputazione, lanciando a tal fine un video virale, ripreso fraudolentemente in un incontro informale salottiero, dei giovani privi di soldi e cultura, influenzati da canzoni del regime fascista come “Giovinezza” e ”Faccetta Nera”. Più nobile è il quadro scontato di una Sicilia che a LAMPEDUSA, porta geografica ed artistica dell’occidente, si è inventato il lavoro di recuperatore metallizzato di cadaveri nel mediteraaneo con appunti per naufragio di e con D.Enia ,su musiche dolorose di G. Barocchieri. Assente per la Calabria era l’autore ed attore Saverio La Ruina.Si replica fino a sabato 16/09.

Susanna Donatelli

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