Trieste, Politeama Rossetti-Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, Sala Assicurazioni Generali. Il 16 e il 17 novembre 2017
Tanto rock, punk quanto basta, i dialoghi ridotti al minimo per dare il maggior spazio possibile alla musica dal vivo (Riccardo Di Paola, direzione e tastiere; Roberta Raschella, chitarre; Orazio Nicoletti, basso; Marco Parenti, batteria).
American Idiot, il musical tratto nel 2009 dall’omonima raccolta dei Green Day uscita con grandissimo successo cinque anni prima, è andato in scena al Politeama Rossetti di Trieste aprendo il cartellone Musical della stagione con ottima accoglienza di pubblico, la maggior parte giovanissimo ma non solo.
Il cd originario è un concept album, con le canzoni legate a un unico tema e ordinate in sequenza temporale; essendo già una storia, ben si presta alla drammatizzazione e racconta la vicenda di Johnny (Ivan Iannacci), un ragazzo dei sobborghi che non riconoscendosi in una vita passiva condizionata da ciò che i media passano e che trasforma tutti in un esercito di idioti, abbandona l’ambiente in cui è nato per andare nella grande città in cerca di fortuna. Non la troverà, si innamorerà di una ragazza (Laura Adriani), ma l’abbandonerà scordandone il nome, attraverserà mondi oscuri governati dalle dipendenze alle quali viene iniziato da St. Jimmy (Mario Ortiz), che altri non è che il proprio lato oscuro e, prima di perdersi del tutto, riuscirà a trovare la forza per ritornare a casa.
Dall’inizio alla fine quel che domina nella regia di Marco Iacomelli, oltre ovviamente alla musica, è il movimento: il cast non è mai fermo e riempie il palcoscenico di scene e controscene passando di episodio in episodio fino alla conclusione nella quale si ritrovano tutti a cantare e suonare assieme, ognuno con la propria chitarra.
La scenografia, costantemente integrata dalla proiezione di immagini attinenti al brano cantato in quel momento, si ispira in modo pertinente ai dipinti di Jean-Michel Basquiat, l’artista nato come writer e divenuto importante protagonista nelle gallerie statunitensi dopo essere stato accolto nella “Factory” di Andy Warhol. Dalla musica (cofondatore del gruppo musicale “Gray” assieme ad altri cinque amici) praticata prima di passare a un’arte figurativa ricca di parole usate nei dipinti come parte integrante e come sfondo, all’uso di droghe sempre più pesanti, fino al graffito SAMO© SAVES IDIOTS scritto alla fine degli anni Settanta del Novecento, le attinenze tra la vita di Basquiat e la storia raccontata dal musical sono numerose.
Il finale è aperto, non si sa cosa succederà a Johnny e ai suoi amici, in particolare a Tunny (Renato Crudo) che, adescato dalle malie dell’esercito, dopo essere partito per la guerra, viene gravemente ferito e ritorna con l’infermiera (Giulia Dascoli) che lo ha assistito e a Will (Luca Gaudiano) che ha avuto un bambino da Heather (Angela Pascucci).
Alcune proiezioni mostrano le immagini dell’attacco alle Torri Gemelle, George W. Busch, ma anche Donald Trump; altre simboleggiano la pervasività dei social media, dei giochi finanziari e di quelli d’azzardo, rappresentando diversi modi per declinare una dipendenza imposta e non cercata.
Sarà l’arte e la musica a fungere da zattera in grado di salvaguardare i valori, un tempo condivisi, dalla tempesta che li ha investiti in America come dalle nostre parti? I creatori di American Idiot non lo dicono, ma tutte quelle chitarre acustiche, alzate al termine dello spettacolo, sono decisamente di buon auspicio.
Paola Pini