Al Teatro Sloveno di Trieste le “Baruffe chiozzotte” di Goldoni diventano istriane

Data:

Trieste, Teatro Stabile Sloveno, Sala del Ridotto. Dal 1° al 3 e dal 14 al 16 dicembre 2017

 A differenza degli altri spettacoli proposti dal Teatro Stabile Sloveno, generalmente sovratitolati in italiano, la messinscena della versione scritta da Predrag Lucić delle Baruffe chiozzotte di Carlo Goldoni è priva di traduzioni e, in questo caso, è un bene.

Prevalendo l’azione scenica in una mescolanza linguistica sapida e scombinata, è molto meglio lasciarsi trasportare da quel che avviene in scena piuttosto che riuscire a comprendere parola per parola ogni singola battuta; si può così apprezzare l’armonia nascosta in un’accozzaglia di suoni e ritmi linguistici diversi.

Baruffe 2La vicenda è situata temporalmente al termine dell’impero austro-ungarico rendendo credibile questa contemporanea presenza di numerosi idiomi, alcuni dei quali non più parlati in queste zone: la base sostanziale è il dialetto spalatino su cui si innestano in modo caotico e molto spiritoso accenti tedeschi, ungheresi, italiani, sloveni e croati non necessariamente espressi nella lingua ad essi corrispondente e accompagnati da una confusione in cui urla, risse, aggressioni di quasi tutti contro tutti viene sopita e ricomposta dal cancelliere del tribunale che parla un idioma slavofono per farsi comprendere dagli altri, ma con accento decisamente teutonico.

Lo stesso vale per gli interpreti e per la produzione, internazionale perché realizzata da quattro teatri di tre nazioni diverse, Italia, Slovenia e Croazia, ma soprattutto transfrontaliera: Trieste, Koper/Capodistria e Pula/Pola si trovano sul mare Adriatico, a breve distanza fra loro, mentre Nova Gorica è un po’ più a nord, tra Slovenia e Italia, limitrofa a Gorizia.

Il programma di sala è trilingue: sloveno, croato e italiano e contiene un’interessante intervista al regista Vito Taufer.

La struttura è quella originaria, basata sulla specificità del dialetto chiozzotto (l’istriano čozoto rende molto meglio la parlata veneta) e nella prefazione al testo drammaturgico, Goldoni scrive: “Chiozza è una bella e ricca città venticinque miglia distante da Venezia, piantata anch’essa nelle Lagune, isolata, ma resa Penisola per via di un lunghissimo ponte di legno, che comunica colla Terraferma”, fatto che la rende in qualche modo simile alla penisola istriana i cui abitanti hanno abitudini e comportamenti molto diversi da quelli di chi abita nell’entroterra.

L’Autore prosegue: ”Evvi il ceto nobile, il civile ed il mercantile. Vi sono delle persone di merito e di distinzione. Il Cavaliere della città ha il titolo di Cancellier Grande, ed ha il privilegio di portare la veste colle maniche lunghe e larghe, come i Procuratori di San Marco. Ella in somma è una città rispettabile; e non intendo parlare in questa Commedia che della gente volgare, che forma, come diceva, i cinque sesti della popolazione.” I pescatori istriani appartengono a un ambiente simile: sono gente del popolo quindi e si comportano in modo spontaneo e istintivo, hanno modi volgari e sono facili a ingaggiare risse furibonde con i vicini, per facili gelosie o piccole invidie.

Il ridotto del Teatro Sloveno è molto adatto alla scenografia essenziale di Voranc Kumar, strutturata come un ring con sedie per il pubblico posizionate sui quattro lati, aggiunte alla gradinata che ospita gli altri spettatori e che a sua volta favorisce, grazie allo spazio ad essa retrostante, la realizzazione verosimile dei  frequenti inseguimenti.

La colonna sonora fornisce ulteriori sapori grazie alla musica dal vivo ispirata alla scala esatonale istriana, con Dahir Halicić Hal alla chitarra presente in scena da principio a fine.

Diverte, piace e coinvolge il pubblico, gratificato ulteriormente all’intervallo da popcorn offerto, portato al centro della scena con un carretto apposito e a conclusione, con pesce fritto proposto alle prime file e, agli altri, la sottoscrizione di un’assicurazione contro i danni a cose e persone nell’ambito dell’attività di pesca.

Paola Pini

Nota a margine

Recentemente è stata allestita una mostra fotografica itinerante dal titolo Mare corto, realizzata giustapponendo immagini al di qua e al di là dell’Adriatico. Per chi non avesse familiarità per questi luoghi, si propongono qui alcuni scatti. 

Mare Corto, il reportage adriatico di Matteo Tacconi e Ignacio Maria Coccia prodotto da Cizerouno nell’ambito di Varcare la frontiera.

Trieste, Teatro Stabile Sloveno
Stagione 2017/2018

Carlo Goldoni, Predrag Lucić
BARUFFE (Titolo originale: Istarske barufe)

Coproduzione Teatro Stabile Sloveno, SNG Nova Gorica, Teatro Capodistria, INK Pula
Regia di Vito Taufer
Traduzione di Daniel Malalan, Petra B. Blašković, Patrizia Jurinčič Finžgar, Nataša Tič Ralijan
Dialoghi: Predrag Lucić, Iztok Mlakar
Assistente alla regia: Renata Vidič
Consulenti linguistici: Petra B. Blašković, Patrizia Jurinčič Finžgar, Nataša Tič Ralijan
Scene di Voranc Kumar
Costumi Di Barbara Stupica
Musiche di Damir Halilić Hal
Light design Jaka Varmuž
Trucco Matej Pajntar
Assistente alla regia (uditore) Izidor Čok
Assistente ai costumi Ana Žerjal
Foto di Peter Uhan
Con:
Gojmir Lešnjak – Gojc
Marjuta Slamič
Patrizia Jurinčič Finžgar
Rok Matek
Iztok Mlakar
Petra B. Blašković / Nataša Tič Ralijan
Elena Brumini
Nika Ivančić
Luka Cimprič
Kristijan Guček
Igor Štamulak
Andrej Zalesjak
Gorazd Žilavec
Izidor Čok
Damir Halilić Hal
http://www.teaterssg.com/event/barufe/?lang=it
venerdì, 1. 12, ore 20.30
sabato, 2. 12, ore 20.30
domenica, 3. 12, ore 16.00
giovedì, 14. 12, ore 20.30
venerdì, 15. 12, ore 20.30
sabato, 16. 12, ore 19.00
SPETTACOLO PLURILINGUE – SENZA NECESSITÀ DI SOVRATITOLI!

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