“L’assoluto presente”. Tre amici che amici non sono

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Niente cast stellare, e non ne sentiamo nemmeno la mancanza, per i distributori cinematografici, i produttori e in generale per chi rimane alla superficie, sembra essere la cosa più importante e poi chissenefrega se la storia non esiste, se la regia è pressapochista, se gli attori sono diretti e scelti male, se tutto il resto fa acqua, l’importante è che ci siano i DIVI. Ebbene, nel film “L’assoluto presente” diretto da Fabio Martina le stelle ci sono, brillano silenziosamente, senza strafare, sono piccole ma ci sono: la storia, gli attori, la regia, la musica, e tutto il resto. Quelle stelle le vediamo e le apprezziamo. Non è un film perfetto, sia ben chiaro, il finale forse ci lascia un po’ orfani e desiderosi di vedere di più, anche se la scena di Giovanni che manda in mille pezzi le fotografie di guerra scattate dal padre, famoso fotografo, è molto efficace e ben recitata.

Ma nel film c’è passione, talento (che crescerà col tempo, ne siamo sicuri) e il bisogno di raccontare con le immagini la storia di tre amici che amici non sono, come dice il senzatetto vedendoli passare “si vede che non siete tanto amici” e ha ragione. Sono “amici” perché c’è un’automobile di lusso che li unisce, perché bazzicano gli stessi ambienti, perché non hanno ideali né rigore morale, perché passano il tempo a “cazzeggiare”, perché si sentono dei superuomini ma soprattutto perché sono complici di una bravata fatta una notte per festeggiare il compleanno di Cosimo che sembra essere il capo; hanno pestato un povero fabbricante di palloncini che li aveva guardati male, dopo che con la sua pistola Cosimo aveva spaventato due ragazze sedute su una panchina del parco.

Eccoli i tre complici: Cosimo che fa palestra guardando sul monitor scene di violenza, Giovanni il fotografo, sempre in cerca di una foto vera, di uno scatto perfetto, forse per emulare il padre, e che non risparmia le sue critiche verso gli amici, con ironia e una certa superiorità, poi c’è Riccardo, il ragazzino che emula i grandi, inseguendo una figura paterna, un fratello maggiore e con una gran voglia di divertirsi ma forse è solo una maschera per nascondere fragilità, sensibilità e il bisogno di essere accettato.

Tutti posano quello che non sono e che vorrebbero essere, pronti a qualsiasi bassezza per riuscire nella vita. Ed è proprio il padre di Cosimo che lo istiga a “uccidere qualsiasi cosa che si frapponga” tra lui e i suoi sogni. E questo “assoluto presente” che dà il titolo al film è afferrare tutto e subito senza scrupoli, in nome del fine che giustifica i mezzi? O è quello che Giovanni vorrebbe bloccare con una grande foto? Risposte non ce ne sono, il titolo è un ossimoro, quasi un rebus.

Interessante la sceneggiatura che intreccia passato e presente, che svela prima quello che succederà dopo, e viceversa, e lo fa con maestria e tutto ci è chiaro dopo che siamo stati sorpresi.

A mio avviso qualche scena andava un po’ asciugata per dare più ritmo alla storia, il rapporto tra Cosimo e la madre viene intuito più che spiegato ma forse intenzionalmente, e nel finale sembra che solo Riccardo e Giovanni abbiano dei sensi di colpi. Infatti il primo scappa di casa e il fotografo si ferisce le mani cercando di distruggere simbolicamente due immagini di violenza.

Cosa sarebbe successo se il film fosse andato avanti? Cosa avrebbe fatto Giovanni delle sue foto? E Cosimo con la sua pistola? E Riccardo sarebbe finito in un carcere minorile? Non lo sappiamo, non lo sapremo mai.

Molto bella la musica che scandisce la quieta follia serpeggiante, la scena iniziale del pestaggio ripreso dall’alto è molto efficace, poetica, ci è piaciuto non vedere, ma solo intuire, sentire e rabbrividire.

Bravi i tre protagonisti, e ben diretti, credo fossero alla loro prima prova importante, Cosimo/Yuri Casagrande, Giovanni/Gil Giuliani e Riccardo/Claudia Veronesi nei panni del ragazzino, che hanno saputo bene incarnare tre facce della stessa pazzia, inquietanti nella loro misurata recitazione, gelidi nei loro pensieri, assurdi nei loro piani. In altre parole, diabolicamente umani.

Un film che non è perfetto ma se lo fosse Martina si adagerebbe sugli allori, la prossima volta farebbe un film solo con i divi a discapito di tutto il resto ma non è questo quello che vogliamo e che ci aspettiamo da lui.

Ad meliora, dunque.

Daria D.

L’assoluto presente. Regia di Fabio Martina
Interpreti: Yuri Casagrande, Gil Giuliani, Claudia Veronesi, Federica Fracassi, Francesca Tripaldi, Bebo Storti, Marco Foschi
Sceneggiatura di Fabio Martina, Massimo Donati e Alessandro Leone
Produzione Fondazione Cariplo, Ester produzioni,Comune di Milano, Scuola del Cinema di Milano, Lombardia Film Commission
Italia, 2017, 82′

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