Trieste, Politeama Rossette – Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia , Sala Assicurazioni Generali, 13 gennaio 2018
Il Mediterraneo continua a essere, per le popolazioni che vi si affacciano, il Mare Nostrum tanto caro ai latini anche se la consapevolezza di una comune e millenaria appartenenza può essere a volte meno forte rispetto a un tempo pur mantenendosi viva sottotraccia nel subconscio di ognuno di noi. Non a caso uno spettacolo di balletto, costruito con coreografie che interpretano sapientemente brani musicali di epoche diverse provenienti dall’intera area continua a essere portato con successo in scena, dopo venticinque anni dalla creazione per il Balletto di Toscana da parte di Mauro Bigonzetti la cui arte è ben riconosciuta, in Italia e nel mondo.
Spettacolo dalle suggestioni originate da contaminazioni continue, Mediterranea si apre e si chiude con il tema e variazioni Le folies d’Espagne di Marin Marais, compositore francese del periodo barocco il cui ascolto ha per sottofondo una pioggia prima delicata e poi sempre più battente.
Su questo tappeto sonoro un Uomo di Terra (Umberto De Santis) e un Uomo di Mare (Francesco Moro) si incontrano e confrontano mescolando poco a poco i rispettivi passi per creare alla fine, pur mantenendo fisse alcune caratteristiche specifiche, un assieme evidenziato anche dai costumi (di Roberto Tirelli) che dalla diversità iniziale giungono ad un bianco collettivo dopo essere passati attraverso il nero e dal rosso portato anche da tutti gli altri ballerini.
La loro presenza è alternata da pas de deux (Valentina Chiulli e Marco Fagioli; Andrea Caleffi e Davide Pietroniro) e da numeri d’assieme caratterizzati da toni sempre diversi pur mantenendo costante la linea di svolgimento, apparendo così come modificazioni illimitate di un tratto comune: evluzioni e passi lenti, bruschi, violenti, si incrociano e si mescolano continuamente ed è bello riconoscerne l’emersione, ora qui ora lì, in un continuum la cui unica costante è data da una tensione mantenuta sempre viva, percepita in modo distinto anche con l’aiuto dei diversi brani musicali, scelti con cura da Paride Bonetta e Mauro Bigonzetti: opere dalla ritmicità incalzante, come quelli di György Ligeti e Wolfgang Amadeus Mozart, con la sua citazione del mondo dell’Asia Minore nel Rondò “alla Turca” dalla Sonata K 331, ma anche la pura meraviglia vocale di Giovanni Pierluigi da Palestrina che si incontra con suoni percussivi incalzanti, o le tante musiche tradizionali o classiche dell’intera area geografica si alternano costituendo l’elemento emozionale di una performance di danza la cui caratteristica principale è data da una plasticità in movimento che si fa di volta in volta diversa creando immagini statuarie, simboliche, pittoriche, rituali.
Il disegno luci di Carlo Cerri è fondamentale e favorisce in modo sorprendente la rappresentazione di ulteriori dimensioni cromatiche e di profondità, unite a illusioni cinetiche di forte impatto visivo che si alternano anche in questo a caso a immagini statuarie che offrono rimandi all’arte mediterranea antica e contemporanea.
Le radici condivise di innumerevoli popoli, nutrite tutte da questo specchio d’acqua quasi chiuso, così facilmente evidenti nell’arte, potrebbero essere chiare in modo agevole anche in altri momenti della nostra esistenza. Basterebbe serbare memoria degli incanti offerti dalla creatività allo spirito umano anche nella vita di ogni giorno.
Paola Pini