“Lunga giornata verso la notte”: i tentacoli del passato stritolano un’intera famiglia

Data:

 

Trieste, Politeama Rossetti – Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, Sala Assicurazioni Generali. Dal 14 al 18 marzo 2018

Cosa ci potrebbe essere di più bello di un’estate da passare in famiglia, nella casa per le vacanze dopo una stagione fredda passata fra viaggi di lavoro e alberghi di provincia? Dipende.

Messo in scena postumo per precisa volontà dell’autore, Eugene O’Neill, e vincitore solo a quel punto del Premio Pulitzer, “Lunga giornata verso la notte” porta infatti a una risposta di tutt’altro genere. Solitudine, incapacità di ascoltare quel che viene detto al di là delle semplici parole, negazioni e bugie si incrociano scontrandosi in maniera perversa con molteplici traumi non risolti, provocando un rifiuto indistinto al voler capire veramente per alleggerire almeno un po’ il peso insostenibile portato da alcuni e di fatto ignorato dagli altri, essendo ognuno troppo preso a nascondere i propri abissi per riuscire a riconoscere la sofferenza creata da quelli altrui.

Causa di tutto ciò è un passato che non smette di attanagliare la vita di tutti, che come una pesante nebbia nasconde le sembianze, lasciando vedere soltanto indistinti e opachi contorni.

I quattro personaggi sono quasi sempre in scena e, quando l’azione richiede la loro uscita, si ritirano, ognuno nel proprio “camerino”, posto in modo da imporre loro di sedersi mostrando la schiena al pubblico, in una scenografia (di Dario Gessati) ridotta al minimo, dal fondale a semicerchio. In primo piano sono disposti un tavolino con sopra quattro bicchieri, una bottiglia di whisky e una caraffa d’acqua; accanto ci sono due (non quattro) sedie e una imponente poltrona, intorno alla quale ruota ogni cosa.

Tutto è cupo, nella stanza e negli animi carichi di traumi passati, non ancora affrontati né tantomeno risolti: la notte che rapidamente giungerà incombe fin dal principio facendo emergere le specifiche fragilità di ognuno: da una parte ci sono l’avarizia di James Tyrone (Arturo Cirillo, che firma anche la regia) e la gelosia del primogenito Jamie, (Rosario Lisma) tanto simile all’omonimo padre e con il quale si ostina a scontrarsi senza mai smettere, reciprocamente ricambiato; dall’altra il figlio minore Edmund (Riccardo Buffonini), che condivide con la madre Mary (Milvia Marigliano) una fragilità fisica corrispondente a quella dell’animo, espresse molto chiaramente in entrambi. Proprio per questo per loro due si potrebbe intravedere, nonostante tutto, maggior speranza di salvezza, se non ci fossero delle patologie, gravi in entrambi i casi, vissute dagli altri con un’apparente sollecitudine, paravento per un’indifferenza fredda e inquietante.

“Non abbiamo colpa di quel che la vita ci fa. Accade prima che uno se ne renda conto, una cosa dopo l’altra, finché alla fine ci si ritrova diversi da come avremmo voluto essere, e si è perduta per sempre la nostra essenza.” Non a caso è Mary a dirlo e, seppure detto sommessamente e con un sorriso stereotipato, è un vero urlo, un grido d’aiuto che nessuno riesce a sentire.

La mancanza d’empatia, il negare comprensione, il rifiuto di accogliere l’altro per quel che è, caratterizza ognuno, troppo preso dalle proprie angosce per riuscire a sostenere quelle degli altri. Ognuno è lasciato solo a combattere contro i propri demoni, contro un passato che proprio perché ignorato, non è stato risolto e ritorna a colpire con sempre maggior forza, grazie anche al giudizio impietoso presente prima nello sguardo e poi nelle parole degli altri.

Non basta dare un nome a quel che è avvenuto, per riuscire ad aiutare chi sta soffrendo; bisogna far seguire un’azione, non importa quanto maldestra se sorretta da un sincero sentimento di amore, qui del tutto assente. Ma, per farlo, bisognerebbe essere disponibili a mettersi in discussione, il che, purtroppo, avviene molto raramente.

Paola Pini

Trieste, Politeama Rossetti – Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia
Sala Assicurazioni Generali
Dal 14 al 18 marzo 2018
Lunga giornata verso la notte
Di Eugene O’Neill
Traduzione di Bruno Fonzi
Regia di Arturo Cirillo
Scene di Dario Gessati
Costumi di Tommaso Lagattolla
Luci di Mario Loprevite
Assistente alla regia Mario Scandale
Assistente scene Maddalena Moretti
Assistente costumi Donato Di Donna
Produzione Tieffe Teatro Milano

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