“Incognito”, come il meccanismo del nostro cervello. Ai più resta un mistero

Data:

Fino al 22 aprile 2018 al Teatro della Cometa di Roma

Il testo di Nick Payne accende i riflettori su un organo tanto fondamentale quanto poco in vista, nei nostri ingorghi quotidiani. Multitasking risucchiati da vite accelerate, difficilmente riflettiamo su quel chilo e mezzo di noi che ci permette di stare accesi, sempre, e di ricordare, di programmare, in pratica di essere chi siamo. È il cervello. Nick Payne ha firmato un dramma con tinte mistery incentrato proprio su quei 100 miliardi e passa di neuroni che ci animano e caratterizzano. Ora, al di là di questo rapido siparietto “Quark”, il cervello, o meglio, la perdita totale o parziale della memoria, è un tema che ispira periodicamente romanzieri e sceneggiatori.

Ed eccoci all’autore britannico. Classe ’84, vincitore di due Olivier awards (i premi del teatro britannico), Nick Payne a 28 anni è sbarcato a Broadway, con il suo “Constellations” inscenato da Jake Gyllenhaall e Ruth Wilson. Non male. È sempre stato affascinato dai meccanismi alla sliding-doors e dalla meccanica quantistica applicata alle interazioni umane.

Con “Incognito” ha preso di mira il cervello, quello che contiene, o non contiene più. Usando un collage di quadri spaziotemporali, ha incasellato personaggi legati, a vario titolo, alla materia grigia di Einstein. Forse non tutti ricordano che, all’insaputa di familiari ed eredi, il patologo statunitense Thomas Stoltz Harvey rubò proprio il cervello di Einstein, sezionandolo in duecentoquaranta parti con l’ingenua speranza di capire la mente umana. Ne ha scritto Nick Payne, che ha scritto anche di Henry Molaison, affetto da gravi amnesie in seguito ad un intervento di neurochirurgia necessario per gestire le sue debilitanti crisi epilettiche. Condannato a vivere un eterno presente, H.M. ricordava soltanto il suo amore straordinario per la moglie.

Payne ha intrecciato queste due storie di cronaca con una terza inventata, contemporanea, quella della neuropsicologa Martha, finita sotto la lente del drammaturgo per “turbe affettive”.

Il tutto si sviluppa come un maxi flashback che riavvolge le scene pian piano, fino ad arrivare ai nostri giorni. Andrea Trovato cuce fino a ventuno personaggi addosso ai quattro attori: Giulio Forges Davanzati, Graziano Piazza (interessante anche come “scultore aereo”), Anna Cianca e Désirée Giorgetti. La compagine maschile sembra garantire ai personaggi sfumature diverse, mentre quella femminile confluisce su tratti nevrotici (che le donne siano, al di là delle epoche e delle condizioni sociali, tutte un po’ nevrotiche?)

Il testo è cerebrale, in ogni senso. Un atto unico con interpreti sempre in scena; il ritmo è scandito dal disegno luci; la scena è minimale e monocromatica, inondata di grigio.

Lo spettacolo è godibile, ma richiede concentrazione.

Maria Vittoria Solomita

“Incognito”
Drammaturgia: Nick Payne
Regia: Andrea Trovato
Interpreti: Giulio Forges Davanzati, Graziano Piazza, Anna Cianca, Désirée Giorgetti
Scene: Luigi Ferrigno
Costumi: Tiziana Massaro
Luci: Pietro Sperduti
Musiche originali: Fabio Antonelli
Assistente alla regia: Marcello Paesano
Coproduzione CARMENTALIA e GLI IPOCRITI-Melina Balsamo

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