A Trieste va in scena “1927 – Monologo quantistico” di e con Gabriella Greison

Data:

Trieste, Politeama Rossetti – Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, Sala del Teatro Miela. Dal 10 al 12 aprile 2018

L’essenza più profonda di Trieste deriva dall’essere posta su una faglia storica in cui convivono da millenni genti appartenenti a tre mondi culturali e linguistici distanti: latini, slavi e germanici. Tale condizione l’ha resa sede naturale per lo scambio fra diversi e qui la molteplicità è di casa.

In questa città di confini, che nel 2020 sarà “Capitale Europea della Scienza”, opera con successo da più di cinquant’anni un’istituzione di eccellenza, luogo d’incontro per scienziati provenienti da ogni angolo della terra: l’Abdus Salam International Centre of Theoretical Phisics (Centro Internazionale di Fisica Teorica Abdus Salam) e fin da subito si cercò di creare occasioni per mettere in contatto uomini e donne d’eccezione con il tessuto sociale e culturale ospitante, ma in un’epoca precedente alla creazione di Internet e ancora dominata da muri reali e ideologici per queste persone era assolutamente prioritario cogliere al massimo l’occasione allora rarissima di potersi confrontare con colleghi altrimenti non raggiungibili.

Prima di allora altre menti illuminate avevano offerto tale possibilità da privati cittadini mecenati della scienza e uno di essi fu l’industriale belga Ernest Solvay che ideò gli omonimi congressi che ancora oggi si svolgono a Bruxelles con cadenza triennale.

Storica fu l’edizione 1927, centrata sul tema “Elettroni e Fotoni” in cui si incontrarono “ventinove scienziati, diciassette dei quali erano o sarebbero diventati dei Nobel”.

A partire dalla storica foto che li ritrae tutti e che campeggia quasi ovunque negli studi o nei laboratori di fisica, Gabriella Greison porta in scena a partire dalla scorsa stagione “1927 – Monologo quantistico”, spettacolo tratto dal romanzo “L’incredibile cena dei fisici quantistici” da lei pubblicato dopo la laurea in fisica nucleare cui sono seguiti due anni di studi all’École polytechnique di Palaiseau a Parigi e una successiva intensa attività come giornalista.

La sua naturale ecletticità le permette di creare una bella connessione tra gli “addetti ai lavori” e la gente comune che, come allora l’Accademia novecentesca, ha generalmente difficoltà ad andare oltre la fisica classica e guarda con sospetto l’idea di avventurarsi oltre queste ideali colonne d’Ercole per affrontare il periglioso oceano della fisica quantistica di cui, serenamente e senza esserne consapevoli, facciamo abbondante uso quando ci serviamo della tecnologia contemporanea che ci circonda in ogni dove.

In un alternarsi di video, musica, immagini e parole alcune delle numerose leggi la cui scoperta ha cambiato radicalmente la nostra vita sono abilmente enunciate, ma lasciate sullo sfondo per focalizzare l’attenzione del pubblico attento e divertito sulle vicende umane dei geni del secolo scorso attraverso le dinamiche interne a quello storico gruppo.

Institut International de Physique Solvay, Leopold Park, Bruxelles. Quinta conferenza Solvay, 1927. In piedi, in terza fila: A. Piccard, E. Henriot, P. Ehrenfest, E. Herzen, Th. de Donder, E. Schrödinger, J.E. Verschaffelt, W. Pauli, W. Heisenberg, R. Fowler, L. Brillouin; Nella fila centrale: P. Debye, M. Knudsen, W.L. Bragg, H.A. Kramers, P.A.M. Dirac, A.H. Compton, L. de Broglie, M. Born, N. Bohr; Seduti davanti: I. Langmuir, M. Planck, M. Skłodowska-Curie, H.A. Lorentz, A. Einstein, P. Langevin, Ch.-E. Guye, C.T.R. Wilson, O.W. Richardson
Institut International de Physique Solvay, Leopold Park, Bruxelles.
Quinta conferenza Solvay, 1927.
In piedi, in terza fila: A. Piccard, E. Henriot, P. Ehrenfest, E. Herzen, Th. de Donder, E. Schrödinger, J.E. Verschaffelt, W. Pauli, W. Heisenberg, R. Fowler, L. Brillouin;
Nella fila centrale: P. Debye, M. Knudsen, W.L. Bragg, H.A. Kramers, P.A.M. Dirac, A.H. Compton, L. de Broglie, M. Born, N. Bohr;
Seduti davanti: I. Langmuir, M. Planck, M. Skłodowska-Curie, H.A. Lorentz, A. Einstein, P. Langevin, Ch.-E. Guye, C.T.R. Wilson, O.W. Richardson

Con grande intelligenza e sensibilità narrativa Gabriella Greison accompagna con uno specifico appellativo il nome di ognuno dei numerosi “eroi” che entrano di volta in volta idealmente in scena, stratagemma tipico di ogni racconto epico funzionale a far meglio familiarizzare nomi famosissimi dal punto di vista della ricerca, ma forse difficili da distinguere quando si parla delle individuali vicende umane.

Anche i più lontani da questa affascinante e misteriosa disciplina hanno così la possibilità di apprendere alcuni dettagli dell’ “aspra tenzone” fra il lupo solitario Einstein e l’uomo ossessionato Bohr cui molti altri si trovarono coinvolti in qualità di nobili comprimari: il rapido Planck, il critico, l’uomo dal lato oscuro Pauli, il principe, l’aristocratico de Broglie, l’orchestratore Lorentz, il modesto Compton, la saggia e composta Marie Curie (l’unica donna), gli scaltri e maliziosi Pauli e Heisenberg, l’anticonformista Schrödinger, il più calmo del gruppo Dirac, che ideò la formula esteticamente più bella, ora definita “la formula dell’amore” e molti altri.

Dal coinvolgente racconto emerge il lato profondamente umano di questi grandi uomini che, come bambini, si impuntano, litigano, discutono nel nome del dubbio, della necessità “fisica” di farsi domande, di nutrire in modo sano le proprie perplessità. Senza questi incontri sanamente polemici, che ebbero per protagonisti la luce e la materia, il percorso del pensiero in fisica teorica sarebbe stato forse molto meno brillante.

Definito monologo, quel che proviene dalla scena è in realtà la realizzazione condivisa di un corale  dialogo interiore che Gabriella Greison, con un entusiasmo contagioso e nobilmente infantile, intrattiene  tra i tanti personaggi da lei evocati a beneficio del pubblico.

Il ponte tra realtà lontanissime è stato tracciato e il teatro si dimostra ancora una volta il luogo ideale per la sua realizzazione che si chiude con la rassicurante frase di Niels Bohr: “Se pensate di aver capito qualcosa della fisica quantistica allora non avete capito niente.”

Paola Pini

Trieste, Politeama Rossetti – Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia
Sala del Teatro Miela
Dal 10 al 12 aprile 2018
1927 – Monologo quantistico
di Gabriella Greison
Regia di Emilio Russo
Con Gabriella Greison
Produzione Tieffe Teatro Milano

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