Due personaggi della mitologia greca come Alcesti e Pigmalione rivivono oggi, in chiave moderna, nel corpo di una giovane modella alle prime armi, che vuole far valere la sua bellezza a ogni costo, e nella mente esasperata dalla perfezione di un fotografo disposto a tutto pur di realizzare la foto perfetta. Già dall’inizio della loro collaborazione è l’umiliazione a fare da veicolo tra le ambizioni dell’una e l’ossessione dell’altro. Il rapporto, che nell’arco di un anno si instaura tra i due, presto sfugge al controllo di un mero shooting fotografico. Per raggiungere il loro scopo i due non arretrano di fronte a niente: gli scatti diventano torture. I corpi meri mezzi per uno scopo virtuale. Le parole si fanno più rade. Parla il flash della macchina fotografica. Agisce il bisturi.
Si logorano in una simbiosi malvoluta i due cercatori di fama. Una tragedia che si consuma come quella di Euripide e come una delle tante che quotidianamente affollano la cronaca sulla carta stampata.
Un fotografo, condannato dalla sua ambizione a una ricerca del bello e del vero solo a servizio del proprio piacere. Vediamo allora proporsi come modella una delle – tante, tantissime, infinite – fanciulle alla ricerca del sacrificio che le immolerà all’eterna bellezza sulla copertina d’un giornale.
L’esasperazione spesso offuscata dai tanti flash, che si vorrebbero addosso per immortalare uno sguardo che resti eterno su una copertina, finisce per mietere vittime accecate soprattutto dall’ego.