“Mamma a carico – Mia figlia ha novant’anni” Al Teatro Franco Parenti di Milano

Data:

13 – 17 giugno 2018, Teatro Franco Parenti di Milano

Avere la sensibilità e l’intelligenza di non aggiungere altro dramma al dramma della vita, della vecchiaia, della malattia.

E’ questo che apprezziamo dello spettacolo “Mamma a carico- Mia figlia ha novant’anni” diretto da Gabriele Scotti e tratto dal libro di Gianna Coletti anche interprete e drammaturga e che predilige, nel lungo e intenso monologo, l’ironia e il denudarsi sulla scena per condividere con gli spettatori fatti privati, commoventi, dolorosi, rendendoli universali e capaci di toccare le vite di ognuno di noi. Perché tutti abbiamo, o abbiamo avuto, una madre.

“Mia madre mi ricorda l’oceano in tempesta. L’ho visto una volta ed era uguale a lei”. Il grande e tempestoso oceano chiamato Anna, comprende anche Gianna, la figlia, che in questo mare cerca di non affogare, lottando e nuotando per anni tra amore e spirito di sacrificio, conflitti e dipendenza affettiva, sensi di colpa e aneliti a vivere la Propria la vita e non la Sua.

Gianna ricorda la sua infanzia, i primi passi nel mondo dello spettacolo dove proprio la madre, emulando l’Anna Magnani di “Bellissima” ve la conduce senza staccarle gli occhi di dosso, divisa tra disciplina e indulgenza, sacrificandosi per amore della figlia, probabilmente riversando su di lei i propri sogni. E poi, molti anni dopo questa figlia, ormai donna, generosa e premurosa, diventa a sua volta madre, ma non dei figli che non ha mai avuto, ma della propria “vecchia”, malata, testarda, orgogliosa ma anche fragile, autoritaria, ironica, attaccata alla vita in maniera feroce, e sembra  tornata bambina, addirittura una neonata che si nutre del latte/energia di Gianna che nel frattempo le prepara le pappette, le cambia il pannolone, le fa il bagnetto.

Una storia realmente vissuta che ha anche una versione cinematografica diretta da Laura Chiossone e di cui vediamo alcune scene proiettate sullo schermo, dove Gianna Coletti interagisce con la madre ultra novantanne, nella loro intimità intrisa di tutto quello che la vita riserva a chi arriva a quella “veneranda” età. Ma è Gianna che a volte ci appare più stanca, più stremata, sul ciglio della disperazione, in questo compito di pietas verso la madre, combattuta tra il desiderio che passi a miglior vita e quello, più forte, che rimanga vicino a lei, perché senza di lei la sua vita sarebbe paradossalmente inutile.

La dipendenza affettiva diviene un laccio che strangola lentamente chi è lucido e vede, e soffre, eppure cerca di ridere e di far ridere, sforzandosi di celare la stanchezza in nome soltanto dell’amore. Gianna le rimane vicina come un angelo custode (e se esistessero davvero ma qui, sulla terra?) e siccome è un’artista sente il bisogno di regalarci in forma di libro, di drammaturgia la sua storia, dove ridiamo e sorridiamo più che piangere, perché non v’è retorica o commiserazione in quello che racconta e ricorda. Gianna non sta sul palco per chiedere pietas da noi, o frasi come “poverina”, “ma chi glielo ha fatto fare”, “vedi… usa la madre…”, No! No! non pensiamo nulla di tutto questo vedendola recitare, sentendola suonare la chitarra e cantare, anche se la voce a volte sembra spezzarsi e qualche lacrima spuntarle dagli occhi ma è solo un momento, e in quel momento vorremmo prenderla fra le braccia e dirle “torna bambina e piangi, piangi sulla mia spalla”, cullandola dolcemente e carezzandole i riccioli biondi che sembrano un oceano in tempesta.

Daria D. 

Mamma a carico
Mia figlia ha novant’anni
di e con Gianna Coletti
drammaturgia Gianna Coletti e Gabriele Scotti
regia Gabriele Scotti
scenografia e costumi Erika Carretta
luci e allestimento Salvo Manganaro
fotografia e grafica Sergio Bertani
con estratti del film Tra cinque minuti in scena
regia Laura Chiossone, produzione rossofilm e maremosso

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