”Don’t talk to me in my sleep”, come risolvere i conflittuali rapporti familiari?

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Al Teatro Vascello di Roma, FUORI PROGRAMMA- Festival internazionale di danza 2018

Da un triennio a questa parte il teatro di Monteverde organizza l’estate una panoramica di studio e ricerca sulla danza contemporanea in una chiave internazionale di confronto culturale, scambio di idee ed arricchimento coreografico. Mediante la gestualità ed il movimento del corpo, le colonne sonore musicali,si tendono a mettere in risalto le sensibili differenze intellettuali ed artistiche. Da quest’anno sono in atto delle collaborazioni con altri festival internazionali tersicorei per alcune produzioni in cartellone, che sono due prime nazionali,due regionali,una prima romana ed un debutto assoluto. La prima Italiana di ”ONE, ONE e DONE”della coreografa NOA WERTHEIM  israeliana,presentata dalla ”VERTIGO DANCE COMPANY” in collaborazione con CIVITANOVA DANCE FESTIVAL”, ha fatto registrare il tutto esaurito avendo come tematica la proiezione della singola identità nella sua costituzione psicologica e nello sforzo di rapportarsi all’altro vicino o lontano da sé come nei “Kibbuz”. Dieci ballerini vogliono palesare la propria natura ed umanità con il simbolismo dell’ARTE.Sulla stessa linea concettuale si è posto l’esordio regionale della creazione sulle punte di Hillel Kogan “we love arabs” una performance indagatrice della vecchia e spinosa problematica politica della coesistenza pacifica tra due popoli, respinta dagli ebrei ortodossi con la rivendicazione unica di Gerusalemme,appoggiata adesso dalla decisione di Trump di riconoscerla come capitale d’Israele. La risposta del coreografo è stata positiva,vincendo l’iniziale diffidenza con un atto di fiducia e coraggio. Poi  è toccato alla Serba Dunja Jocic allestire in prima nazionale il suo spettacolo di teatro-danza premiato nel 2015. Lei è la regista e coreografa del teatro nazionale serbo e di belgrado, che in “I DON’T TALK TO ME IN MY SLEEP” rappresenta la claustrofobica ed ossessiva relazione tra madre e figlio, ispirandosi allo scontro generazionale tra Andy Warhol e la sua genitrice. Il ring immaginario è la stanza  buia e desolata con fiori di plastica, specchi e tazza da the,dove s’aggira pure un gatto ricordandoci  un po’ il tentativo d’annullamento della personalità del figlio come nel romanzo ”La metamorfosi” di Franz KAFKA.Tuttavia il balletto di poco meno di un’ora i caratteri dei personaggi “dei duellanti” protagonisti  non permettendo di  leggere per la sua tetraggine la traduzione in italiano e perciò non ci sentiamo di condannare la scarsa affluenza di spettatori rispetto alle prime serate ed alla rappresentazione del lavoro in prima romana:LA MORTE E LA FANCIULLA della compagnia ABBONDANZA-BERTONE. Sulle note del quartetto di FRANZ Shubert con il tema spirituale e filosofico del passo finale della vita, dominata dal transitorio e la mancanza di certezze con il progressivo evolversi delle sorti scientifiche e progressive per le costanti acquisizioni delle scienze. L’iterativa ripetizione degli schizofrenici gesti ed atti  inconsulti da vere marionette anormali e paranoiche cesseranno allorché lui deciderà di spezzare il cordone ancestrale andandosene. I drammatici interpreti eran LUCA CACITTI e SHAI PARTUSH su musica di UGO MORALES, potendosi avvalere dell’apporto tecnico ed economico del Bolzano danza FESTIVAL.

Susanna Donatelli

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