“Il berretto a sonagli” al teatro bracco di Napoli dal 16 al 18 novembre

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“Il berretto a sonagli” prende spunto da due novelle: “Certi obblighi” e “La verità”; in entrambi i casi si narra di un marito che, nonostante sia a conoscenza dell’adulterio della moglie, lo accetta con rassegnazione, ponendo come unica condizione la salvaguardia dell’onorabilità.

Erano tempi diversi, era un Italia forse diversa e all’epoca si faceva di tutto per salvare l’onore, anche coprire i comportamenti  indecenti della propria moglie, in una società in cui è meglio fingere che essere.

Ciampa, scrivano in una cittadina all’interno della Sicilia, è inserito in una società piccolo-borghese, condizionata dai “galantuomini”, ma non esclusa da un rapporto attivo, anche se subalterno, con la classe superiore.  Ciampa non è un uomo ricco e benestante ma acquisisce i comportamenti tipici dell’alta classe, il decoro convenzionale e ipocrita del codice borghese del perbenismo, un codice sul quale la beffarda rivalsa del subalterno gioca una sua partita arguta e teorizza il sistema pratico, socio-morale delle “tre corde”: la seria, la civile e la pazza. Il personaggio di Ciampa proposto da Gianfranco Jannuzzo è il distillato di questa contaminatio pirandelliana e si muove con pacatezza e lucidità nell’arco dei sentimenti di dolore, furore, pietà e ironia che permeano il suo essere ora uomo, ora pupo, ora personaggio .

Il recupero del copione originale consente di evidenziare la spontaneità della vis comica pirandelliana che nella reinterpretazione magistrale di Eduardo de Filippo si era persa per dare al tutto un tono ben più tragico; Inoltre il reinserimento di alcune scene tagliate permette di identificare meglio e la tematica dell’opera e i caratteri dei personaggi. Ci si riferisce in particolare al primo atto, dove la protagonista afferma che ogni notte ha la tentazione di ammazzare il marito, o quando Fifì accusa la sorella di un’ambiguità sessuale, che sarebbe a suo dire il problema per cui il marito cerca altre donne, o ancora al o  con la scena dello scorpione nella biancheria, indicatore del tradimento nella casa.

Per dare maggiore impatto emotivo si è anche aggiunto un prologo in flashback all’inizio dello spettacolo, dove gli amanti clandestini vengono colti in flagranza di reato ed arrestati, scena che non esisteva e di cui si sentirà il racconto durante la commedia.

L’ambientazione, collocata nell’immediato dopoguerra, permette di recuperare certe situazioni tipiche del mondo siciliano ed particolare agrigentino di quel tempo.

Le musiche di Mario D’Alessandro ci riportano a quelle sonorità forti e terragne che hanno caratterizzato la produzione cinematografica dei film di ispirazione siciliana degli anni ’50. La scenografia di Carmelo Giammello è ispirata alle case siciliane dell’epoca, dove si era soliti coprire le pareti con i teli neri e tutti i mobili e le finestre con dei drappi, metafora di un desiderio di non contaminazione e conseguentemente di una mancanza di rapporto tangibile con le cose e le persone.

Il siciliano dunque si dimostra essere uno dei dialetti più amati d’Italia perché cosi poetico, melodrammatico ma all’occorrenza anche frivolo e comico che ben rappresenta i due registri di questa rappresentazione teatrale. Con Eduardo si era abbandonata l’atmosfera siciliana per una napoletana e volendo continuare questo filone delle differenze, qui il cast è più eterogeneo sia nelle parti recitate che nello spazio che hanno in scena, facendo del tutto una rappresentazione corale, cosa che nelle commedie di Eduardo si perdeva siccome il maestro aveva sempre un peso enorme rispetto alla sua compagnia.

Marco Assante

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