A Milano “Sulla morte senza esagerare”

Data:

 Teatro Verdi, via Pastrengo 16 – Milano. Dal 13 al 16 dicembre 2018

Dato che lo spettacolo allestito dal Teatro dei Gordi, giovane compagnia nata nel 2010 e formata da un numero nutrito di attori, da un regista e da una drammaturga, tutti diplomati alla Civica Accademia d’Arte Drammatica Paolo Grassi di Milano, prende il titolo da una poesia di Wisława Wzymborska del 1986, la riporto nel mio articolo (per i lettori pigri che non hanno voglia di andarsela a cercare…) nella traduzione di Pietro Marchesani.

SULLA MORTE SENZA ESAGERARE

Non s’intende di scherzi,
stelle, ponti,
tessitura, miniere, lavoro dei campi,
costruzione di navi e cottura di dolci.

Quando conversiamo del domani
intromette la sua ultima parola
a sproposito.

Non sa fare neppure ciò
che attiene al suo mestiere:
né scavare una fossa,
né mettere insieme una bara,
né rassettare il disordine che lascia.

Occupata a uccidere,
lo fa in modo maldestro,
senza metodo né abilità.
Come se con ognuno di noi stesse imparando.

Vada per i trionfi,
ma quante disfatte,
colpi a vuoto
e tentativi ripetuti da capo!

A volte le manca la forza
di far cadere una mosca in volo.
Più d’un bruco
la batte in velocità.

Tutti quei bulbi, baccelli,
antenne, pinne, trachee,
piumaggi nuziali e pelame invernale
testimoniano i ritardi
del suo ingrato lavoro.

La cattiva volontà non basta
e perfino il nostro aiuto con guerre e rivoluzioni
e, almeno finora, insufficiente.

I cuori battono nelle uova.
Crescono gli scheletri dei neonati.
Dai semi spuntano le prime due foglioline,
e spesso anche grandi alberi all’orizzonte.

Chi ne afferma l’onnipotenza
è lui stesso la prova vivente
che essa onnipotente non è.

Non c’è vita
che almeno per un attimo
non sia stata immortale.

La morte
è sempre in ritardo di quell’attimo.

Invano scuote la maniglia
d’una porta invisibile.
A nessuno può sottrarre
il tempo raggiunto.

La poetessa polacca, premio Nobel nel 1996, donna schiva e lontana dalla mondanità, con il suo solito stile ironico, colloquiale, quotidiano ma così vicino ad una visone filosofica e indagatrice  dell’animo umano e della realtà, ci parla della morte come di un personaggio che s’ intromette nelle nostre esistenze sconvolgendole a suo piacimento, combinando  guai, guai grossi, ma a volte fallendo, eppure lei ci riprova, senza stancarsi mai, finché non ottiene quello che vuole.

Già, trionfa sempre lei…

Per associazione non ho potuto non pensare al film di Ingmar Bergman “Il settimo sigillo” di cui consiglio la visione.

Lo spettacolo non fa uso della parola, solo qualche pezzo di musica, lasciando la storia dipanarsi completamente con l’uso di maschere di cartapesta create da Ilaria Ariemme con grande maestria, grottesche, esagerate, un richiamo all’Espressionismo tedesco, molto efficaci nel caratterizzare i personaggi che duellano con la morte. Insomma, sono loro le vere protagoniste. Tant’è che, se le togliessimo dai volti degli attori, il tutto perderebbe quella specie di surreale “ultimo” afflato di cui è intrisa la storia. Storia che non sempre è ben delineata, a volte ci domandiamo il perché ma senza avere risposta da parte della drammaturgia, perché comunque parole o non parole, le idee chiare è necessarie che ci siano nelle mente dell’autore. Poi, una volta fatta chiarezza, gli si può dare tutte le forme che si vuole, in questo caso di un racconto ironico, a volte umoristico, sul tema, spinoso e delicato della morte. Ma, nonostante questa carenza drammaturgica, il merito di avere “non-parlato” di un tema così difficile prendendo spunto dalla poesia della poetessa polacca che può anche non piacere, per quel suo modo impersonale e freddo di poetare, lo diamo senz’altro a questi quattro bravi attori che hanno rivestito più ruoli, e alla compagnia intera per l’idea e l’impegno che ci hanno messo.

Ma ci auguriamo che in futuro non si affidino soltanto alla presenza scenografica, bizzarra e preponderante delle maschere per raccontare le loro storie, altrimenti queste belle creature inanimate possono rischiare di rimanere solo un mezzo esteriore per sedurre lo spettatore, invece di essere una delle tante voci che, se ben accordate, contribuiscono alla messa in scena ottimale di uno spettacolo.

Ma sappiamo che i Gordi ne hanno le capacità, come la voglia e la passione.

Daria D. Morelli

SULLA MORTE SENZA ESAGERARE

ideazione e regia  Riccardo Pippa

di e con Giovanni Longhin,  Andrea Panigatti,  Sandro Pivotti, Matteo Vitanza
scene, maschere  e costumi Ilaria Ariemme
disegno luci  Giuliano Bottacin
cura del suono Luca De Marinis
co-produzione Teatro dei Gordi e TIEFFE Teatro Milano
con il sostegno di Regione Lombardia e Fondazione Cariplo – Progetto Next – Laboratorio delle idee per la produzione e la distribuzione dello spettacolo dal vivo –
Armunia – Campo Teatrale di Milano – Centro Artistico Il Grattacielo – Centro Teatrale MaMiMò- Mo-wan teatro – Sementerie Artistiche – Concentrica 2016
​Selezione Visionari Kilowatt Festival 2016
Selezione Visionari Artificio Como 2016
Vincitore all’unanimità del Premio alla produzione Scintille 2015

Seguici

11,409FansMi Piace

Condividi post:

spot_imgspot_img

I più letti

Potrebbero piacerti
Correlati

“CORRO COME IL VENTO”: A TU PER TU CON MARCO FRATTINI

Marco Frattini musicista e affermato runner, ha vissuto l’adolescenza...

Seconda sconfitta consecutiva interna della Racing

Con una grintosa e veloce ripresa il Livorno impone...

Giulia Radaelli, Una miss che “influenza”

Tutto è iniziato per caso – e quasi per...

I BONOBO. La disabilità della finzione

Cosa è davvero la disabilità? Interessa davvero soltanto la...