Da Ravel a Stravinskij. Esa-Pekka Salonen entusiasma il Maggio Fiorentino

Data:

Al Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, Opera di Firenze, il 30 dicembre 2018

Scroscii di applausi si sono uditi ieri all’Opera di Firenze, grazie all’ottima prova del direttore finlandese Esa-Pekka Salonen, alle prese con un programma non semplice, che ha decisamente impegnato l’orchestra. Si è partiti con Daphins et Chloé di Ravel, passando per Pollux, composizione dello stesso Maestro, per arrivare infine a Le Sacre du printemps di Stravinskij.

Il primo tempo è stato dedicato interamente a Ravel, la cui varietà stilistica è stata sicuramente valorizzata dall’orchestra, capace d’interpretare al meglio una composizione così complessa, dove si sposano insieme lato lirico, esplosivo e ludico del compositore francese. Ed è proprio sul “gioco” che mi piace soffermarmi, visto che questo lavoro, detto non a caso “symphonie chorégraphique” è una vera e propria matrioska, una scatola magica di melodie danzanti, un ensemble di colori, di timbri, di ritmi, in cui è possibile ravvisare un gigantesco universo di suoni, che vanno dai più lievi e delicati ad altri energici e vulcanici, sempre comunque incorniciati dalle forme morbide di Ravel, in grado di non essere mai scontato, rinunciando alla prevedibilità dello sviluppo musicale, troncando i ritmi là dove lo spettatore potrebbe già sentirsi padrone dell’orecchiabilità sonora. A riprova che tutto questo sia stato eseguito splendidamente, arriva l’entusiasmo del pubblico che applaude con fervore orchestra, direttore e il Maestro del coro Lorenzo Fratini – visto che anche il coro dà prova di un’interpretazione di pregio, appoggiandosi sempre con precisione e delicatezza su queste parole, che non sono altro che vocalizzi che si amalgamano all’insieme strumentale.


Il secondo tempo si apre con Pollux, prima italiana della breve composizione dello stesso Salonen, a dire il vero non entusiasmante (un flusso sonoro distensivo ben confezionato, ma che pecca di mancanza di originalità e di estro), dove la cosa più interessante l’abbiamo ascoltata proprio nel finale, quando l’arpeggio del pianoforte entra in sintonia con gli archi. Si riprende poi con il repertorio classico del Novecento, dove stavolta a fare da protagonisti sono i toni ruvidi e tribali di Stravinskij: una prospettiva completamente diversa dalla morbidezza musicale di Ravel. Anche in questo caso la guida di Salonen è eccellente e l’orchestra segue i suoi movimenti attentamente, lasciandoci immergere all’interno di questo “rituale musicale”, dove Stravinskij sembra divertirsi ad addolcire temi di Tchaikovsky, conducendoci attraverso pezzi chiusi alla conclusione di un percorso spirituale composto da ritmi spigolosi e serrati e da timbri ambigui e misteriosi, che nonostante la loro celebrità non possono che farci assaporare di volta in volta ancora quella intrinseca dimensione di suspense. Anche in questo caso è un vero trionfo e Salonen può scendere dal suo podio da direttore vittorioso, grazie nondimeno all’orchestra del Maggio, negli ultimi anni sempre in crescita.

Stefano Duranti Poccetti

Maurice Ravel
Daphins et Chloé, symphonie chorégraphique in tre quadri per coro e orchestra
Esa-Pekka Salonen
Pollux – Prima esecuzione in Italia
Igor Stravinskij
Le Sacre du printemps, tableaux de la Russie païenne en deux parties
Artisti
Direttore
Esa-Pekka Salonen
Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino
Maestro del coro Lorenzo Fratini

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