“Il cuore di Chisciotte”. Apprezzare uno spettacolo con gli occhi di un bambino

Data:

L’8 e il 9 febbraio 2019 al Teatro Verdi di Milano, in occasione dell’IF Festival internazionale teatro di immagine e figura

In questi lunghi anni di recensioni, visioni e creazioni di spettacoli, ho imparato una cosa: che quando in sala ci sono dei bambini piccoli o sulla soglia dell’adolescenza, che guardano con occhi spalancati, che si divertono a sentire raccontar loro delle storie, che se ne stanno in silenzio senza distrarsi, è segno che l’Artista ha raggiunto il suo obbiettivo: rimanere un bambino anch’egli per poter arrivare ad un pubblico il più vasto possibile, in maniera semplice ma non per questo meno profonda e significativa, e non solo a una ristretta élite di intellettuali, addetti ai lavori, habitué che vanno a teatro come status sociale, per poi russare sonoramente.

E’ vero che Gek Tessaro, autore poliedrico, il che nel suo caso vuol dire fare tante cose con vero talento e non farne tante con pressapochismo come spesso ci capita di vedere, con i suoi libri illustrati che tanti premi hanno ricevuto, Premio Andersen, Rodari, Malerba, è particolarmente abituato a parlare ai bambini e come scrive nella sua pagina web: “Lavoro coi bambini e tento di ricordarmi il disagio che si può provare a quell’età. Tento perciò di misurarmi con loro solo dopo aver piegato le ginocchia per trovarmi così alla pari… a 60 centimetri da terra si muovono pianeti sconosciuti e inimmaginabili… Racconto storie con il disegno e so che è un privilegio perché quello di raccontare è il più bel mestiere del mondo.”

Chi meglio di lui poteva raccontare “Il cuore di Chisciotte” con immagini che escono di getto dalle decine di bottigliette di colori che gli stanno sotto agli occhi, pennelli, spatole, fogli, grazie alle sue dita veloci, al suo talento, alla sua sensibilità, alla sua voglia di raccontare un personaggio che è tanto più assurdo quanto vicino al cuore di ognuno?

“Leggère sono le nuvole in cielo, leggère sono le foglie del melo, leggère sono le piume; lèggere invece è un’altra cosa: è come un uccellino che sbatte le ali e sul tuo cuore si posa.”

Con queste parole inizia lo spettacolo, e da quel momento Gek Tessaro ci fa rivivere le imprese picaresche del cavaliere errante, ci avvolge nei suoi versi in rima, mai banali, mai pesanti, nelle immagini un po’ cubiste o che a volte ci ricordano Dalì, che prendono vita lentamente e solo alla fine ci rendiamo conto di quello che vediamo, come se una magia fosse accaduta nel buio di una sala di teatro o forse era il buio della nostra mente che, come quella di Chischiotte, ha sfidato i mulini a vento. Qualunque cosa sia, anche noi, ex bambini ora appesantiti da macchie e paure, rimaniamo a bocca aperta.

Lo spettacolo ha il potere di farci calare nel romanzo, di farci vivere insieme a Don Chisciotte le sue gesta, le sue audacie, i suoi amori, le sue follie. Come quei bambini ci stupiamo nel vedere le macchie di colore allargarsi sul grande schermo del palcoscenico e dar vita ad alberi, case, spade, cavalli, dame, deserti e le mani di Tessaro non si fermano mai, mani d’ artista, umili e grandi nello stesso tempo, e lui, bambino e adulto nello stesso tempo, consapevole di quanto la magia, le fiabe, i racconti, rendano le nostre vite più belle, più intense, più sane, più pure e di quanto alberghi nel cuore di ognuno un Don Chisciotte pronto a lottare contro cause perse ma giuste, anche se ne siamo inconsapevoli. Non abbattiamolo, non cancelliamolo, non emarginiamolo quel cavaliere pieno di coraggio, e di follia, altrimenti, sarebbe come vivere senza stupirci più di nulla, nell’attesa apatica e snervante che la parola fine chiuda il racconto delle nostre vite.

Uno spettacolo intriso di poesia, vera poesia, che ci ha fatto ricordare quello che avevamo un po’ dimenticato, di noi.

Daria D.

IL CUORE DI CHISCIOTTE
di e con Gek Tessaro
regia di Gek Tessaro e
Lella Marazzini

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