Un Don Giovanni da stadio

Data:

Al Piccolo Teatro Strehler di Milano. Dal 29 gennaio al 10 febbraio 2019

Ha ormai quasi 400 anni quello che ormai è diventato un mito senza tempo, per il teatro, per la musica, per la letteratura. Sotto lo pseudonimo dio Tirso de Molina un frate spagnolo nel 1630 creò il personaggio teatrale del Don Giovanni, protagonista della commedia El Burlador de Sevilla y Conbidado de piedra.
E’ il racconto della storia di un seduttore, che ha il fine, vista la religiosità dell’autore, di agire da monito per i trasgressori della morale umana e della legge divina

Al Teatro Strehler di Milano dal 29 gennaio al 10 febbraio ne è andata in scena la versione in prosa di Molière del 1665.

La chiave di lettura dell’adattamento e della regia di Valerio Binasco restituisce una figura estremamente moderna. Innanzi tutto nel linguaggio colloquiale e non aulico, nei modi di fare, nel modo di vestire di un personaggio che una volta si sarebbe definito da bar (esistono ancora?). Oggi potremmo forse descriverlo come uno dei frequentatori di curve da stadio. Incallito e miscredente, coltiva il preciso e semplice scopo di stare bene con se stesso, senza alcun obiettivo cerebrale e intellettualistico. Una figura moderna, si diceva. Per la quotidianità dei dialoghi, certo, e per l’abbigliamento. Ma anche per la scarsa consapevolezza (così frequentemente maschile?) della sua vera natura profonda e per il rifiuto a priori di approfondire la conoscenza di sè, di guardarsi dentro. E’ lo specchio, la rappresentazione di uno dei comportamenti contemporanei, che sfocia inevitabilmente nell’astio, nell’attacco, nel riversare ogni frustrazione sull’Altro, sul diverso da sé.

Nella moderna veste con anfibi del Don Giovanni, Gianluca Gobbi dialoga con il servo Sganarello (Sergio Romano), interprete del senso della morale corrente, cui invano richiama il padrone. Nessuna introspezione. Solo il cieco, compulsivo perseguire l’impulso immediato della seduzione, nella sensazione irresistibile di “vedere la bellezza in tutte le donne”.

Non esistono ostacoli morali, che si rivelano anzi scariche di adrenalina, cibo per una animalesca fame di trasgressione. Viene sedotta Donna Elvira, giovane suora in un convento (Giordana Faggiano). E poi la promessa sposa di un pescatore. Non è la bellezza, lo strumento di seduzione, ma la parola. Certo, è importante la lusinga che mette le donne al centro dell’attenzione, come illuminate dall’occhio di bue sul palcoscenico. Ma è soprattutto la promessa di altri mondi, di altri pensieri, di altri orizzonti rispetto al grigiore della quotidianità che conquista, infuocandole, la mente e l’immaginazioni delle vittime di Don Giovanni. Nulla teme. Né le rimostranze dei familiari di Donna Elvira. Né le accorate accuse di quest’ultima. Né tanto meno il Convitato di Pietra. Né i discorsi vani di Sganarello che suggerisce come “in ogni uomo ci sia qualcosa di meraviglioso”.

La cecità è tetragona e animalesca in Don Giovanni, tragico burattino inconsapevole manovrato dai fili delle sue pulsioni.

Guido Buttarelli

Piccolo Teatro Strehler
dal 29 gennaio al 10 febbraio 2019
Don Giovanni
di Molière
regia Valerio Binasco
con (in ordine alfabetico) Vittorio Camarota, Fabrizio Contri, Marta Cortellazzo Wiel, Lucio De Francesco, Giordana Faggiano, Elena Gigliotti, Gianluca Gobbi, Fulvio Pepe, Sergio Romano, Ivan Zerbinati
scene Guido Fiorato, costumi Sandra Cardini
luci Pasquale Mari, musiche Arturo Annecchino
assistente regia Nicola Pannelli, assistente scene Anna Varaldo, assistente costumi Silvia Brero
produzione Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale

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