“Il ragazzo dell’ultimo banco”. Racconto di un lettore voyeur

Data:

Dal 21 marzo al 18 aprile 2019, in prima nazionale al Piccolo Teatro Studio Melato, Milano

Chi è Claudio, il liceale protagonista del testo scritto da Juan Mayorga e messo in scena da Jacopo Gassmann, e che dall’ultimo banco della sua classe virtualmente si sposta in prima fila, anzi quasi si siede in cattedra spiazzando il suo nervoso frenetico perduto professore di letteratura?
Mayorga ce lo racconta come un ragazzino appartenente alla sfortunata classe sociale dei disagiati, famiglia semi assente, silenzioso, introverso, ma bravo in matematica, tanto che aiuta il compagno di scuola Rafa, che invece è molto carente e molto benestante… ma… ma… Claudio è anche amabilmente desideroso di “vendicarsi”, ironico e intelligente sa come duellare con il suo professore, non a colpi di numeri ma di racconti a puntate, una sorta di feuilleton che non ha nulla a che vedere con i miti citati e insegnati da Germán.
Tutto nasce dalla richiesta del professore ai suoi studenti di raccontare come hanno passato il week end.
Il professore riceve gli scritti e rimane stupito (ma non è forse lui a insegnargli a scrivere?) dalla povertà e dalla assoluta stringatezza dei compiti che gli tocca correggere e allora via!, fioccano gli zero, i tre, ma poi, davanti al compito di Claudio, si accende come se avesse letto Melville, o i suoi preferiti Dostoevskij e Tolstoj, e francamente il suo stupore ci sembra un po’ eccessivo. Direi un “molto rumore per nulla” in veste scolastica. Anche Claudio è un suo allievo, ma con qualcosa in più, e non è tanto il saper maneggiare la lingua, quanto avere imparato il segreto della scrittura, di qualsiasi genere si tratti: la suspense.
Il professore “cade” nella trappola che gli tende Claudio, quel ragazzino dal fisico gracile, timido, furbo, provocatore, ma che non si potrebbe fare a meno di coccolare e difendere, e che Fabrizio Falco impersona al meglio, e così comincia a entrare nei racconti dello studente non tanto per giudicarlo come “scrittore” ma perché ha scoperto che dentro a quell’intellettuale che non sta mai fermo, girando in continuazione (un po’ troppo frenetico a mio giudizio) attorno al lungo tavolo rettangolare in cerca di occhiali e di tesine da correggere, alberga un lettore voyeur.
Ma non è forse ogni lettore un “guardone” delle vite altrui? E non è forse la letteratura un indagine poliziesca delle vite altrui? Claudio, che ha capito la natura della scrittura, e di quella del professore, racconta i suoi week end in casa di Rafa, una bella casa degna di Domus, dove alle pareti sono appesi disegni di Klee che forse i proprietari non hanno mai veramente guardato, la serva è naturalmente un’ emigrata, si sorseggia vino parlando di business, criticando e adulando con snobismo e luoghi comuni i cinesi con cui Rafa senior dovrà fare affari, dove la signora è naturalmente annoiata e nascostamente lasciva, mentre passa il tempo a fare un sublime niente.

E lentamente Claudio entra nelle loro grazie, perché come ho detto è capace di suscitare un misto di pietà e di maternalismo che non si possono rifiutare a un genietto della matematica, a un “orfanello” della classe subalterna, a un tesoro di ragazzo.
Claudio, durante i suoi week end li osserva, li ascolta, li spia, anche lui si trasforma in un voyeur dello loro vite, del loro status, ma anche dei loro pensieri, delle loro preoccupazioni, dei loro desideri, dei loro momenti privati. E poi mette tutto su carta e consegna l’indagine al professore, finendo ogni essay con un lapidario, ermetico “continua”.
Anche la moglie del professore, Juana, che lavora in una galleria d’arte, quella moderna, quella che tanto più piace quanto più non se ne capisce il significato, si appassiona ai racconti a puntate ma per un altro motivo: sente odore di pericolo. Francamente anche lei fa molto rumore per nulla, ma essendo abituata a lavorare con il nulla… possiamo capirla.
Il professore però sente odore di pubblicazione, e spinge Claudio a scrivere, scrivere… perché “senza i racconti la vita non vale niente”. E dato che proprio lui ha insegnato al ragazzo che una cattiva letteratura è quella che manca di conflitti, ecco che Claudio sembra quasi portare, silenziosamente, lentamente, scompiglio e stupore non solo nella vita della famiglia di Rafa ma anche in quella del professore. Le due donne ne sentono il giovane, “remboiano” fascino, nulla a che vedere con i relativi consorti, e in una maniera o nell’altra ne diventano “schiave” inconsapevoli.
Si potrebbe parlare anche di una sorta di educazione sentimentale cui Claudio va incontro, un bisogno di scoprire se stesso oltre agli altri, un modo di vedere chi sta peggio di lui in quel loro “abbracciarsi male, dormire male”.
La scenografia è fatta di rettangoli che contengono i personaggi come fossero formule matematiche, “esseri immaginari” che s’incontrano, o si scontrano, creazioni di chi? Di che cosa?
La matematica, l’immaginazione, il vero, il verosimile, i vari Capitani Achab, le balene, le guerre e le paci, Ulisse, le Anne Karenina, e via citando, non sappiamo cosa Mayorga e Gassmann prediligano, forse solo Claudio potrebbe svelarcelo.
“Continua…”

Daria D.

Il ragazzo dell’ultimo bancodi Juan Mayorga, traduzione Antonella Caron
regia Jacopo Gassmann
scene Guido Buganza, costumi Giada Masi
luci Gianni Staropoli, movimenti Alessio Maria Romano,
sound designer Lorenzo Danesin, video a cura di Stefano Teodori
personaggi e interpreti (in ordine di apparizione)
Germán Danilo Nigrelli
Juana Mariángeles Torres
Claudio Fabrizio Falco
Rafa Alfonso De Vreese
Rafa Padre Pierluigi Corallo
Ester Pia Lanciotti
Produzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa
Foto di scena Masiar Pasquali

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