Adriatico Blues: Trieste, ideale centro privo di coordinate in un mitico mare stretto

Data:

Trieste, Teatro Miela, dal 28 al 30 marzo 2019

Una piccola parentesi di tranquillità nella quotidiana corsa a perdifiato compiuta schivando pericoli a volte chiari e definiti, a volte nascosti da una nebbia pervasiva e velenosa, scogli insidiosi e maligni.

“Adriatico Blues” è un po’ questo, esempio di teatro affettuoso in cui Laura Bussani, Alessandro Mizzi e Stefano Dongetti, assieme ai musicisti Stefano Bembi e Dennis Baganovic vagano, prendendo a spunto l’infinita quantità di storie che emergono dal “mare stretto”.

Lo attraversano senza smarrirvisi, perché lo riconoscono e trattano per quel che è:  un  “ponte liquido lungo 500 miglia” sorvegliato alla base, come un arcobaleno, da qualche personaggio archetipico: una sirena o magari un diavolo.

Ne approfittano e lo percorrono avanti e indietro senza paura, mescolando con serena sicurezza realtà e fantasia, musica e comicità, poesia e memoria.

La sera del 30 marzo tutto questo è stato arricchito da una sorpresa: la presenza sul palcoscenico, per un breve ma intensissimo momento, di Paolo Rossi, attore di vaglia e di grande scuola, affezionato frequentatore delle scene del Teatro “Instabile” Miela di Trieste.

I naviganti stanziali scelgono liberamente di andare alla deriva, attenti a inserire in uno “zibaldone collettivo” ogni spunto di racconto narrato dai naufraghi che essi accolgono e con i quali condividono l’angusto spazio lasciato libero dai tanti relitti e messaggi in bottiglia raccattati nel corso di una lunghissima, forse eterna, navigazione (caoticamente efficace la scenografia di Andrè Benaim).

Fa bene a tutti compiere un viaggio fuori rotta, esplorare a casaccio il fantastico mondo dell’utopia, andando a ritroso nel tempo in un “teatrino ballonzolante” sulle onde di un mare ideale.

Da esso possono emergere in ordine sparso, come tesori nascosti, miti e leggende che rimbalzano da una sponda all’altra di questo specchio d’acqua salata, storico punto di arrivo di un’antica strada, la Via Egnatia (o Ignazia) che da Costantinopoli, passando per la Grecia e la Macedonia termina sulle coste albanesi, le stesse che videro partire, quasi trent’anni fa (era il 1991) 27.000 persone, accolte dai cittadini di Brindisi, città situata di fronte alla loro terra, quella da cui erano appena fuggiti.

La prima ondata di profughi, dopo molti decenni di relativa calma. Altri ne seguiranno, lo si sa,  ma lo spettacolo non si focalizza su questo.

Storie diverse vengono accostate creando così un’Odissea minima: il ritrovamento in mare dell’Atleta di Fano, scultura bronzea attribuita a Lisippo (o alla sua scuola) che ora fa bella mostra di sé al Getty Museum di Malibù; la leggenda che lega il Beato Tobia di Como alle isole Tremiti o la Madonna delle Conchiglie cantata da Vinicio Capossela; la visionaria Isola delle Rose (in esperanto Insulo de la Rozoj), piattaforma costruita nel 1968 da Giorgio Rosa, Stato indipendente costruito al largo di Rimini e affondato dagli artificieri dopo qualche settimana dalla nascita.

Adriatico Blues è un pittoresco bar sopra il mare, trascinato da correnti sotterranee, nascoste nei meandri dei nostri ricordi; è un magico cappello da cui salta fuori  un po’ di tutto, un divertente lavoro aperto alle sollecitazioni più varie, ideato da Massimo Navone e da lui diretto, che parte da Trieste con l’intenzione dichiarata di accogliere, nel percorso che seguirà le voci dell’aldiqua e dell’aldilà dell’Adriatico, mare dalle sponde che si guardano e che si vedono chiaramente quando l’aria tersa e limpida lo permette, l’aria che si respira e si sente fisicamente sulla pelle dopo ogni gran temporale, generato dalla furibonda ma benefica Bora scura.

Paola Pini

Trieste, Teatro Miela
dal 28 al 30 marzo 2019
Adriatico Blues personaggi e storie tra le sponde di un mare stretto
uno spettacolo ideato da Massimo Navone
con Laura Bussani, Alessandro Mizzi, Stefano Dongetti
scene Andrè Benaim
musiche Stefano Bembi e Dennis Baganovic
scene e costumi di Andrè Benaim
produzione Bonawentura
con la partecipazione straordinaria, la sera del 30 marzo, di Paolo Rossi
Foto di Max Baxa

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