IL REGGIMENTO PARTE ALL’ALBA. Storia di Ottavio Sebastiàn

Data:

Teatro Parenti, Milano. 28 marzo – 7 aprile 2019

Perché metter in scena gli ultimi scritti di un autore, Dino Buzzati, consapevole che non avrà molto da vivere per via di quel tumore al pancreas, perché fare interpretare ad un giovane attore un uomo di più di sessant’anni che va in cerca del suo passato, della sua vita, di tutto quello che gli era caro, visto che tra poco “dovrà partire con il reggimento”, perché fare della morte, la cosa di cui l’essere umano ha più paura, la protagonista silenziosa e costante di uno spettacolo?
La tragica e poetica bellezza del testo, pagine di un diario scritte quasi alla fine di una vita, la semplicità della regia di Alessio Pizzech, la musica fatta di voci che cantano come un coro tragico, una marcia funebre, l’immedesimarsi in Ottavio Sebastiàn dell’attore protagonista Giuseppe Nitti di anni trentacinque ma con un’anima già proiettata ben oltre la giovinezza, fanno di questo spettacolo un qualcosa che si discosta dal mainstream teatrale odierno. E per tutte queste ragioni va la mia simpatia, il mio apprezzamento (senza mai cullarsi sugli allori… mi raccomando).

Il titolo ci fa subito pensare a un soldatino che sta per partire per la guerra, giovane, impaurito, indifeso, ma sulla scena invece c’è un uomo ben vestito, di classe sociale agiata, “sciagurato e un po’ professore”, con una valigia di cuoio, cappello, guanti, e un attaccamento profondo per la madre morta sette anni prima.
Di che reggimento parla Ottavio?
«Ma tutti senza eccezione… tutti in un certo modo appartengono a un reggimento e i reggimenti sono innumerevoli… nessuno sa quanti sono, e nessuno sa neanche quale sia il suo reggimento… Però quando un reggimento parte, chi gli appartiene, pure lui deve partire. Altri dicono invece che si tratti di navi… Ma reggimento o bastimento è lo stesso, il fatto è che un bel giorno ciascuno di noi deve partire.»
Lo capiamo poco a poco, guardando insieme a Ottavio l’azzurro cristallino del cielo, le cime innevate, “i giganti taciturni”, ascoltandolo parlare ossessivamente di “avviso di chiamata” cui nessuno può sottrarsi, non ci sono mai disertori in questo caso, solo uomini pronti a partire… per sempre.
Un racconto gotico, alla Poe, che scava tra le tombe del cimitero in cerca di una madre di cui non rimane che un’ombra, tra le foglie che “grattano” i sentieri, e i fantasmi dei morti che aleggiano in quei “deserti di anime”. Pagine di un diario che, se non fosse perché è scritto con quel meraviglioso stile magico-realistico che è proprio del grande scrittore veneto, potrebbe essere il diario di ognuno di noi, quando la morte ci tocca, quando gli affetti se ne vanno, quando i ricordi si fanno vividi e poi meno vividi e poi svaniscono del tutto, lasciandoci nudi sulla scena della vita.
E Ottavio, prima di partire, ripercorre le stanze della casa d’infanzia, vuota, eppure piena di ricordi, rivede la madre china allo scrittoio intenta a redigere una lettera, lei così “orgogliosamente borghese”, una “bambolina” che s’insinua tra le pieghe del suo cappotto, sente il telefono suonare, forse è lei che lo chiama… Un delirio silenzioso in cui Ottavio sprofonda con eleganza e dignità. Perché sa che non può fare nulla, se non accettare la sorte.
E quando Ottavio, alla fine, prende in mano un cordone, pensiamo “ecco, ora se lo mette intorno al collo, vuole decidere lui quando morire”. Invece si apre un siparietto e come per magia, appare un piccolo albero di Natale, illuminato per l’occasione. Forse c’è ancora un po’ di tempo per festeggiare…

Daria D.

 

IL REGGIMENTO PARTE ALL’ALBA
Storia di Ottavio Sebastiàn
di Dino Buzzati
adattamento teatrale di Giuseppe Nitti
regia Alessio Pizzech
con Giuseppe Nitti
musiche originali di Alessandro Panatteri
costumi Augusta Tibaldeschi
produzione Teatro Franco Parenti
Progetto di Giuseppe Nitti
sostenuto dall’Associazione Internazionale Dino Buzzati
in collaborazione con Fondazione TPE Teatro Piemonte Europa

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