La Notre Dame di Carl Barks

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“IL MIO CUORE E’ SOPRA L’OCEANO” (dall’edizione italiana della storia)

Ho avuto il piacere immenso di visitare la cattedrale di Notre Dame qualche anno fa, non potendo ovviamente immaginare di aver avuto anche la fortuna di farlo in tempo. E’ stata un’esperienza meravigliosa: Parigi è la Tour Eiffel, d’accordo, e mille altre cose ancora, ma prima di tutto è Notre Dame. L’inconfondibile silhouette di questo capolavoro dell’arte gotica che si staglia nell’Île de la Cité, il cuore della città, offre un’emozione indescrivibile appena lo sguardo riesce a posarvisi sopra.

Il disastro di lunedì 15 aprile, oltre a lasciarmi sbigottito e demoralizzato, ha anche stimolato in me il ricordo del mio primo incontro, ancora bambino, con l’indefinibile magia della Cattedrale. Un incontro “platonico”, che è comunque riuscito ad accendere in me il forte desiderio di poter vedere, un giorno, la vera Cattedrale con i miei occhi.

Per questo “colpo di fulmine” devo ringraziare il fumettista, illustratore e pittore statunitense Carl Barks (1901-2000), passato alla storia come “l’uomo dei paperi” per la sua dedizione pressoché totale all’universo dei paperi Disney (sua, tra le altre, l’invenzione di Zio Paperone), che ha saputo disegnare e raccontare come forse nessun altro autore. Nel numero 24 (settembre 1991) della gloriosa rivista Zio Paperone, che tra la fine degli anni ottanta e i primi anni duemila ha pubblicato l’opera omnia del grande Carl, c’era infatti la storia Zio Paperone e i misteri della cattedrale (titolo originale The Phantom of Notre Duck, pubblicata nel novembre del 1965 negli USA su Uncle Scrooge #60). Ispirata al celeberrimo romanzo di Gaston Leroux Il fantasma dell’opera, la storia (oltre ai disegni anche il testo è di Barks) comincia nel deposito dello “zione” per poi trasferirsi, grazie a un  curioso espediente narrativo, nell’imponente Cattedrale (nel fumetto ribattezzata “Notre Duck”, che diventa “Notre Paper” nella versione italiana), che Barks riesce a restituirci in tutto il suo suggestivo e misterioso fascino con pennellate di impareggiabile maestria, nel suo tipico stile semplice ed essenziale. Del resto, il Maestro amava viaggiare per il mondo sia di persona che attraverso le sue storie, e non di rado si ispirava a luoghi realmente esistenti in cui ambientare le vicissitudini dei suoi amati paperi. Nel caso di Zio Paperone e i misteri della cattedrale, lo scenario d’eccezione rappresentato da Notre Dame/Duck – che Barks, per l’occasione, colloca a Paperopoli – è messo al servizio di una tra le storie più importanti e significative dell’intera produzione barksiana: un magico incontro tra due capolavori, uno reale e uno di fantasia, ma entrambi, comunque, nati dall’ingegno umano.

La più recente – e sempre gradita – apparizione editoriale italiana della storia risale al novembre 2015, nel numero 20 della rivista Uack! – Tutte le storie di Carl Barks, nata con l’obiettivo di ripetere l’impresa di Zio Paperone, anche se con struttura del progetto e contenuti redazionali ovviamente diversi. Nel 1981 è stato realizzato in Brasile un seguito, Zio Paperone e il ritorno del fantasma della Cattedrale (titolo originale A volta do Fantasma de Notre Dame), su sceneggiatura di Ivan Saidenberg e disegni di Verci de Mello, pubblicata in Italia nel maggio del 1985 (Mega Almanacco n.341).

Una riflessione conclusiva rivolta alla vicenda Notre Dame: nel corso della sua storia plurisecolare la Cattedrale ha già attraversato un momento di grave crisi durante la Rivoluzione Francese, subendo danni gravissimi a cui si è posto rimedio con i vari restauri ottocenteschi. Nonostante l’incendio dell’aprile 2019 sia stato molto probabilmente il colpo più duro di sempre subito da Notre Dame, non si può far altro che guardare con ottimismo e fiducia al futuro, confidando nell’abilità dell’Uomo di rimediare ai propri errori e di riuscire a ricreare, grazie alla Conoscenza unita all’Ingegno, quella Bellezza che – è sempre bene ricordarlo e ricordarselo –, esattamente come ogni altro aspetto della vita, non gode del dono dell’eternità.

Francesco Vignaroli

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