“La guerra”, uno spettacolo, un personaggio

Data:

Trieste, Politeama Rossetti – Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, Sala Bartoli. Dal 10 al 14 e dal 15 al 18 aprile 2019

“La guerra” di Carlo Goldoni ritorna a Trieste, dopo circa un anno e mezzo dal debutto avvenuto nella scorsa stagione, parte integrante di una bella tournée in molte città italiane.

La memoria generalmente falsa un po’ il ricordo, condizionata com’è dalle sensazioni e dalle emozioni che si affastellano intorno a ogni episodio vissuto, ma quel che appare a una seconda visione è uno spettacolo che mantiene la sua sostanza con un equilibrio interno ancor più rafforzato fra gli attori in scena, anche in presenza di una variazione nel cast: Donna Florída e Lisetta sono infatti interpretate ora da Romina Colbasso, mentre Emanuele Fortunati veste i panni di Don Ferdinando e di un soldato che parla.

La presenza in palcoscenico del musicista Mitja Tull è qualcosa di più di un commento musicale inserito per dar movimento, perché sembra rappresentare l’ombra dell’Autore: accarezzando la sua fisarmonica segue la vicenda e la osserva con occhio benevolo e condiscendente, ora assecondando i comportamenti dei personaggi, ora commentandoli, ora ancora creando con leggerezza uno stacco tra una scena e l’altra.

La scenografia essenziale di Andrea Viotti (che firma anche i costumi) è costruita tutta su elementi mobili, per lo più barili di vino e casse accatastate qua e là, che si intuiscono ricolme di oggetti razziati da accumulare o rivendere rappresentando, grazie ai pesanti tendaggi che circondano lo spazio scenico, indifferentemente l’interno di tende dell’accampamento in cui soggiornano gli assedianti o della casa di Don Polidoro, commissario dell’armata (Mauro Malinverno), entrambe ugualmente precarie.

Vero protagonista è la Guerra, personaggio evocato costantemente, presente nelle parole e nei pensieri di tutti, sempre al centro di una vicenda di cui gli uomini appaiono in fondo come semplici comparse, fedeli sudditi di un meccanismo da cui traggono nutrimento.

Siamo in tempi a noi lontani, e anche se Goldoni traccia i contorni di un conflitto in fondo “pulito”, costante e presente allora come oggi è il condizionamento che provoca anche tra i soldati di uno stesso esercito, dando vita a un’aggressività latente che permea ogni cosa, avvelena qualsiasi rapporto, dà un retrogusto violento e aspro a tutte le relazioni alla ricerca costante di uno sfogo che possa dar pace alle inquietudini interiori.

C’è chi lo trova nel semplice gusto del “cimento”, come Don Cirillo (Adriano Giraldi), impenitente soldato dalla vitalità che poco si cura dall’essere stato già “stroppiato” nel fisico da precedenti conflitti.

C’è chi lo trova nel gioco o nella rapacità verso le donne, come il Conte Claudio (Giulio Cancelli), nell’inutile tentativo di trovare un anestetico alla noia di vivere e che con superbia si fa scudo di una nobiltà ereditata con il nome, ma di certo non assunta nello spirito; chi lo usa per raggiungere attraverso un’azione eroica quella gloria considerata vanamente eterna, come l’invidioso e arrivista Don Ferdinando (Emanuele Fortunati), che per ottenerla avversa con prepotenza il buon Don Faustino (Filippo Borghi) che a sua volta vorrebbe ottenerla per sentirsi degno di sposare la dolce ma determinata Donna Florída (Romina Colbasso), figlia di Don Egidio (Francesco Migliaccio), il comandante degli assediati.

C’è chi lo “sublima” per arricchirsi speculando, come Don Polidoro, o sua figlia Donna Aspasia (Ester Galazzi), che nulla ha più da imparare dal genitore, o anche Orsolina (Maria Grazia Plos), alleata dell’uomo e aspirante moglie, come pure Lisetta (Romina Colbasso), esempio di contadina capace di dosare con furbizia ogni arte femminile.

La saggezza appartiene ai capi come Don Sigismondo (Riccardo Maranzana), generale degli attaccanti e Don Egidio, forse gli unici a mantenersi retti e consapevoli di quanto sia inevitabile questo flagello tipicamente umano dalle cui lusinghe, nonostante tutto, riescono a mantenersi immuni. Compiono il loro dovere cercando in fondo di arrecare il minimo danno possibile e riuscendo a distinguere tra il ruolo di avversario e la persona che hanno di fronte: un pari degno di rispetto che con loro condivide la comune condizione umana.

La precarietà della vita è presente nell’aria e mirabilmente espressa da Donna Aspasia, mentre i due innamorati sono lacerati da un conflitto di interessi, essendo parte di due opposte fazioni in conflitto per una volta risulta sanabile, trovandoci ad assistere a una garbata commedia goldoniana e non di una tragedia shakespeariana.

La ferocia c’è, ma è ben nascosta.

Resa rarefatta dal contesto, è più presente negli animi e nelle intenzioni che nelle parole e per questo ancora più insidiosa; una situazione resa con eleganza ma senza offrire alcuno sconto per merito della raffinata regia di Franco Però.

Paola Pini

 

La guerra
di Carlo Goldoni
regia di Franco Però
con gli attori della compagnia del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia
Filippo Borghi, Romina Colbasso, Emanuele Fortunati, Ester Galazzi,
Riccardo Maranzana, Francesco Migliaccio, Maria Grazia Plos
e con Giulio Cancelli, Adriano Giraldi, Stefano Pettenella
e la partecipazione di Mauro Malinverno
fisarmonicista Mitja Tull
scene e costumi di Andrea Viotti
luci Alessandro Macorigh
produzione Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia

personaggi/interpreti
Don Egidio, comandante della fortezza assediata – Francesco Migliaccio
Donna Florída, sua figlia – Romina Colbasso
Don Sigismondo, Generale degli assedianti – Riccardo Maranzana
Il Conte Claudio, tenente – Giulio Cancelli
Don Ferdinando, alfiere – Emanuele Fortunati
Don Faustino, alfiere – Filippo Borghi
Don Cirillo, tenente stroppiato – Adriano Giraldi
Don Polidoro, commissario dell’armata – Mauro Malinverno
Donna Aspasia, sua figlia – Ester Galazzi
Lisetta, contadina – Romina Colbasso
Orsolina, venditrice di varie cose all’armata – Maria Grazia Plos
Don Fabio, alfiere – Stefano Pettenella
Due soldati che parlano – Francesco Migliaccio ed Emanuele Fortunati

Di seguito il link per accedere alla recensione precedente:
https://www.corrieredellospettacolo.net/2017/11/04/la-guerra-carlo-goldoni-rispettare-dare-attualita-un-testo-classico/

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