Con “Frammenti di baseball” Stefano Duranti Poccetti eleva il gioco del baseball a metafora della vita

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Fin dal primo frammento anche il lettore meno informato su regole e modalità di un gioco tipico della società U.S.A. viene coinvolto in un’avventura che va oltre la conoscenza specifica di questo sport. In “Frammenti di baseball” ogni brano poetico infatti segue il successivo senza soluzione di continuità nel senso che tutta l’opera ha un andamento sinusoidale di alti e bassi, come la vita, in cui eventi felici si alternano a eventi tristi, grandi entusiasmi a cocenti delusioni, storie di ingiustizie subìte a storie di riscatti finalmente conseguiti…, il tutto in un mix poetico, a tratti mistico, di ricordi e di esperienze vissute in prima persona poiché, per l’autore:

Entrare in un campo da baseball è come entrare in un arcaico tempio, proprio come uno di quei templi circondati da statue raffiguranti eroi ed atleti, con la differenza che in questo caso quelle sculture sono i giocatori stessi. Essi stanno lì nella loro statica magnificenza…

Il lettore apprende di una popolarissima pratica sportiva che nel tempo è riuscita a dare dignità e meriti a minoranze etniche emarginate come quelle dei neri, degli ispanici e dei nativi americani e, infine, anche alle donne che con Pat, la ragazza del baseball, ha aperto la strada di un gioco prettamente maschile anche al genere femminile. Nel succedersi dei diversi frammenti si familiarizza con nomi di giocatori mitici come Babe Ruth, Shoeless Joe Jackson, Blockade Billy, Joe DiMaggio, l’ infelice ex-marito di Marilyn Monroe, Roy Hobbs… con termini tecnici come inning, home run, swing, sliders, left field… con nomi di squadre come White Sox, Chicago Cubs, Brooklin Dodgers, New York Giants…
Ricordi personali affiorano qua e là quando l’autore fa riferimento alla sua esperienza di giocatore e rievoca il suono della palla che fende l’aria facendola risuonare come un ensemble di violini e ancora quando incontra i poverissimi ma felici ragazzini di Cuba o i domenicani che esorcizzano i loro complessi di inferiorità chiamandosi vicendevolmente ‘negro’ e quando descrive con il fiato sospeso la cronaca di un’intera partita.
In definitiva si tratta di un libro di poesie contagioso nel senso che non può non appassionare anche un comune lettore non amante dello sport e del baseball in particolare.

Ombretta De Biase

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