Roberta Catarzi. Tra “palco-terapia”, luxury e luccichii

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“Avevo 23 anni quando realizzai che avrei potuto sconfiggere l’ansia ed il panico che mi attanagliavano solo facendo un qualcosa che mi appassionasse davvero e dal profondo del cuore e che tirasse fuori ciò che di me rimaneva inespresso”. Parole che raccontano chi è Roberta Catarzi, oggi conduttrice di eventi, donna di spettacolo, abituata ad avere i riflettori puntati addosso e il microfono fra le mani. Ma, come sempre accade, le storie più belle nascono da fragilità più o meno nascoste. Così è successo anche per lei, toscana doc, parlantina dall’accento marcato, un corpo da urlo ravvivato da colori che il popolo femminile le invidia. Da un palco all’altro senza dimenticare le origini. Perché per lei, lo spettacolo ha assomigliato tanto ad un riscatto personale. “Quando avevo 22 anni e stavo ultimando gli studi di laurea in PROGEAS, afferente a Lettere e Filosofia, quando, a pochi mesi dalla laurea iniziai ad avere attacchi di panico che avrebbero potuto essere invalidanti se io avessi deciso di non essere abbastanza forte”. Il suo è un continuo riavvolgere il nastro, come se quel che si vede oggi (e che la porta a girare la Toscana) è frutto del passato.

Cosa succedeva quando avevi questi attacchi di panico?

Non c’era occasione in cui non si presentassero, da una cena con gli amici, al parco facendo una passeggiata, o semplicemente mentre ero in casa finendo di scrivere la tesi. Allora mi rivolsi ad una psicologa, fiduciosa nel lavoro che avremmo potuto fare insieme per aiutarmi a stare meglio!

E da allora…

Effettivamente grazie a questo percorso ho conosciuto meglio me stessa e piano piano ho iniziato a capire che non sono fatta di passioni forti che non posso tralasciare o reprimere perché poi queste poi starei male.

Era l’indicazione di una strada da seguire.

Durante gli anni universitari mi ero dedicata anima e corpo allo studio ed avevo anche iniziato con i primi lavoretti, mettendo da parte il mio lato artistico. Quel fuoco artistico che ardeva in me però si stava nuovamente facendo sentire e mi chiedeva di dargli sfogo!

E così è stato!

Infatti decisi che avrei dovuto dedicare più tempo alla mia passione più grande: stare in mezzo alla gente, magari su un palco, e comunicare qualcosa tramite la mia voce, tramite la mia gestualità e comunque con la mia personalità.

Hai così deciso di entrare nel mondo patinato di eventi, iniziative, luxury e luccichii.

Posso dire che per me il mondo dello spettacolo è sempre stata un arma a doppio taglio. È un mondo difficile in cui mi sono calata sin da giovanissima, ancor prima della maggiore età, un mondo che mi ha a volte abbagliata e da cui quando ho iniziato l’università ho deciso di staccarmi un pochettino per potermi concentrare di più sullo studio. Forse questa scissione troppo netta mi ha anche staccata dal mio vero io: così, a pochi mesi dalla laurea, in un periodo in cui ansia e panico regnavano sovrani, ho deciso di rimontare sul palco.

Tu hai coniato una definizione per questo modo d’essere: “palco-terapia”

Devo dire che quando parlo di palco terapia adesso davvero potete capire che cosa sto intendendo! È il far emergere l’artista che è in me, la presentatrice o l’attrice a seconda del momento. Questo mi dà e mi ha dato energia per affrontare i momenti più difficili, ha contribuito e contribuisce a rendere la mia vita migliore.

Una situazione sempre border line che ti espone a rischi.

Col tempo ho imparato a capire che sono una persona complessa, non facilmente inquadrabile in alcuni stereotipi. Sono una dottoressa atipica che fa anche la presentatrice e l’attrice, sono una donna che mette molto amore e costanza in ciò che fa, sono una persona che vive di forti emozioni. Questo a volte può essere un pregio, altre un difetto, alcune volte può rappresentare un punto in più, altre un limite.

Come è servita la palco-terapia per la tua crescita?

Crescendo ho imparato ad accettarmi, a non nascondere il mio lato artistico che c’è e ci sarà sempre e che ad oggi sta accanto alla tranquilla e paziente dottoressa e docente che lavora con soddisfazione ed amore con bambini e ragazzini. Semplicemente ho imparato a volermi un po’ più bene ed a capire che la prima convivenza da realizzare è quella con sé stessi.

Luca Fina

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