Il valore etico e simbolico di “Andrea Chénier” appare in tutta la sua grandezza al Teatro Verdi di Trieste

Data:

Trieste, Teatro Lirico Giuseppe Verdi, dal 17 al 26 maggio 2019

Rappresentazione agile e corale di un’opera in cui l’elemento collettivo si scontra con i singoli individui e, incurante, ne determina la sorte. Così è apparso l’ “Andrea Chénier” andato in scena nei giorni scorsi a Trieste, reso possibile innanzitutto da un fluido equilibrio sviluppatosi tra concertazione e regia, che si è mantenuto con naturalezza e costanza dal principio alla fine.

La raffinata direzione del M° Fabrizio Maria Carminati, ha sostenuto con partecipazione coinvolgente e appassionata l’Orchestra, il Coro (preparato dal M° Francesca Tosi) e i cantanti a lui affidati nell’interpretazione di una non semplice partitura che caratterizza, con nitida chiarezza, ogni episodio e ogni personaggio.

Con una regia particolarmente attenta ai dettagli Sarah Schinasi, del canto suo, si è posta in ascolto empatico con il libretto di Luigi Illica e con le fonti narrative (la novella di Joseph Méry), storiche e drammaturgiche ad esso precedenti offrendo così, con questo nuovo allestimento prodotto dalla Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi assieme al Teatro Opera SNG di Maribor, una lettura trascinante e di notevole impatto.
È stata supportata in questo dagli accurati costumi di Jesús Ruiz e dalle scene di William Orlandi, imponenti e allo stesso tempo mobili e agili, cariche di elementi simbolici e distanti dall’umana sofferenza come le architetture dipinte da De Chirico, cui sono state aggiunte efficaci proiezioni, grazie anche alle quali la funzione evocativa data dagli elementi scenici ha potuto esplorare con efficacia diversi livelli di astrazione e passare con eleganza da momenti più espliciti ad altri estremamente simbolici.
Il pieno rispetto della vicenda storica di amore e morte svoltasi all’ombra della Rivoluzione Francese tra Andrea Chénier (Kristian Benedikt, a proprio agio in una non semplice parte) e Maddalena (Svetla Vassileva, disinvolta nel far emergere le tante sfaccettature di un personaggio dotato di una struttura complessa) è stato raggiunto, dando voce e dignità ai personaggi realmente esistiti cantati qui dalla musica di Umberto Giordano.
I cambi di scena, mai nascosti alla vista del pubblico, si sono svolti a sipario alzato con una tecnica di stampo cinematografico che ha evitato al pubblico di subire un altrimenti inevitabile calo di tensione, catturandone invece l’interesse.
Dall’Arcadia fuori tempo ambientata nel castello di Coigny alla vigilia della Presa della Bastiglia, si è passati così con scioltezza alla Parigi già soffocata dal Terrore di Robespierre e, dalla Sezione del Tribunale Rivoluzionario, con un passaggio alla sala in cui Maddalena si precipita per chiedere a Gérard la grazia dopo l’arresto di Chénier si è giunti, dopo il processo e la condanna, al cortile delle prigioni di Saint Lazare.

È apparsa così una lirica ma lucida anatomia del potere, perversamente capace di far dimenticare anche ai più appassionati, come Gérard (Devid Cecconi, adattissimo al ruolo per presenza scenica, doti vocali e interpretative), gli ideali più alti e rendere difficile il mantenersi fedeli a se stessi; è fin troppo facile infatti cadere nella trappola ed essere manipolati da chi, come l’Incredibile (l’efficace Saverio Pugliese, che interpreta anche il ruolo dell’abate poeta nel primo quadro), maschera con una falsa fedeltà politica il proprio crudele opportunismo. Per questi ultimi, invece, risulta semplice cavalcare nell’ombra l’onda generata dalla folla, la massa ubriacata dal sangue versato, desiderosa soltanto di assistere allo spettacolo della ghigliottina, indifferente alla verità o alla falsità delle accuse subite dalla vittima di turno.
Intensissimo, l’episodio che vede protagonista Madelon (Isabel De Paoli), la vecchia cieca, che “dona” l’ultimo suo nipote alla Patria.
Bravi e adeguati ai rispettivi ruoli i personaggi minori: Anna Evtekhova (la contessa di Coigny), Albane Carrère (Bersi), Francesco Musinu (Roucher), Gianni Giuga (Pietro Fléville/il sanculotto Mathieu), Giuliano Pelizon (Il maestro di casa/Schmidt), Giovanni Palumbo (Fouquier Tinville) e Francesco Paccorini (Dumas).
L’omaggio sincero alla valenza etica dell’opera, a sua volta intrisa dai valori più alti generati dalla Rivoluzione Francese, si è materializzata nei versi del poeta André Chénier, il personaggio realmente vissuto, apparsi alla fine: Vivez amis, vivez en paix (Vivete amici, vivete in pace).

Paola Pini

 

Trieste, Teatro Lirico Giuseppe Verdi
Stagione Lirica 2018/2019
dal 17 al 26 maggio 2019
Andrea Chénier
Musica di Umberto Giordano
Dramma storico in quattro quadri su libretto di Luigi Illica
Maestro Concertatore e Direttore Fabrizio Maria Carminati
Regia Sarah Schinasi
Scene William Orlandi
Costumi Jesus Ruiz
Maestro del Coro Francesca Tosi
Nuovo allestimento della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste in coproduzione con il Teatro Opera SNG di Maribor
Orchestra, Coro e Tecnici della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste
Personaggi e interpreti principali:
Andrea Chénier: Kristian Benedikt (17, 21, 23, 26/V) – Samuele Simoncini (19, 25/V)
Maddalena di Coigny: Svetla Vassileva (17, 19, 25/V) – Rachele Stanisci (21, 23, 26/V)
Carlo Gérard: Devid Cecconi (17, 19, 21/5) – Domenico Balzani (23, 25, 26/V)
Madelon: Isabel De Paoli
La Contessa di Coigny: Anna Evtekhova
La mulatta Bersi: Albane Carrère
Roucher: Francesco Musinu
Un Incredibile/L’abate poeta: Saverio Pugliese
Pietro Fléville/Il sanculotto Mathieu: Gianni Giuga
Schmidt/Il Maestro di casa: Giuliano Pelizon
Fouquier Tinville: Giovanni Palumbo
Dumas: Francesco Paccorini

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