UN DON RODRIGO INEDITO AL 44° CANTIERE INTERNAZIONALE D’ARTE

Data:

Dal 16 al 21 luglio 2019, presso il Castello di Sarteano

Il teatro al Castello di Sarteano è una consuetudine creativa del Cantiere Internazionale d’Arte, la manifestazione ideata da Hans Werner Henze che presenta anche quest’anno 47 appuntamenti tra Montepulciano e la Valdichiana, fino al 28 luglio. Il teatro al Castello di Sarteano è anche la conferma di una drammaturgia che sfida l’attualità, riflettendo sui fenomeni sociali contemporanei grazie agli stimoli forniti dal patrimonio culturale classico. Era successo lo scorso anno con “Giufà”, in cui Laura Fatini si ispirava alle storie della tradizione orale per umanizzare i processi legati alle migrazioni contemporanee. Accade in questo nuovo e audace progetto intitolato “Rodrigo – appunti su un malamore”, scritto e diretto da Gabriele Valentini, con le musiche originali commissionate a Davide Vannuccini, sotto le insegne della Nuova Accademia degli Arrischianti (una realtà sempre più attiva e prolifica, anche al di là del suo ambito territoriale di riferimento). In questo caso l’idea di Valentini muove dal personaggio manzoniano di Don Rodrigo, ricercando un’interpretazione insolita: il prevaricatore comunemente considerato un’icona dell’arroganza si rivela qui sventurato e tradito. Un’analisi che il regista individua nel sottotesto de “I promessi sposi”, ipotizzandovi un’anticipazione delle teorie freudiane.

La messinscena si svolge al cospetto della villa storica edificata a ridosso del castro sarteanese: è la rappresentazione del palazzotto di Rodrigo, la rivendicazione della ricchezza e del potere adulati da un popolo di bravi. Una fazione animosa e plagiata dal cattivismo dell’antieroe che evoca chiaramente le tifoserie dei (pre)potenti odierni, le folle incantate dal dogma dell’uomo forte, stregate dal ruolo risoluto e virile di chi esercita il comando. Il popolo che rimette le sue incertezze al cattivo mediocre e lo difende da qualsiasi sospetto con argomenti qualunquisti, come ad esempio quello immancabile per cui la femmina, Lucia ovviamente, indossando i pantaloni (notoriamente difficili da sfilare) non può esser stata violata se non con il consenso. Solo che il coraggio, la tempra e la coerenza della donna pretesa (una Noemi Lobello tanto giovane, quanto magnetica) provocano qualche scricchiolio nel consenso del signorotto. Sul quale si apre l’indagine edipica, con un flashback nella sua infanzia frustrata che è probabilmente la scena più efficace, nonché rivelatrice dello spettacolo. Nella percezione dei popolani, l’autorità di Rodrigo perde progressivamente autorevolezza e si fanno più credibili quegli appunti nei confronti del padroncino mossi da un Fra’ Cristoforo inizialmente contestato. E siccome il potere logora anche chi ce l’ha, il popolo si fa infine critico e avverso, di un’avversità spietata, come succede a tutti coloro che nello splendore son stati fin troppo osannati e al tramonto sono fin troppo vilipesi. La parabola inesorabile del potere, se vogliamo azzardare una lettura sociopolitica. L’involuzione inevitabile di una personalità irrisolta, volendo invece privilegiare lo sguardo psicologico.

Il merito di Valentini è quello di fornire un punto di vista originale su un testo poco meno che sacro come “I promessi sposi”, risultando convincente nelle intuizioni drammaturgiche su cui si basa lo spettacolo. Il merito del Cantiere Internazionale d’Arte e della Nuova Accademia degli Arrischianti è quello di assicurare ai giovani talentuosi e ai cittadini del territorio l’opportunità di partecipare alle attività artistiche perseguendo standard qualitativi elevati. E in tal senso l’intento prevale sull’esito. La scrittura, talvolta volutamente verbosa, impegna una compagine di attori forse sollecitata a rimarcare toni molto alti. La sonorizzazione elettronica di Vannuccini è incisiva per delineare l’ambientazione e gli umori, mentre si fa più sommessa nell’interazione con il testo. Le video scene di Simone Pucci risolvono con gusto e adeguatezza narrativa una parsimonia illuminotecnica tanto suggestiva, quanto indotta dalla particolarità della location. Gli azzeccati costumi di Vittoria Bianchini esprimono coerentemente la cifra stilistica dello spettacolo. Il successo di pubblico è confermato dall’applauso deciso della platea.

Azzurra Di Meco

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