“Il re leone”: un altro remake Disney dal successo planetario

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Cinema Signorelli, Cortona. Domenica 25 agosto 2019

 Dopo la grande affermazione al botteghino del remake in live action (cioè con attori in carne e ossa) di Aladdin, uscito nelle sale italiane lo scorso maggio, la Disney trionfa con un’altra operazione che guarda al passato: la nuova versione in animazione computerizzata de Il re leone, anch’essa premiata dal plauso del pubblico, che ha fatto entrare l’opera nella top 10 dei film con i maggiori incassi di tutti i tempi.

Se il pubblico non ha avuto dubbi nel promuovere a pieni voti tali operazioni-nostalgia, la critica si è invece divisa nettamente nella valutazione dei due film. Per quanto mi riguarda, posso dare un giudizio identico su entrambe le opere: gradevoli, ben fatte, ma non aggiungono nulla agli originali.

Entrando nello specifico de Il re leone, la nuova versione si rivela senza dubbio innovativa – direi quasi inevitabilmente, visti i venticinque anni trascorsi dall’uscita del primo film – sul versante tecnico, sfoggiando un’animazione digitale di stampo fotorealistico e una cura maniacale dei dettagli di forte impatto, anche se il risultato complessivo risulta a tratti un po’ freddo. La sceneggiatura, invece, si attiene piuttosto fedelmente a quella originale, pur presentando alcune piccole differenze che non sono comunque sufficienti a proiettare nuova luce sulla storia; l’atmosfera generale risulta più cupa, e l’inquietante caratterizzazione delle iene aggiunge un tocco horror al film.

Anche la colonna sonora è nel solco della tradizione, visto che la Disney ha scelto, proprio come in Aladdin, di mantenere i tipici intermezzi musical – ormai forse un po’ anacronistici – dei suoi film d’animazione, e alcune delle canzoni (tra gli artisti coinvolti spicca il nome di Marco Mengoni) suoneranno piuttosto familiari a chi ha già visto il primo film, come nel caso della celebre Il cerchio della vita. Nei dialoghi, qua e là si colgono sfumature che rispecchiano fedelmente il nostro presente (come le espressioni, quantomai di moda oggi, “chilometro zero” e “bullizzare”, entrambe utilizzate dalla coppia comica Timon & Pumbaa), e il doppiaggio, al netto delle suddette differenze lessicali, è sostanzialmente all’altezza di quello della prima versione (a prestare la voce a Mufasa, padre di Simba, è il grande Luca Ward, uno dei migliori doppiatori italiani in attività).

Ciò detto, Il re leone è un buon film; pur non essendo annoverabile tra i migliori Disney, merita comunque la visione, specie per chi non conosce l’originale. La storia ha sempre un suo fascino, e riesce a emozionare e coinvolgere spettatori di ogni età (provare per credere).

E l’operazione-nostalgia non finisce qui: a novembre è infatti prevista l’uscita dell’ennesimo remake – il terzo del 2019 – di un altro classico d’animazione, Lilli e il vagabondo, in edizione live action, proprio come per Aladdin. Visti i risultati ottenuti, alla Disney hanno pensato bene di proseguire per una strada che, sin qui, si è rivelata solida e sicura. Certo, non si può dire che ultimamente i suoi creativi brillino per originalità e innovazione, ma pazienza: non si può avere tutto…

Francesco Vignaroli

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