A TU PER TU CON FEDERICO STRAGÀ, “L’astronauta” alla ricerca dell’amore autentico

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“L’artisticità di un uomo è rivelata solo se oltre i riflettori egli emoziona ancora”.
Aforisma di Giuseppe Sanfilippo

Sarà forse un po’ strano o banale iniziare un’intervista con un piccolo aforisma da parte di chi intervista. Ma oggi mi viene spontaneo iniziare così questo colloquio con un artista che oltre i riflettori continua ancora a emozionare il pubblico ed a essere seguito. Sto parlando di Federico Stragà (Belluno classe 1972), che si è avvicinato alla musica a sedici anni; giovanissimo forma una band con alcuni amici. Nell’ottobre 1997 si iscrive all’Accademia di Sanremo e, superate tutte le selezioni, approda a Sanremo Giovani, dove cattura l’attenzione dei produttori Mara Majonchi e Bruno Tibaldi con “La Notte Di San Lorenzo”. Nel 1998 partecipa al Festival di Sanremo tra le Nuove Proposte con il brano “Siamo noi”. Segue la pubblicazione dell’album d’esordio intitolato FEDERICO STRAGA’. Domina la stagione radiofonica del 2000 con il brano “L’astronauta”, apprezzato anche da Bobby Solo e Franco Battiato, che partecipano in una versione remix.
Nel 2001 esce il suo secondo album CLICK HERE, da cui vengono estratti altri due singoli di successo: “Cigno Macigno” ed “Eleonora non s’innamora”. Nel 2002 vince Un disco per l’estate con il singolo “Il Coccodrillo Vegetariano”. Nel 2003 partecipa nuovamente al Festival di Sanremo nella categoria Big, interpretando “Volere volare” in coppia con Anna Tatangelo. Nel 2008, a sei anni dal suo esordio in un’inedita versione swing, esce il cd “Federico Stragà canta Frank Sinatra” che contiene alcuni tra i più grandi successi di The Voice. Questa interpretazione gli vale la partecipazione al Bologna Jazz Festival nel 2010 ed il premio alla voce conferitogli dal Leggio D’oro nel 20131. Un bravissimo artista che oggi ci concede un po’ del suo tempo.

Ciao Federico, intanto ti ringrazio per aver accettato questa intervista, ho notato in questi anni che come persona hai sempre avuto un certo spessore e soprattutto ho visto che nel corso del tempo hai conservato la tua semplicità umana e artistica. Come hai fatto a conservare questa semplicità?

Grazie!! Dipende cosa intendi per semplicità, alcune persone che conosco non mi definirebbero proprio semplice 😉 Comunque, inteso come mi è capitato ogni tanto di sentirmi dire, credo dipenda dalla mia famiglia e dal contesto in cui sono cresciuto.

Hai iniziato la tua vita artistica all’età di 16 anni. Come è cominciato questo percorso e quale è stata la prima canzone che hai cantato?

A 16 anni sono andato in collegio e ci sono rimasto 2 anni. Lì ho iniziato a frequentare un corso di chitarra e, nello stesso periodo, i miei compagni mi hanno spinto a esibirmi durante una serata nel teatro all’interno del collegio. Più che cantare, imitavo abbastanza bene alcuni cantanti. La prima canzone è stata “Vita spericolata”. Quella sera è stato davvero un successo inaspettato. Forse quello mi ha dato la spinta iniziale.

Nel 2018 hai lanciato il tuo album “Guardare Fuori”. Dallo stesso sono stati estratti “Ho esaurito la paura”, “Debole” e il brano che fa da titolo allo stesso album. Come è nato questo lavoro?

Avevo scritto qualche canzone in passato ma nel 2013 ho preso in mano la chitarra con l’intenzione di scrivere in modo più costante. Inizialmente mi sono auto imposto di farlo. Poi è nato spontaneamente il desiderio di raccontare alcune cose anche molto personali.

Tra i tanti successi del passato c’è “L’astronauta”, una canzone molto riflessiva: un’opera d’arte che dona una visione del sentimento umano più importante. Come vede oggi Federico l’amore?

Lo vedo in modo meno romantico e più pratico rispetto al passato. Lo riconosco meglio quando lo ricevo e non pretendo che venga riconosciuto sempre quando lo do. Wow… questa me la devo appuntare 😉

Sul tuo sito www.straga.net ho letto “In passato ho vissuto lo scrivere canzoni quasi come un’auto-costrizione, forse perché mi hanno spesso inquadrato come un cantautore. Negli ultimi anni, ho deciso di imbracciare la chitarra ed approcciarmi alla scrittura con uno spirito diverso. Col tempo, ho scoperto che la costanza può tramutarsi in passione e che la passione è l’unico modo per fare qualcosa di genuino e magari anche di artistico…” Mi sono piaciute queste parole, perché affermi qualcosa di molto importante e cioè che ci siamo dimenticati della passione, in un’epoca in cui facciamo fatica a trovare qualcosa che ci rappresenti. Da dove – secondo te – l’essere umano deve ripartire per trovare le giuste ispirazioni?

Credo che ognuno segua la propria strada e non ci siano delle regole generali. Nella musica, come forse in altri ambiti, percepisco il desiderio di ritornare un po’ indietro. Oggi molta musica che sento, non tutta fortunatamente, sembra uscita da una catena di montaggio e non da una reale passione.

Abbiamo parlato finora della tua vita artistica, ci vuoi raccontare qualcosa della tua vita privata e quali progetti hai per il presente?

Devo dire che i miei progetti attuali ruotano tutti intorno al fatto di voler continuare a fare musica. Vivere a Bologna a volte è stimolante in questo senso. E forse anche il fatto di fare spesso i compiti con mia figlia lo è stato in questi anni.

Giuseppe Sanfilippo

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