• Home
  • Redazione
  • Manifesto
  • Cenni Storici
  • Contatti
  • login Or Create an account
corriere_dello_spettacolo_logo
  • Home Page
  • Le Nostre Rubriche
    • Viaggio attraverso l’impossibile
    • La Bustina di Dioniso
    • Rispettiamo l’Italiano
    • Creativity Talk from London by Katya Marletta
  • Interviste
  • Recensioni
    • Arte e Cinema
    • Libri
    • Musica
    • Teatro
    • Opera e Musical
    • Danza
  • Da sapere…
  • Occhio a…
    • Poesia dello Sport
    • Cortona e Dintorni
    • Feuilleton
    • Filosofia
    • Moda&Tendenza
  • Premio di Poesia

Notizie Live

  • “Triestini d’oltremare”: il teatro fa riemergere una parte molto intima della memoria collettiva triestina
  • Brevi cenni analitici a “Lolita” di Stanley Kubrick
  • Ciak Scuola Film Fest – IX Edizione
  • LUISA PROCOPIO. Sorriso, energia e fisico da miss
  • LIDIA LAUDANI. Da ambassador del mondo curvy al lavoro in radio e in tv

Sei qui:

Home/ Da Sapere... / La grottesca aspirazione al titolo araldico di don Andrea innesca esilaranti gag sconvolte da una sorprendente agnizione finale in ”Quattro quarti di nobiltà”

Nov

05

La grottesca aspirazione al titolo araldico di don Andrea innesca esilaranti gag sconvolte da una sorprendente agnizione finale in ”Quattro quarti di nobiltà”

  • 5 Novembre 2019
  • Da Sapere..., Teatro
  • Giancarlo Lungarini, Roma, Susanna Donatelli, Teatro

Fino al 24 novembre 2019 al Teatro delle Muse di Roma

La compagnia stabile del teatro delle muse ha inaugurato la presente stagione di prosa con una brillante commedia ricavata dal mondo drammaturgico di E. SCARPETTA, unendo i punti chiave di diversi spartiti con la libera rielaborazione del regista GEPPI DI STASIO. Dunque il motivo centrale è la volontà di Don Andrea, interpretato da un frizzante e salace RINO SANTORO, di conquistare il titolo di barone dopo essersi arricchito quale calzolaio ed uomo di fiducia d’un vecchio nobile ed essere divenuto così un”parvenu”, come nel “Satyricon” di Petronio e nel ”Mastro Don Gesualdo” del Verismo siciliano. Egli vuole essere chiamato barone per primo dal suo ingenuo e maldestro servitore Carluccio,impersonato da un goffo A. Mirabella che provoca in continuazione danni in cucina,mentre progetta il matrimonio della sua figliola Virginia,una poco appariscente R. Sanzò, con il perfetto idiota e scemo Alberto figlio della marchesa Zoccolà; entrambi personaggi derivanti dalla  commedia classica e poi da quella dell’arte del ‘500 in cui s’inquadrono meglio i cafoni ed i popolani ignoranti incarnati da Rosina e Carluccio cognati di DON Andrea cui è morta la moglie. Tutto andrebbe bene se improvvisamente come un “deus ex machina” euripideo non sopraggiungesse don Felice Sciosciamocca in cui si cala bravamente lo stesso autore della rivisitazione moderna dei testi Scarpettiani, che è colpito mortalmente dalla notizia delle nozze volendo essere lui ad impalmare Virginia,che ha formato pedagogicamente. Da qui s’industria a far saltare il combinato imparentamento delle due famiglie,suscitando tra l’altro l’ardore sensuale della marchesa rimasta vedova da tempo e presentandosi come il povero sventurato Persicone abbandonato dai genitori e cresciuto in miseria con le scarpe più lunghe dei piedi. Alla fine gli inganni,i raggiri e l’ostacolo al sentimento più bello vengono rimossi, tra un incendio e l’altro in cucina, però il travolgente imprevisto proprio della commedia nuova greca di Menandro viene a rovinare la felicità dei giovani amanti,mentre forse si realizzerà solo lo scambio egoistico ed interessato della ricchezza con l’elevazione pubblica sociale, legalmente riconosciuta dal padrone di casa. Il risibile ALBERTO,reso con spassosa ilarità, da Pasquale Sario, dovrà accontentarsi di ciò che gli riserva la triste sorte amara pure per Virginia e DON Felice che si troveranno insieme con il barone Andrea,differente vita relazionale per il futuro da quella sospirata e sentita intimamente,come fa credere anche lo spunto de ”La lettera di mamma”. Secondo la teoria pirandelliana di”ciascuno a suo modo”ogni attore ha plasmato su di sé il tipo rivestito per la massima efficacia sinergica del pirotecnico  e sarcastico copione dell’eccellente direttore artistico che ha curato altresì la scenografia e le musiche.

Giancarlo Lungarini e Susanna Donatelli

Fino al 24 novembre 2019 al Teatro delle Muse di Roma La compagnia stabile del teatro delle muse ha inaugurato la presente stagione di prosa con una brillante commedia ricavata dal mondo drammaturgico di E. SCARPETTA, unendo i punti chiave di diversi spartiti con la libera rielaborazione del regista GEPPI DI STASIO. Dunque il motivo centrale è la volontà di Don Andrea, interpretato da un frizzante e salace RINO SANTORO, di conquistare il titolo di barone dopo essersi arricchito quale calzolaio ed uomo di fiducia d’un vecchio nobile ed essere divenuto così un”parvenu”, come nel “Satyricon” di Petronio e nel…
La grottesca aspirazione al titolo araldico di don Andrea innesca esilaranti gag sconvolte da una sorprendente agnizione finale in ”Quattro quarti di nobiltà”
La grottesca aspirazione al titolo araldico di don Andrea innesca esilaranti gag sconvolte da una sorprendente agnizione finale in ”Quattro quarti di nobiltà”
2019-11-05
Redazione Corriere
0

0

User Rating: Be the first one !

<h2>Leave a Comment</h2> Annulla risposta

  • Ricerca

    Ultimi Articoli

    • LUISA PROCOPIO. So...

      Published OnDicembre 7, 2019

    • LIDIA LAUDANI. Da ...

      Published OnDicembre 7, 2019

    • “DISARM”: IL NUOVO...

      Published OnDicembre 6, 2019

    Parole di Ricerca

    Arezzo Arte Cinema Claudia Vincenzino Cortona Cortona e Dintorni Creativity Talk from London Daniele Giordano Danza Daria D. Festival Feuilleton Flavia Severin Fotografia Francesco Vignaroli Giancarlo Lungarini Gianluigi Barbieri Giuseppe Sanfilippo Interviste Katya Marletta Laura Scoteroni Libri Luca Benvenuti Luca Fina Marco Assante Martina Naccarato Mauro Guidi Milano moda Musica Napoli Opera Paola Pini Paolo Leone Poesia Poesia dello Sport Renata Marzeda Rispettiamo l'Italiano Roma Stefano Duranti Poccetti Susanna Donatelli Teatro Torino Trieste Venezia
    • Pino Caruso , Il teatro è una forma di felicità interrotta dall’esistenza.

    • Orson Welles , Il teatro resiste come un divino anacronismo.

    • Giorgio Albertazzi , Teatro è guardare vedendo.

    • Louis Jouvet , Niente di più futile, di più falso, di più vano, niente di più necessario del teatro.

    • Arthur Miller , Il teatro è così infinitamente affascinante perché è così casuale. E’ come la vita.

    • Joël Jouanneau , Scrivere, è annerire una pagina bianca; fare teatro, è illuminare una scatola nera.

    • Federico Garcia Lorca , Il teatro è poesia che esce da un libro per farsi umana.

    • Terrence Mann , Il cinema vi renderà famosi; la televisione vi renderà ricchi; ma il teatro vi farà bene.

    • Eduardo De Filippo , Il teatro non è altro che il disperato sforzo dell’uomo di dare un senso alla vita.

    • Pino_Caruso_Corriere_del_Teatro
    • Giorgio_Albertazzi_Corriere_del_Teatro
    • Louis_Jouvet_Corriere_del_Teatro
    • Arthur_Miller_Corriere_del_Teatro
    • Federico_Garcia_Lorca_Corriere_del_Teatro
    • Terrence_Mann_Corriere_del_Teatro
    • Corriere_del_Teatro

    Magazine

    Seguici

    Menù Secondario

    • Home page
    • Redazione
    • La Nostra Storia
    • Manifesto
    • Contatti

    Copyright © 2015 Corriere dello Spettacolo di Stefano Duranti Poccetti. Testata registrata al Tribunale di Arezzo n. 9/12 RS © Corriere dello Spettacolo - P. IVA 02242470512 | Powered by SWS |

    I cookie aiutano a fornire i propri servizi. Navigando sul sito accetti il loro utilizzo.Accetto Leggi
    Privacy & Cookies Policy