Trionfa a Trieste “The Choir of Man”, unica tappa italiana del tour mondiale

Data:

Trieste, Politeama Rossetti – Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, Sala Assicurazioni Generali, dal 14 al 17 novembre 2019

In The Choir of Man si entra nella vita di un singing pub britannico, letteralmente.

Nella finzione scenica un coro vi si è costituito all’interno e prosegue la sua attività da così tanto tempo da essere rappresentato dai successori degli originali fondatori.

Tutto ciò può rivelarsi una miscela esplosiva, specie se viene allestito in un grande teatro, specie se è una situazione accogliente al punto da comprendere anche l’offerta di birra agli spettatori invitati a salire sul palcoscenico.

La campana, quella che tradizionalmente segnala la mescita dell’ultimo bicchiere della serata, dà inizio allo spettacolo messo in scena in esclusiva nazionale al Rossetti di Trieste e, fin dalle prime battute, ben si comprende il successo mondiale di “The Choir of Man”.

Nove artisti provenienti dalle diverse zone della Gran Bretagna si alternano cantando da solisti, accompagnati dagli altri, e suonando i più diversi strumenti musicali (pianoforte, violino, chitarra, banjo, tromba, ma anche l’ukulele accanto alle percussioni più varie e inaspettate, come i boccali da birra usati per dare il ritmo a una scatenata coreografia).

Come sempre avviene in ogni gruppo che funzioni, ognuno ha una sua specificità e caratteristiche, ben definite e delineate dalle brevi descrizioni del Narratore, cui è dato il compito di tessere il canovaccio entro il quale tutti si muovono.

In un fluire scatenato e naturale, si svolge la vita di una coinvolgente serata in un locale; “si beve, si canta, si parla; si segue un evento sportivo, si invitano spettatrici e spettatori al tavolo e si scherza un po’ con loro.

La birra viene portata a qualcuno seduto in platea rendendo tutto sempre più coinvolgente, grazie alle gag innescate lungo il percorso, in un crescendo che trova il suo apice, dopo una serie di cover provenienti da diversi ambienti musicali, nel canto a cappella.

Tutto cambia. Il disegno luci si fa più delicato, gli interpreti si dispongono a semicerchio, secondo la tradizionale formazione di un coro e inizia la vera magia.

Il pubblico lo sente e il silenzio si fa palpabile, fisicamente evidente, assieme alle emozioni che suscita.

Anche l’atmosfera cambia e, dopo essersi divertiti, si ascolta davvero, attenti e in attesa.

Prima di tornare a scatenarsi con altri brani spumeggianti, si comprende cosa comporti il lasciar fuori dalla porta del pub i pensieri di ogni giorno, cosa significhi l’avere la possibilità di entrare in una dimensione altra, essenzialmente umana, governata dalla condivisione di un momento di pace fra amici, senza altre preoccupazioni che stare con loro in un tempo sospeso che, tra una bevuta e una cantata, permette di mettersi in comunicazione con se stessi grazie alla presenza leggera di chi ci ama.

Perché cantare in coro può essere anche questo. Non sempre avviene, ma quando capita genera sensazioni profondissime, indimenticabili.

Il bis, prima di lasciare il pubblico, rende esplicita proprio questa dimensione: The parting glass è un’antica canzone popolare scozzese, accolta anche dalla tradizione irlandese; è un affettuoso addio agli amici che se ne partono dopo aver bevuto l’ultimo bicchiere.

Canto di congedo, appare qui in tutta la sua potenza di laica benedizione data da tutti a ognuno nel momento della separazione che, ovviamente, non si può sapere se sarà breve o definitiva.

Dà il senso della grandezza e del limite presenti, a volte nascosti, in ognuno di noi.

Paola Pini

Trieste, Politeama Rossetti – Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia
Sala Assicurazioni Generali
dal 14 al 17 novembre 2019
The Choir of Man
creato da Andrew Kay & Nic Doodson
scritto da Ben Norris
regia di Nic Doodson
coreografie e movimenti di regia Freddie Huddleston
regista associato Jim Fortune
con Mikey Shearer, Tom Reade, James Hudson, Johnny Sheehy, George Bray, Tom Gadie, Ben Langridge, Matthew Hobbs, Freddie Huddleston
scene di Oli Townsend
costumi di Verity Sadler
supervisione musicale e arrangiamenti di Jack Blume
suono di Max Hunter
luci di Richard Dinnen
produzione Andrew Kay and Nic Doodson

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