La paura del male e la verifica della misura della fede al cospetto d’essere umani posseduti da forze diaboliche nel terribile dramma: “L’esorcista”

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Al Teatro Olimpico di Roma, fino al 17 novembre

I cristiani sono spesso convinti che Dio nostro padre creatore del mondo abbia plasmato l’universo in modo amorevole e predisposto  tutto per il bene dei suoi figli per cui non c’è posto per il male, per ciò che potrebbe allontanarli dal nostro fine ultimo: la salvezza con il possesso dei cieli nuovi e terra nuova. Non per nulla Gesù, dopo 40 giorni passati nel deserto, fu tentato per 3 volte dal diavolo e liberò l’indemoniato, trasmettendo ai suoi apostoli il potere di cacciare i demoni. Per giunta nel “pater noster”, insegnatoci da Cristo, supplichiamo il buon DIO di non esporci alla tentazione e nel poema Dantesco:la divina commedia, in fondo agli inferi rinveniamo, conficcato nel ghiaccio, Satana o Lucifero avversario del datore d’ogni bene: il SANTO PADRE ha più volte rammentato l’esistenza del male, raffigurato dal satana adescatore del giardino dell’eden e che desidera far peccare Adamo ed Eva e portare caos nel mondo. Tutto ciò sta alla base del romanzo di William Peter Blatty da cui negli anni novanta fu realizzato il lungometraggio di W. Friedkin e che ora John Pielmeier adatta per i mega palcoscenici con un horror imponente degli effetti sonori e visivi che tengono terrorizzati sulle poltrone gli spettatori,scuotendoli nelle loro fibre e facendoli restare con il fiato sospeso per le crude sequenze che si sviluppano intorno alla figura della giovane Regan annullata nella sua volontà dalla possessione diabolica che la fa sobbalzare sul letto,emettere mefistofeliche voci ed urla che allarmano sempre più l’agnostica e diffidente madre Chris impegnata come attrice per il cognato Burke, che s’interessa a loro da quando il fratello è sparito. Per prima cosa il diavolo vorrebbe che Regan si tagliasse con il coltello che sta maneggiando e poi le rovina il sonno non dandole tregua con moto perpetuo e richiesta d’aiuto a sua madre,cui rimprovera di avere ucciso il fratellino più piccolo a 5 anni non potendolo mantenere. Tragica è la morte di Burke con la testa girata, l’osso del collo rotto e la caduta dalla finestra, che convincono finalmente la madre a cercare l’esorcista della diocesi, mentre Padre Damian è lo psichiatra che ritiene debba trattarsi solo di dissociazione mentale e schizofrenia paranoica, ritardando l’invito della sofferente madre a rivolgersi per carità e misericordia all’Ediscopo per avere l’unica persona determinante nella circostanza: l’esorcista, come padre ADAM approva, questi è docente di filosofia, paleontologo ed archeologo padre Marryn che, malato di cuore, muore durante il crudele, straziante, rituale di purificazione della malata che il maligno vorrebbe distruggerla portandola via con sé. Intanto la genitrice di padre DAMIAN gli rimprovera la scarsa o nulla fede per cui non si capisce come abbia fatto a ricevere l’ordinazione sacerdotale ed egli sentendo l’angoscia interiore ed il rimorso della crisi di fede, decide di peccare ancora con il suicidio per garantire la vita di REGAN che viene liberata dall’incubo del sortilegio di cui era rimasta vittima. Il lavoro, frutto della dura e scrupolosa regia di ALBERTO FERRARI, insegna a guardare dentro e saper essere onesti con noi stessi, chiarendoci le colpe; i dubbi religiosi e le fobie che ci assillano nello scontro tra il bene ed il male. Lo spettacolo prosegue fino a domenica 17/11.

Susanna Donatelli e Giancarlo Lungarini

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