A tu per tu con Marco Rampoldi. Parliamo del suo “Non sparate sulla mamma”

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Debutta al Teatro San Babila di Milano “Non sparate sulla mamma” di Carlo Terron, grande classico del teatro comico. La regia è di Marco Rampoldi, un regista atipico che divide le sue produzioni tra tra teatro classico, vantando importanti collaborazioni con il Piccolo Teatro di Milano, e il lavoro con una nutrita scuderia di comici.

“Non sparate sulla mamma” è un cult della comicità anni ’60. Tu, che segui da vicino il lavoro dei comici, come pensi sia cambiato il modo di far ridere oggi in italia?

Dipende da che tipo di pubblico vuoi coinvolgere. Per un pubblico adulto, gli schemi non sono cambiati tanto. Il problema sono i giovani, ho due figli di 19 e 15 anni, che sono stati abituati, prima dagli ultimi contenitori (vedi Colorado) e poi da youtube et similia, a una comicità sempre più rapida e con una drammaturgia basica. Riuscire a trovare il modo di divertire secondo questi nuovi canoni senza cadere nella volgarità e nella stupidità è veramente complesso, ma credo sia la strada su cui ci si deve concentrare. Magari per poi riabituare il ‘nuovo pubblico’ a strutture comiche più articolate e complesse.

Qual è l’attualità di questo spettacolo?

Più che di attualità parlerei di valore universale. I timori dei genitori durante la crescita dei figli sono una costante ‘eterna’. E questo splendido testo ci gioca con una spregiudicatezza che oggi si trova difficilmente. Forse proprio perché è stato scritto in un periodo (gli anni ’60) in cui il teatro aveva un impatto molto più forte di oggi.

La sua carriera è una costellazione di collaborazioni notevoli, tra teatro classico e comicità. Qual è il suo sogno nel cassetto?

Spero che quanto prima si riesca a far ripartire il lavoro sulla legalità, che ho diretto al Piccolo Teatro insieme a Nando dalla Chiesa e Paola Ornati, e ha dato i grandi risultati di ‘E io dico no’ e ‘5 centimetri d’aria’. Avevamo uno splendido progetto che purtroppo è stato ‘bruciato’ dall’uscita di un film di successo. Ma ci torneremo… o decideremo di lavorare su altri temi. Come avrebbe detto Strehler, ‘è necessario’.

Progetti per il futuro?

A breve inizierò le prove della ‘Coscienza di Zeno’ in cui con Corrado Tedeschi riprenderemo il gioco di teatro molto diretto sul pubblico che ha portato al grande successo de ‘L’uomo dal fiore in bocca’ ormai quasi vent’anni fa, e che debutterà al San Babila in febbraio. Dopo di che mi concentrerò sull’esilarante ‘Pigiama per sei’ che debutterà quest’estate con un cast che, ancora una volta, unirà attori ‘tradizionali’ ad altri provenienti dal mondo della comicità.

Cosa ti spinge a fare teatro?

Non lo so. Spessissimo mi viene da pensare che ci sarebbero tanti modi di impiegare meglio il mio tempo. Ma poi ogni volta che sento la platea divertirsi o emozionarsi capisco che in fondo è ancora la cosa migliore che posso fare…

Ippolita Aprile

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