WINSTON vs CHURCHILL: VIAGGIO NEL LABIRINTO DELLA MENTE DI UNO STRATEGA

Data:

Al Teatro Salieri di Legnago, il 27 novembre 2019

Sembrava non finire l’applauso che ha accolto questo “Winston vs Churchill” ieri sera al Teatro Salieri di Legnago. Due attori sul palco, Winston (Giuseppe Battiston) e la sua infermiera, Margareth (Maria Roveran), in una scenografia semplice: a terra una roccia grigiastra circondata tutta attorno da lucette – sarà mica l’Inghilterra? – su cui si poggia un’imponente poltrona in pelle. Il ruolo del protagonista sembra cucito addosso all’attore che, da grande professionista, riesce ad evitare macchiette e stupide imitazioni. E poi c’è una radio in legno anni Quaranta, un bastone con impugnatura in avorio che diventa via via scettro del Primo Ministro,  oppure telefono da cui contattatare Roosvelt, Re Giorgio e Stalin, o furbo nascondiglio per nascondere i sigari oppure ancora pratico appoggio per aiutare i passi ormai stanchi di un uomo che ha più passato da raccontare che futuro per cui sperare. Sulla destra del palco c’è un mobile porta alcolici a forma di mappamondo, un mondo diviso a metà- sarà mica la Guerra Fredda?  Siamo nel salotto di uno degli uomini più famosi di tutta la Contemporaneità e Churchill, tra tosse e iniezioni, trascorre le sue giornate in compagnia di una giovane infermiera idealista, lottando contro la Depressione, mostro – a suo dire – ben peggiore di Adolph Hitler.

La regista Paola Rota ci prende per mano e ci accompagna nel dedalo di pensieri di un Uomo che è stato protagonista indiscusso del Secolo Breve, pensieri intervallati via via da annunci radio, aneddoti ironici passati alla Storia, motti di spirito irriverenti, taglienti, ironici – tipici della Britishness. Le sue parole si scagliano  contro le altre nazioni, contro le donne e non solo. Egli sogna gli Stati Uniti d’Europa non immaginando quello che sarebbe accaduto di lì a breve. La vicenda inizia e culmina con voci fuori campo che si sovrappongono, è la stessa voce di Winston che di volta in volta parla ai giornalisti, al popolo britannico, a sé stesso, attraverso dichiarazioni e discorsi passati ormai alla Storia. Incubo ricorrente dello Statista, che per difendersi indossa la maschera della malvagità, è il ricordo della Disfatta di Gallipoli – 43.000 morti sulla coscienza sono troppi. Il suo monologo poi dialogo e poi soliloquio fluttua tra i meandri delle sue idee che non hanno tempo, tra fantasmi, rancori, rimorsi e vittorie. Suono e musica, a cura di Angelo Longo, rispecchiano lo stato d’animo del protagonista: si passa dalla musica classica della routine all’hard rock dei bombardamenti aerei che ridussero in ginocchio il Regno Unito….e non solo. Mentre si strizza spesso l’occhio al Bardo, la Guerra è un’assenza quanto mai presente – il padre di Margareth è morto di stress post traumatico e la figlia dello stesso Churchill si suicida: non regge la pressione di avere un padre come Lui. Resta da dire che questo “Winston vs Churchill” è una tela che trattiene i fili della micro e macro Storia, racconta la Storia che tutti conoscono e quella ignota ai più: forse non tutti sanno che Winston non riesce a resistere alle tentazioni di uno Scotch o di un Brandy e nutre una incommensurabile ammirazione per i gatti, esseri indifferenti da cui tutti dovremmo imparare.

Chiara Cataldo

da “Churchill, il vizio della democrazia” di Carlo G. Gabardini
regia: Paola Rota
scene Nicolas Bovey
costumi Ursula Patzak
luci Andrea Violato
suono e musica Angelo Longo

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