L’Immortale, recensione del film di e con Marco D’Amore

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“L’immortale “ il nuovo film di e con marco d’amore: un film di silenzi, forse troppi, e dall’azione quasi assente che appiattiscono tutto il film, di per se già con una trama tremolante, con un personaggio che sembra intenzionato più a fumare una sigaretta che ad agire. Nulla a che vedere con Gomorra la serie . Incastrato male anche il “vecchio “col “nuovo” Ciro . Basta sottotitoli al napoletano GRAZIE!

Il film si riprende grazie al finale sicuramente d’impatto Voto 5/10

L’immortale è infatti uno spin-off, una origin story, un’espansione, ma anche un ponte tra la quarta e la quinta stagione di Gomorra – La serie.

La storia segue l’avventura di Ciro Di Marzio, immortale per essere sopravvissuto in quanto visto  nel finale della terza stagione di Gomorra, con l’apparente uccisione per mano dell’amico Genny Savastano( Salvatore Esposito) ai margini dell’Europa, dove le nuove mafie si affannano per trovare un loro posto nel mercato, dove la malavita russa si scontra con quella locale (siamo in Lettonia a Riga) e dove un nucleo di famiglie napoletane sopravvive alla periferia della città grazie all’”antica arte” dei magliari, contraffattori di grandi marche d’abbigliamento.

L’arrivo di Ciro è come l’avvento di un nobile in un paese di contadini: lui è il boss di Scampia, ritornato in vita e pronto, nonostante i rischi, a dare una nuova vita e una nuova ambizione a queste persone. In questo nucleo partenopeo a Riga, Ciro ritrova Bruno, e da questo incontro la narrazione si biforca, portandoci anche nella Napoli degli anni ’80, dopo il terremoto, in una città ferita ma vitale in cui il piccolo Ciro è cresciuto troppo in fretta insieme ad una banda di scugnizzi, orfani come lui.

Ciro è un uomo che ha perso tutto, per sua stessa mano o responsabilità, è un uomo senza paura,  è un antieroe e un criminale feroce e tutta la sua storia, nella serie e nel film, lo pone a confine tra una figura che ci vergogniamo di amare e una che il nostro senso morale ci impone di odiare, per via delle efferatezze di cui si macchia. Ciò avviene anche in Gomorra la serie col personaggio di Genny.

Quello che è estremamente chiaro, nel film, e che emerge con forza più che in ogni altra vicenda legata al personaggio, è il vero senso del suo nomignolo. Ciro è davvero “Immortale”, ma per la prima volta questa sua identità è spogliata dell’aura eroica per rivelare la sua anima tragica.

Ci troviamo di fronte sicuramente ad un malvivente, ma si mostra anche un altro lato, quello della sua fragilità e della sua cupezza che l’han portato ad essere quello che vediamo nella serie ed anche in questo film.

 Il personaggio di Marco D’amore è immortale perché sopravvive a tutto e tutti, e vive la sua condizione come una condanna all’eterna solitudine. Tuttavia riesce a volgere a suo favore la maledizione, diventando il più bravo di tutti ed anche il più forte

La domanda ora sorge spontanea: lo rivedremo in Gomorra 5?

Marco Assante

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