La camera azzurra di Georges Simenon: sull’orrido dell’abisso

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In scena al Teatro Curci di Barletta fino al 19 gennaio 2020

Ore 21.15, il sipario si apre. È una camera d’albergo, tutta azzurra. Azzurre le pareti, il letto, le lenzuola, gli abiti, le tende. Un colore che stona con quanto sta per accadere, o accaduto, o forse anche solo immaginato. Sarebbe stato meglio definire quella camera d’hotel la camera nera e non la camera azzurra. Ma questa è la potenza delle storie di Georges Simenon, il racconto di una umanità che viene alla luce in maniera drammaticamente nuda, bruta e cruda facendo scivolar giù tutte le maschere.

La vicenda vede al centro due amanti, Tony e Andrèe, i quali ogni giovedì, per undici mesi, sono soliti incontrarsi nella camera azzurra di un albergo e consumare la loro passione. Il primo è portato in scena da un credibilissimo Fabio Troiano, mentre ad incarnare la figura di Andrèe è una bravissima Irene Ferri. Sul palco, in un angolo c’è il giudice (Mattia Fabris) al quale i due amanti devono render conto del reato di cui sono accusati: quello di aver ucciso i rispettivi coniugi. La storia ha origine da quel famoso due agosto, l’ultima volta in cui i due amanti si sono “appropriati l’uno dell’altro” (la loro è una passione primitiva e carnale) e che avrebbero continuato a fare se non fosse stato per Nicolas, il marito di lei, che si aggirava nei pressi dell’albergo dove avvenivano gli incontri clandestini mettendo in fuga Tony. I due avevano un “rituale” prima di ogni incontro: un asciugamano rossa messa a stendere con i panni fuori al balcone da parte di Andrèe, quello era il segnale che stava a significare il via libera. Dopo quel due agosto Tony non era più passato sotto casa sua, ma era diventato il bersaglio di numerose e sinistre lettere di Andrée di cui aveva cominciato ad aver paura.  Se io mi ritrovassi libera… faresti in modo di renderti libero anche tu? gli aveva chiesto quel giorno nella camera azzurra. Lui non aveva dato peso a quelle parole, quasi non le aveva udite, per lui era tutto un gioco… fino a quel giorno. Fino a quando il gioco non era diventato pericoloso.

Per un’ora e mezza lo spettatore si ritrova dunque a percorrere attimo per attimo, avvenimento per avvenimento tutto quanto è successo: dal giorno in cui Tony e Andrée, vecchi compagni di scuola ma di cui hanno sempre nutrito simpatia l’uno per l’altro, si sono ritrovati per caso su una strada provinciale e da allora hanno iniziato a vedersi per fare sesso in maniera sempre più irrefrenabile, animalesca, focosa e instancabile, fino al giorno del processo, percorrendo con un ritmo forsennato ogni tappa di quella passione fatta solo di puro piacere fisico e vanità.

Ritroviamo quindi a rivivere la vita quotidiana di Tony con la moglie Gisèle (Giulia Maulucci) e la figlia Marianne, il loro rapporto fatto di amore/indifferenza/silenzi; il tran tran di Andrèe (proprietaria di una drogheria insieme alla suocera e al marito Nicolas, affetto da malattia) un personaggio a cui una strepitosa Irene Ferri ha saputo dare una nota di aggressività, di spregio e di antipatia fuori dal comune e alla quale sembra importare solo il piacere, la bellezza, la superbia e la sua astuzia; un tessuto di storia, insomma, che si infittisce man mano che si va avanti, che confonde lo spettatore, lo incuriosisce, lo incanta e lo spiazza.

Suggestiva la scenografia curata da Maria Spazzi e il disegno luci di Alessandro Verazzi, molto bello infatti è il gioco di luci e ombre sui personaggi studiato per metterne a fuoco la psicologia “isolandolo” dal contorno della storia e dagli altri interpreti, come magistrale è la regia affidata a Serena Sinigaglia che ha voluto puntare proprio sulla psicologia dei personaggi per evidenziarne i lati più oscuri, gli istinti più criminali che libidinosi – spesso è proprio la libido il mezzo più efficiente per rendere tutti dei criminali – e riuscendo a portare a teatro un testo molto complesso come La camera azzurra di Simenon.

Il dramma spazia da verità a ipotesi, sul palco si hanno salti temporali che ora portano a ritrovarsi nella camera azzurra con i due amanti, ora nella drogheria di Andrèe, ora sulla provinciale, ora in casa e in spiaggia con Tony, Gisèle e Marianne, ora in Tribunale.

Ma la parte più bella resta il finale: si termina per ricominciare a scandagliare tutto quanto è successo, e così anche il personaggio reso fittizio torna ad essere reale e vicino ad ognuno di noi.

Costanza Carla Iannacone

La camera azzurra
di: Georges Simenon
adattamento teatrale: Letizia Russo
con: Fabio Troiano, Irene Ferri, Giulia Maulucci, Mattia Fabris
regia: Serena Sinigaglia
assistenti alla regia: Sandra Zoccolan e Giulia Dietrich
scenografia: Maria Spazzi
costumi: Erika Carretta
disegno luci: Alessandro Verazzi
scelte musicali: Sandra Zoccolan
foto: Laila Pozzo
produzione: Nidodiragno/Coop CMC – Sara Novarese
Foto Laila Pozzo

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