Delitto a Villa Fedora dove nessuno è quel che sembra

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Roma, quartiere Coppedè. Si consuma un delitto a Villa Fedora dove, da giorni, è allestito un set cinematografico sulla vita di Alberto Fusco, famoso scenografo e proprietario dello stabile morto anni fa. Ad essere uccisa è Liliana Fusco, sua nuora nonché ex segretaria. I sospettati sono tutti i componenti della famiglia, legati ai misteri che custodisce la villa e al passato della vita di Alberto Fusco.
L’indagine è affidata al commissario Chantal Chiusano e all’ispettore Ettore Ferri. Il commissario ha un modus di procedere tutto suo, affidandosi all’istinto ma soprattutto ad intuizioni “artistiche”. È vedova di un pittore, ragion per cui, in ogni omicidio, è influenzata a seguire un percorso basato su ogni minimo dettaglio, colore, posizione, forma e materiale.
Villa Fedora – questo il nome della moglie di Alberto Fusco utilizzato per battezzare il Villino delle Fate che nel romanzo, in maniera fittizia, è chiamato Villa Fedora – è un labirinto di oggetti, stanze, ricordi, corridoi e cimeli. Chantal è convinta che è lì la chiave dell’enigma.
Cosa lega la morte di Liliana a quella di Alberto?
L’assassino non ha lasciato segni di scasso ma le stanze sono state messe a soqquadro, forse il killer era in cerca di qualcosa…
Non è facile trovare il bandolo della matassa, gli indagati fanno parte di una famiglia di cineasti; tutti, quindi, sono abituati a mentire.
Sarà per questo che Delitto a Villa Fedora (Newton Compton Editori, pp. 340, euro 9,90, edizione 2019) di Letizia Triches si sviluppa in trecentoquaranta pagine, alcune in verità non tanto necessarie perché sortiscono un effetto divagativo.
La trama è e resta comunque interessante, i personaggi sono notevoli. L’autrice è riuscita a costruire davvero un impianto narrativo “cinematografico”: lo sguardo si posa su ogni dove e quando, sul lato psichico del singolo personaggio, descrive luoghi di Roma, il tempo, le stagioni e gli abiti indossati dai protagonisti con cura, le stanze della villa con minuzia di particolari: cinema e arte si mescolano nel romanzo.
Merito anche del bagaglio culturale della Triches (è docente e storica dell’arte, n.d.r.) che le ha consentito, e le consente, di conoscere espressioni artistiche del nostro Paese come nessun altro e offrendole alla portata dei lettori con la giusta semplicità e raffinatezza.

Costanza Carla Iannacone

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