RICCARDO GUALINO, L’UOMO DALLE MILLE RISORSE

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Parlare del Gualino è come aprire e leggere un libro fantastico, si nota con eccellenza essere stato imprenditore in Italia e all’estero, per breve tempo essere anche il socio maggioritario della Fiat (1920) oppure un grande appassionato e autentico mecenate d’arte, per la cultura e per il cinema.
Grazie al paziente lavoro della storica dell’arte Noemi Gabrielli, che nel 1956 cercò di recuperare il più possibile della Collezione Gualino, composta di oggetti d’arte, chiunque potrà nuovamente ammirare non solo le preziose tele in esposizione permanente, presso le sale della Galleria Sabauda in Torino.
Il visitatore avrà modo di osservare la sua raccolta di pregio, composta dal mobilio, reperti archeologici, tappeti, monili statue, ceramiche e opere pittoriche di Giotto, Cimabue, Duccio di Buoninsegna, Botticelli, Andrea di Bartolo, Mantegna, Andrea Pisano, Filippo Lippi, Paolo Veronesi, Tiziano, oltre a questi restano soltanto alcuni esemplari di Morandi, Modigliani, Carrà, Casorati, meritevole di essere visitata almeno una volta.
Il Gualino non aveva atteggiamenti benevoli nei confronti del governo dell’epoca, giacché i rapporti erano assai critici, per questo motivo fu confinato sull’isola di Lipari nel 1931, condannato a cinque anni e all’interdizione di ricoprire cariche pubbliche per dieci anni.
Come se non bastasse, questo e altri avvenimenti finanziari portarono il Gualino a restare privo di gran parte dei suoi preziosi, poiché andarono dispersi o trafugati.
L’esilio non fermò la sua indole imprenditoriale e non potendo comparire di presenza, trovò un escamotage. Così facendo, fondò nel 1935 la Lux Film, producendo il suo primo film Don Bosco (1935) con un risultato disastroso, a differenza delle pellicole che seguirono come: L’imperatore di Capri (1949) con il celebre Totò; Riso amaro (1949) con Silvana Mangano, Vittorio Gassman; Non c’è pace tra gli ulivi (1950) con Dante Maggio, Folco Lulli, Raf Vallone, Lucia Bosè; Ulisse (1954) con Kirk Douglas, Silvana Mangano, Anthony Quinn…
Articolare parola su questo illustre personaggio è come sfogliare un libro e leggere emozioni nuove, poiché parte della sua vita pareva nutrirsi di arte e cultura. Chi si è trovato a Torino, certamente si sarà messo in coda per visitare la Mole Antonelliana, nell’attesa del proprio turno d’entrata, a pochi metri dell’edificio e avranno notato un rudere di solito ricoperto da manifesti per tentare di coprire quello che rimane del Teatro Scribe, acquistato dal Gualino, uno dei primi e gloriosi teatri del capoluogo piemontese, unica memoria superstite rimasta dopo i bombardamenti dell’ultima guerra.
La sua inaugurazione avvenne il 26 novembre del 1925, portando in scena L’italiana in Algeri i Gioacchino Rossini. Se ciò che rimasto del teatro potesse esprimersi, direbbe che da quel palco passarono autori contemporanei e rappresentazioni di opere d’avanguardia. Al suo interno, ospitò un’orchestra stabile e un’importante scuola di danza che si avvalse della partecipazione di Isadora Ducan, Bella Hutter, Raja Markmann, perfino della sua adorata moglie Cesarina Gurgo Salice.
Riccardo Gualino per il suo importante ruolo nell’ambito dell’industria cinematografica può essere considerato uno dei padri del moderno cinema italiano.

Daniele Giordano

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