Viviana Nebuloni. “Tra me e il Canto è stato un colpo di fulmine”

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Viviana Nebuloni è una cantante lirica. Il suo Amore per quest’Arte è nata molto presto ed è stato, riecheggiando le sue parole, come un colpo di fulmine. Ancora agli esordi, ha già comunque ricoperto molti ruoli importanti e quelli che predilige sono quelli pucciniani. Ultimamente Viviana è stata anche ospite di una delle dirette Instagram di Christopher Grassini, fondatore e presidente di Bartender Certified. Ascoltiamola…

Ciao Viviana, innanzitutto, come nasce il tuo Amore per la lirica?

Ciao Stefano, grazie per questo momento prezioso dedicato al parlare di arte insieme.
Allora, il mio rendez-vous con l’opera è particolarissimo: ho iniziato a studiare pianoforte a cinque anni e l’ho continuato a suonare fino al liceo, quindi diciamo che la musica classica è sempre stata parte della mia vita sin dall’infanzia.
Quando ero uno scricciolo mio papà mi educava a suon di arie celebri e mostre d’arte in giro per l’Italia, difatti ho un bellissimo ricordo di una piccola me che si atteggia da Carmen in soggiorno, cercando di imitare quel modo di cantare per me all’epoca così bizzarro.
Poi, il “vero” approccio è avvenuto quando avevo circa sedici anni.
Dopo il liceo a Milano spesso mi capitava di passeggiare per il centro come a tutti i teenagers, quando è aprile/maggio e l’estate si avvicina… guarda, stavo camminando tranquilla con un gelato in mano, e lì il colpo di fulmine, non me lo scorderò mai: mi fermo di scatto per ascoltare la voce ammaliante di una cantante lirica proveniente dalla finestra di un seminterrato… inutile specificare che ho subito deciso di cominciare un corso e provare ad “imitare” (questa volta sul serio) quel modo tanto seducente di cantare.
Nel 2015 sono entrata ufficialmente in Conservatorio qui a Milano e l’avventura è cominciata!

Accademia del Teatro Alla Scala, Manon Lescaut, foto Giorgia Palmisano

Parlami un po’ della tua formazione?

Per quanto concerne la formazione “accademica”, sono in Conservatorio dal 2015: ho completato i primi due anni di preaccademico quando ancora frequentavo il liceo scientifico (che faticaccia fare tutto, ma ne è valsa la pena – e lo rifarei!!!).
Non sai quanti docenti all’epoca hanno tentato di dissuadermi, ma questo è un altro discorso: dico solo che se oggi sono qui, prossima alla laurea triennale di canto e al quarto anno di giurisprudenza, forse è proprio vero che credere nelle proprie abilità e nei propri sogni fa la differenza!
Parlando invece di formazione meno ufficiosa, devo ringraziare tanti maestri che mi hanno seguita dandomi consigli, dedicandomi il loro tempo e cercando di scoprire il personaggio che ogni artista possiede dentro di sè e che forse, erroneamente, non viene mai ascoltato abbastanza dagli stessi artisti in primis.
Una menzione speciale dal profondo del cuore va al mio adorato Maestro Franco Lorenzo Arruga, mio unico grande mentore.

Accademia del Teatro Alla Scala, Donna Elvira, foto Federica Capo

Vedo che ti sei cimentata in ruoli diversi, che vanno dal repertorio mozartiano fino a quello pucciniano… c’è un ruolo che ti è rimasto più nel cuore?

Nel cuore sono pucciniana, ma c’è tempo per debuttare i ruoloni del grande Maestro, per ora sono solo agli esordi.
Se dovessi scegliere, per ora direi Musetta: ho pianto alla morte di Mimì in scena e temo che mi capiterà sempre… alzandomi per i saluti avevo tutto il trucco sciolto e anziché inchinarmi ho passato il tempo ad asciugarmi la faccia totalmente rigata dalle lacrime!

Stefano Lelli, Abiti Luisa Beccaria

C’è una cantante a cui t’ispiri?

Una? Molte di più!
Se dovessi proprio sceglierne solo una direi Mirella Freni.
Altre che amo sono Anna Moffo, Renata Tebaldi, Kiri Te Kanawa… e non può mancare la Divina Callas, ovvio.

È un momento particolare per lo spettacolo e per la musica, cosa ti senti di dire in questo momento? Come l’opera potrebbe rinascere?

Per chi mi segue sui social sa che ho molto da dire, soprattutto da chiedere: mi piace sensibilizzare le coscienze al confronto autentico e stimolante, non alla condivisione fine a se stessa di belle immagini ipocrite.
Ogni giorno interrogo coloro che mi seguono con sondaggi, domande e perplessità che mi affliggono, come a chiunque starà capitando in questo periodo.
Sento parlare di colleghi che hanno le tournée procrastinate, c’è chi sarà pagato, chi già è stato retribuito in anticipo e chi invece non sa nulla di nulla.
Ho creato delle rubriche mirate a sfruttare questo momento per permettere agli artisti di concentrarsi sull’autopromozione e dunque anche sulla giusta condivisione di materiale operistico e di musica classica, aiutandoli a capire come creare post accattivanti e di alto contenuto artistico.
Ognuno di noi è un tassello fondamentale per fare del sano network, una parola che tanto amo: è l’unica soluzione per non perdersi d’animo e stabilire sinergie che, post-quarantena, potrebbero rivelarsi vincenti.
Per risponderti, poi, ti direi che l’opera non ha bisogno di rinascere: così lo spiego anche ai bambini che incontriamo tramite la mia associazione Operitage, l’opera è connaturata nel nostro DNA e quindi basta solo prestarle un pizzico di attenzione per riscoprirsi amanti e amatori della lirica… esattamente come ho fatto io a cinque anni, cercando di imitare quel modo così unico di cantare e di esprimere tutto ciò che di più bello troviamo nei libretti d’opera.

Accademia del Teatro Alla Scala, Tosca, foto Giulia Di Vitantonio

Quali progetti hai per il futuro?

Innanzitutto: cantare.
Sembra scontato, ma non lo è.
E poi laurearmi!
Certo, in streaming non sarà un granché, però è già qualcosa… siamo resilienti.
La quarantena poi mi ha fatto riflettere sul concetto di comunità: vorrei costruire e mettere in atto progetti con personalità differenti del mondo artistico, specialmente con coloro che lavorano nel backstage, ma anche con chi apparentemente non ha nulla a che fare con l’opera e la musica classica… sono le “sfide” che più amo.
Per ora continuerò ad usare i miei account social per divulgare “le buone maniere” dell’artista ai tempi del self-branding, per raccontare l’opera in modo alternativo, contemporaneo e, perché no, a volte anche al femminile, d’altronde sono pur sempre un soprano!

Stefano Duranti Poccetti

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