Carlo Olivari “Luce ,tenebra, lampi”

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La poesia di Carlo Olivari è la sospensione delle parole che si appendono alla memoria, private di verbi, aggettivi, smantellata la punteggiatura, lo sforzo dell’artista diventa titanico nel creare la sintesi tra sentimento-poiesi-ratio-malinconia.
I versi del poeta Olivari hanno il merito di avvicinarsi alla poesia di Bertolt Brecht, laddove la poesia è distacco , eroismo votato attraverso la parola alla forma più alta della libertà quella dell’arte della rappresentazione e dell’immedesimazione , nostra madre umilissima che ci dona i momenti di eroismo patriottico in cui la luce, la tenebra e i lampi sono il dogma dell’io che lotta con la propria coscienza per restare vivo .
Olivari ha una notevole assonanza di verso ,sebbene come detto il verso è ridotto ai minimi termini quasi si volesse riscrivere la storia dell’umanità attraverso poche apparenti scarni versi…
Bertolt Brecht proposito di oraziano Dulce et decorum est pro patria mori, espresse un giudizio negativo sulla morte eroica affermando tra l’altro:
«Il detto che dolce e onorevole è morire per la patria può essere considerato solo come propaganda con determinati fini […] solo degli stupidi possono essere così vanitosi da desiderare la morte, tanto più che pronunciano simili affermazioni quando si ritengono ancora ben lontani dall’ultima ora. Ma quando la comare morte si avvicina, ecco che se la squagliano con lo scudo in spalla come fece nella battaglia di Filippi l’inventore di questa massima, il grasso giullare dell’imperatore.[5]» Mi è impossibile per amore della verità che la parola sola evoca come tremulo eco di vertiginosi assoli non avvicinare la parola “altissima “ di Olivari al grandissimo drammaturgo tedesco .Olivari è patriota della poesia la spoglia di inutili impalcature quasi avesse poco tempo ancora per dire cose e versi e così dà al lettore un’indicazione cortissima delle sue emozioni con lo sforzo enorme ed esemplare di renderle NOSTRE , visto che meno si scrive poetando e più si raggiunge la la libertà di espansione del verso stesso che si espande su un foglio bianco andando a contaminare il subcosciente in cui l’affabulazione è la sacerdotessa dell’invenzione.
Il senso delle cose si perde fra rivoli nudi di parole quasi “non dette” ma talmente forti che diventano voce prorompente che non vuole smettere di urlare.
Allo scopo per entrare nel suo mondo leggero eppure pesantissimo a pag. 42 mi blocco davanti ad un verso che lascia muti : Materia e spirito per un geranio al sole /Seccati i petali nei giorni ,via via ,fulgenza assoluta, pura ne splende / e ancora pag. 43 il richiamo al lungo sonno senza tempo :”Crepuscolarità per il ritorno ad Itaca di Odisseo addormentato a Nausica/ Risprofondato egli nel suo sonno, cieco ineluttabilmente alla morte notturità presso di marine acque/ai colpi dei remi su essi continui, col suono noto/mobile /del tempo / lo segui, lo segui , su riva fissa, nella tua fuggente , fulgente luce /
La morte come presenza che non ritarda e che se arriva si presenta senza appuntamento , unisce Brecht ad Olivari nel momento in cui il tedesco malinconico nato prima dell’ultima guerra, taciturno con problemi di salute ma genialmente folle chiama la morte che solo degli stupidi possono essere così vanitosi da desiderare la morte, tanto più che pronunciano simili affermazioni quando si ritengono ancora ben lontani dall’ultima ora.
Ma quando la comare morte si avvicina, ecco che se la squagliano con lo scudo in spalla come fece nella battaglia di Filippi “ Olivari si avvicina impersonando un “ Odisseo”cieco che con il sonno diventa avamposto della comare morte con “notturità” GRANDISSIMO OLIVARI con questa “notturità” che sfida le regole linguistiche, semantiche, sinedottiche per tagliare “la testa al toro “ e spiegare che la comare morte sfida gli stupidi (Brecht) per farli addormentare e che pensano, che questa “comare” non arrivi così attraverso la “notturità di Olivari la morte appare quasi fosse un maggiordomo a governare la casa del sonno descritto in poche generosissime parole “”
Giorgio Bàrberi Squarotti scrive “(…)La seguenza di Linz e Vienna è (…) esemplare per l’armonia di storia e descrizione -Gli epigrammi d’amore e di memoria sono dolcissimi e malinconicamente gioiosi (se posso usare l’ossimoro)”.Le sue poesie sono sempre persuasive e sicure. Le (poesie) inedite sono dolorose e luminose”
Luminosità e dolore: binomio e dicotomia di dimensioni catarinfrangenti dove l’una chiarisce l’altra ammutolisce ..Pervade il senso della poesia Luziana, sospesa fra il vortice che annoda i vuoti dell’esistenza, la poesia diventa ancella e guardiana del mondo che appare e scompare davanti ai nostri occhi si da rincorrerla attraverso versi troncati spogliati dell’inutile ed affettata eleganza che è forma e non sostanza .
A pag.62 Mortale Estraneità :Più che bianco fantasma, ignoto, estranea/partita/chissà/ come all’improvviso/con tutta sua luce (privazione dell’articolo “la” sua luce) l’anima da te;
Inapribile certo chiusura (altra sperimentazione linguistica di ampio respiro)vivo/vivo/solamente il tuo corpo/mi scorri così/tangibile/innanzi/in tua spaventosa gelidità/ come i passi mutissimi dei morti /.
Olivari coltiva l’ambizione “ossimorica” di spogliare la lingua riducendola “all’osso” dove aggettivi, sostantivi cambiano “faccia” diventano altro e quando scompaiono fanno entrare lo spazio infinito tra il senso del verso e i foglio bianco da riempire di “notturità”, “gelidità”..La semiotica del linguaggio assume un livello altissimo di romantica malinconia in cui il lettore non avverte la mancanza dell’aggettivo licenziato dal poeta per arrivare all’essenziale….Un po’ come sosteneva la grande Coco Chanel per la quale (in altro ambito artigianale eppure creativo) l’essenziale era togliere impalcature inutili e sovrastrutturali alla donna da vestire “svestire e rivestire lasciando indietro ciò che appesantisce” questo era il pensiero della mitica Coco Chanel Bene ..Prendendo in prestito da Coco questo concetto , Olivari ha raggiunto “l’essenziale poetico” sorpassando anche Montale e la sua “ ombra del sole pallido e assorto che meriggia per non ombreggiare “ Davvero una silloge di impressione metafisica ad oltranza dove non esiste ripensamento.

Barbara Appiano

Carlo Olivari “Luce ,tenebra, lampi” poesie edizioni U.F.O. Idiomaalieni

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