Il poeta ingegnere Francesco Terrone. Cittadino del mondo e la vocazione della parola che diventa “Il piacere della memoria”

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“Il piacere della memoria” di Francesco Terrone dedicato a Giorgio Calcagno e cura di Aldo G.Jatosti., edizioni Iris prima stampa 2013 seconda ristampa 2019 è un piacere per i lettori e i recensori…Leggerlo partendo dalla storia personale dell’autore, vuole dire imparare che cosa significa “stare al mondo”.
Francesco Terrone, di cui ho recensito altri libri , nasce come ingegnere che dal Sud della  sua terra approda fresco di laurea nel profondo nord dell’Italia, precisamente a Lecco,sebbene abbia già un lavoro a Salerno dove si e’ laureato.
L’esperienza dell’insegnamento in qualità di supplente in materie tecniche,come valore universale di conoscenza e di generosità verso il prossimo in questo caso gli studenti, è prodromico di quello che diventerà successivamente restando ingegnere e aggiungendo alla sua esperienza la poesia come valenza e dialogo.
Mi ha colpito la dedica a Giorgio Calcagno giornalista che conobbi anni fa e mi ha colpito il suggerimento del titolo al libro da parte del prefatore Aldo G.Jacosti e cioe’ “Il piacere della memoria”…
Dunque la memoria che diventa piacere si rimanda alla figura di Giorgio Calcagno come tributo e gratitudine, anch’essa valore universale e necessario per costruire la coscienza del mondo soprattutto se questa gratitudine e’ legata al fatto che Giorgio Calcagno è stato fondatore di “Tutto libri “ l’inserto del quotidiano La Stampa dove Calcagno lavoro’..
Quindi, libri , sempre loro che ci ricordano chi siamo ,che allungano attraverso la vocazione della parola il senso dell’arte e della scrittura come cifra irrinunciabile per cambiare il mondo e sollevarlo dalla mediocrità oggi invadente in ogni campo.
“Il piacere della memoria “ a pag. 5 reca la storia dal titolo “Il caso Terrone” quando l’ingegnere poeta subì la discriminazione di non essere assunto in quanto “meridionale”,addirittura suggerendogli di cambiare il cognome…
La storia finì sul “Resegone” gruppo del Corriere della sera e approdò attraverso varie peripezie giornalistiche negli articoli del giornalista Giorgio Calcagno su “La Stampa” di Torino ,(quest’ultima ricostruita peraltro negli anni Sessanta dai meridionali) … il quale difese la “meridionalità” (invenzione linguistica che nulla a che fare con la geografia come luogo e origine oltreché appartenenza incolpevole di esistere ) e i meridionali , scrivendo dei “polentoni e terroni”,
ovviamente in chiave ironica………….
L’ingegnere poeta Francesco Terrone divenne suo amico e si incontrarono e strinsero amicizia come disposizione del proprio animo secondo il criterio di Aristotele ,dove l’amicizia é affezione e condivisione di valori comuni…
Venendo al libro che ho letto soffermandomi spesso sullo scopo per il quale e’ stato scritto , mi colpisce la vena vibrante della parola a pag.44 “Dio è quel vento che soffia/nel silenzio e nel cuore
ed accarezza l’anima di ciascuno di noi../”
Il poeta che in questo caso e’ prima poeta e poi diventa ingegnere, visto che la poesia non si impara essendo “innata” ,chiama Dio come arbitro super partes ad essere vento , quale sorgente del destino che si innesca dal momento che veniamo al mondo…
Il poeta che è nato nel sud Italia non ha colpa delle proprie origini e attribuirgliene ,significa incolpare Dio di non conoscere la geografia .. .
E che facciamo ? Mandiamo Dio a prendere lezioni di geografia ?
Sembrerebbe di no, visto che il libro “il piacere della memoria “ di Francesco Terrone e’ gia’ un atlante geografico dove la differenza non la fanno i fusi orari o i poli terrestri, ma l’amore verso i propri simili ,che nascono dove nascono senza avere scelto tale luogo, e cioè non scelgono la
propria origine che e’ vento come radice che spostandosi in ogni luogo diventa appartenenza,quella che cerca Francesco Terrone per esempio a pag.46”Idee in fermento/il mondo è in movimento /
quando le idee sono in fermento/..”
Le idee secondo Francesco Terrone nascono per creare un mare, che smuove dalla terra quello che noi siamo , cittadini del mondo secondo il senso della citta’ , secondo il senso di Jacques Rousseau
Il cittadino del mondo è colui che oltrepassa il confine della differenza e non vedendola l’assimila come cultura come forma di conoscenza,diventando portatore del sapere altrui facendolo proprio.
Francesco Terrone , cittadino del mondo e poeta non si ferma pero’ alle idee in fermento” , ma
si addentra nel mondo intangibile delle emozioni che senza confine “fabbricano” per sentito dire per passa parola per paura del diverso , il mostro che di nome fa “ discriminazione” un battesimo quello della discriminazione cui basta non essere allineato e conforme per subire l’estraneità dagli altri, dove si diventa “altro” per essere “esiliato” dalla parola stessa…
Infatti sono le parole attrici protagoniste a scrivere il mondo senza il quale , io dico il mondo stesso non esisterebbe, quindi la parola diventa motore primo delle nostre intenzioni come spiega lui stesso a pag. 54 in “Fingere Se riesci a controllare le tue emozioni…fingi../oppure non ami abbastanza…/
E dunque qual’è il limite per il quale dobbiamo dire che non è mai abbastanza l’amore ? Non c’è peso e contrappeso che possa spiegare perché l’amore cifra individuale di appartenenza dove il piacere della memoria parte da un punto essenziale e cioe’ che l’amore e’ la prima e unica forma di educazione in quanto appartenenza al mondo ,mancando esso , il mondo brutalizza l’umanita’ colpevolizzandola del proprio destino non chiesto, quando questa umanità non riveste il modello
geografico di appartenenza, abiurando la geografia del proprio intorno dove la poesia e’ mondo in quanto tale e’ AMORE E APPARTENENZA DEL PROPRIO DESTINO che e’ fondante dell’esistenza di ognuno di noi.
Il libro e’ originale come approccio e introduzione dove è spiegato il motivo del concepimento
letteralmente compiuto del libro che e’ il piacere di ricordare per ri-flettere e con ciò crescere.

Barbara Appiano

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